martedì, marzo 20, 2007

Gherardo Colombo lascia la magistratura:forse è un bene!


Gherardo Colombo è certamente un eccellente giurista e come consigliere di Corte di Cassazione non dubitiamo che sarebbe capace di far bene il suo lavoro ancora a lungo. Tuttavia è deluso del risultato della sua crociata contro il malaffare e ha deciso di lasciare la magistratura. Si assegna dunque una nuova missione e dice: “Voglio incontrare i giovani e spiegare loro il senso della giustizia”.

Parole che fanno pensare a Socrate, pure se Socrate avrebbe confessato di non sapere come definirla, la giustizia. Ma si sa, era solo uno scalpellino.

Il comportamento di chi lascia un posto di prestigio, per ritirarsi a vita privata o per dedicarsi ad un’opera morale, suscita di solito ammirazione. Fra l’altro Colombo in questo si dimostra diverso da Di Pietro - che ha approfittato di un’analoga notorietà per fare carriera in politica - e questo benché la stima dei colleghi professionalmente andasse più a lui che al molisano. E tuttavia la tentazione dell’ammirazione per Colombo è presto vinta da altre considerazioni.

Il giudice non ha la funzione di attuare un’astratta giustizia: deve solo applicare le leggi. Ed è facile vedere che non si tratta della stessa cosa. Quando l’aborto costituiva reato, il giudice doveva condannare l’imputato anche se personalmente avesse reputato che l’interruzione di gravidanza dovesse essere lecita. Oggi l’aborto è stato depenalizzato e il giudice deve assolvere chi ne ha provocato uno anche se, secondo lui, il fatto dovrebbe costituire reato. Un giudice che si lascia influenzare dal proprio sentimento di giustizia per stravolgere l’applicazione della legge è un cattivo giudice. L’ordinamento giuridico dà al magistrato il potere di giudicare gli imputati col metro della legge scritta, non il legislatore che quella legge ha scritto. O, men che meno, i sentimenti di giustizia che quella legge hanno ispirato.

Esiste un’ulteriore ragione per diffidare del sentimento di giustizia ed è il dovere dell’umiltà. Quando il giudice è collegiale il legislatore prende in considerazione l’ipotesi del dissenso e prevale la maggioranza (per esempio due giudici su uno). E che dovrebbe fare, in questo caso, il singolo giudice che vede decidere la causa in modo per lui iniquo? Dovrebbe lasciare la magistratura? Dovrebbe andare a spiegare ai giovani il sentimento della giustizia? O non dovrebbe semplicemente pensare che forse è lui stesso, ad avere torto?

Colombo lascia la magistratura con una motivazione che costituisce una pesante requisitoria. Mentre lui ha lottato contro il malaffare e i disonesti, i colleghi e i politