martedì, marzo 21, 2006

DOCUMENTO POLITICO PRESENTATO AL CONSIGLIO DEL 21/03/2006



CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI S.


La preoccupante situazione in cui versa l’Avvocatura di S., il rilevante astensionismo registrato nella recente tornata elettorale, l’ansia di tener fede ai gravosi impegni assunti con i Colleghi che ci hanno gratificato del loro consenso, impongono un recupero del ruolo del Consiglio ed a tal uopo, alla luce anche di recenti eventi che hanno travagliato questa Assise, veniamo a formalizzare delle proposte, ad aprire un dibattito per assumere, infine, consequenziali ed adeguate decisioni.

I
Ci preme riaffermare, anzitutto, perché sembra essersene perso il ricordo, la centralità del Consiglio Forense rispetto, e nel più ampio rispetto, alle vicende tutte dell’Avvocatura di S..
E’ il Consiglio che, per regola scritta e principio democratico, viene eletto direttamente dai Colleghi ed è, quindi, il Consiglio organo sovrano.
La riprova, qualora ce ne fosse bisogno, è che i “vertici” (presidente, consigliere segretario, consigliere tesoriere) sono eletti non dagli Avvocati direttamente, ma dai consiglieri: tanto perché essi “vertici” sono espressione della fiducia loro espressa dal Consiglio, sulla base di un necessario e preventivo accordo programmatico.
Fiducia che potrebbe, in tesi, in ogni momento essere revocata, laddove fossero riscontrati inadempimenti e/o fughe in avanti.
L’importanza, anche numerica, del voto consiliare è perciò quantomai rilevante sotto il profilo politico e della legittimità.
Il presidente (ed il discorso vale ancor più per il segretario ed il tesoriere) - eletto dal Consiglio - agisce in virtù del consenso conferitogli dai Consiglieri e, pertanto, deve periodicamente confrontarsi sulle linee programmatiche concordate e trasfuse nelle delibere consiliari via via approvate.
Purtroppo, nelle ultime consiliature, si è dovuta registrare - incomprensibilmente ed immotivatamente - una progressiva perdita di quelle prerogative e peculiarità che pure avevano contraddistinto, in passato, questo Consesso.
I valori - prima condivisi - della collaborazione reciproca, della collegialità, della qualificazione, della motivazione e gratificazione, della apoliticità e apartiticità, della conseguenzialità delle decisioni assunte, sono andati via via sbiadendo.
E stato privilegiato - per contro - l’arroccamento, il verticismo e l’accentramento, mediante una non condivisibile e non opportuna “rilettura” di prerogative e competenze.
Tanto - inoltre - con una netta separazione (anche fisica), tra gli organi istituzionali, tra gli organi di vertice e i singoli consiglieri, a volte tra lo stesso consiglio e la Classe, con inevitabili ricadute negative (segnatamente sotto il profilo funzionale ed operativo).
Questo “scollamento”, purtroppo, è stato registrato anche all’esterno con dolorose ed inaccettabili generalizzazioni.
Dato - ancora obbiettivo ed ulteriore - è che oggi, a differenza del passato, si opera per il particolarismo, su obbiettivi definiti anziché categoriali, con distacco e fredda determinazione, con discontinuità e assenza di coordinamento.
Non sfuggirà, men che meno ai vertici consiliari, di cui sono ben note intelligenza e capacità politica, che è questa – e vi sono formali segnali in tal senso – una scelta meditata e non casuale.
Una scelta che però discrimina ulteriormente, mortifica l’Istituzione nel suo complesso, demotiva e delegittima l’operato del singolo consigliere che è chiamato ad operare quasi “bendato”.
Scoraggiando così – rectius: defraudando – ogni benché minima e naturale forma partecipativa alla gestione, con complessivo allontanamento dei Consiglieri dalla Classe.
Classe forense, si badi bene, talora “proletarizzata” ed allo sbando, abbisognevole più che mai di una guida assidua e partecipe. Una Classe che invoca sostegno!
Una metodologia questa non condivisibile, che non può essere accettata e che – comunque - respingiamo.
Timidi tentativi – in questo inizio di consiliatura - per incanalare sui giusti binari l’attività consiliare ci sono stati, ma sono stati frustrati.
Basti qui richiamare la relazione del Consigliere M., protocollata sin dal 31.1.2006, caduta sostanzialmente nel vuoto!
Una relazione operativa, che certo non aveva altro obbiettivo che offrire un contributo in positivo e che - per convinta condivisione ­- richiamiamo come parte integrante del presente.
Il silenzio che ne è seguito, è sintomatico delle scelte testè denunciate.
Ma noi “non ci stiamo!”, mutuando parole enfatizzate da altri.
E ci chiediamo se questo era quello che, delegandoci ad entrare in questo consesso, la classe forense si aspettava da noi!
II
Riteniamo, perciò, irrinunciabile una ponderata programmazione ed una pianificazione dell’attività consiliare, che individui e si strutturi in 4 settori:
1) attività istituzionale di base (ex art. 14 R.D.L n. 1578/1933)-
- custodia e revisione albo avvocati e registro praticanti;
- vigilanza sul decoro dei professionisti;
- potestà disciplinare;
- parere sulla liquidazione degli onorari;
- restituzione atti e documenti per cessata attività professionale;
- vigilanza sull’adempimento degli obblighi previdenziali.
2) attività di formazione-
- corsi di formazione e aggiornamento;
- seminari e convegni.
3) attività istituzionale integrata-
- difese d’ufficio;
- gratuito patrocinio;
- diritto famiglia e minorile;
- varie (competenze ex riforma cpc.)
4) attività politica forense-
- rapporti con organismi nazionali e locali e associazioni di categoria;
- rapporti con Magistratura ed altre componenti del mondo giudiziario;
- pubblicità – riviste - informatica.
Per tali settori è necessario prevedere deleghe, secondo anche personali motivazioni e inclinazioni, a singoli e/o a gruppi di consiglieri che dovrebbero curare l’intero percorso delle attività loro assegnate, riferendone periodicamente al Consiglio.
Una così articolata attività deve passare, poi, attraverso la riproposizione del Consigliere di turno, riqualificandone e rafforzandone il ruolo ed i compiti.
Va evitato che egli svolga una funzione di mera “facciata”, sovrapponendogli altre figure e/o interventi, atti a “scavalcarlo”.
Si badi bene, non si intende esautorare i “vertici” dai loro compiti peculiari e dall’opportuna iniziativa politica, ma va trovato – e non è difficile – un equilibrio, perché il Consigliere di turno sia nella quotidianità l’interlocutore del collega, mentre il Consiglio deve conservare il ruolo primario di punto d’approdo di tutte le legittime istanze.

III
Le considerazioni che precedono, impongono l’assunzione di precise responsabilità e la formulazione di adeguate proposte operative, anzitutto di natura etica.
Sotto questo secondo profilo
• va recuperata la supremazia della rappresentanza e del servizio ai Colleghi, di guisa che mai escano mortificati gli interessi generali della Classe, sempre centrali rispetto al “particulare”,
• i rapporti interpersonali non vanno oltremodo anteposti alla delega ricevuta e ai doveri istituzionali;
• va ripristinata, regolamentata e potenziata l’attività del Consiglio, di guisa che - nel rispetto delle competenze, funzioni e prorogative - si gratifichi e si dia visibilità all’impegno dei 15 Consiglieri tutti.
Sotto il profilo più strettamente operativo, occorre pervenire a:
1) Ristabilimento degli “equilibri istituzionali” tra le cariche istituzionali dell’Ordine (segnatamente Presidente e Segretario) ed i singoli Consiglieri;
2) Rigorose regole di trasparenza, interna ed esterna, di tutti gli atti del Consiglio: completa verbalizzazione delle dichiarazioni rese in consiglio, pubblicazione delle delibere adottate, nonchè del relativo percorso approvativo.
Tanto sempre nel rispetto delle regole imposte dalla privacy, nell’intento di realizzare quel “Consiglio di vetro” (come spesso abbiamo detto e sentito dire) ed evitare, il più possibile, il rincorrersi di voci malevole ed ingiuste congetture sul nostro operato.
Per contro, in questo inizio di biennio, abbiamo registrato - purtroppo - il rinvio di decisioni da prendere invece senza eccessivi indugi (deleghe, consigliere di turno, pubblicazione delle delibere per estratto) ed il silenzio omissivo circa eventi straordinari a questo Consesso occorsi.
Ambedue i fenomeni sono un chiaro segno di discontinuità con il passato, tanto da farci temere che il “vetro” – di cui sarebbe cinto questo Consiglio - si stia piano piano, ma inesorabilmente, opacizzando.
Al riguardo già la stessa pregressa consiliatura aveva dato un chiaro segnale dettando precise regole di linearità e trasparenza, così prevedendo appositi spazi e sezioni nel nostro sito internet (spazi questi rimasti, sino ad oggi, laconicamente vuoti).
3) Conferimento deleghe ai Consiglieri.
Di questo già abbiamo ampiamente detto: qui occorre solo evidenziare che questa prassi era in adozione corrente in pregresse consiliature e che, inoltre, l’esigenza di avere referenti certi è vivamente avvertita da moltissimi Colleghi. Tale scelta, oltretutto, favorisce l’approfondimento e crea dei chiari punti di riferimento per specifiche materie, tutelando anche lo stesso consigliere dall’ondata di richieste che la Classe, legittimamente, avanza.
4) Rapporti costanti con i Colleghi (singoli e/o associati) e le loro esigenze, con nomina di appositi delegati (per settore; singole sezioni di Tribunale; per ufficio di GDP);
E’ viva l’esigenza di “assistere” i colleghi nei rapporti, sovente tesi con una parte della magistratura e con altra parte del personale di cancelleria.
5) Disciplina: ripristino della “commissione di disciplina”.
6) Gestione rapporti con le istituzioni e nomina di specifiche commissioni (enti locali; capi magistratura; vertici cancellerie, etc.);
7) Formazione permanente dell’avvocatura (biblioteca; stampa forense; sito internet; corsi per praticanti; rapporti con l’università);
8) Rendiconto (magari trimestrale) di tutto il lavoro svolto dai Consiglieri delegati, con particolare riguardo all’esecuzione dei precedenti deliberati consiliari, con fissazione all’uopo di specifica sessione consiliare.
E’ questo un solo spunto di iniziale discussione, una pietra nello stagno, per far capire a tutti, soprattutto ai nostri colleghi che, talvolta in silenzio, ci osservano, che ci siamo, che siamo presenti.
Un contributo, dicevamo, cui speriamo non vorrete sottrarvi.

S., li 21 marzo 2006.

I consiglieri
seguono firme di n. 6 Consiglieri

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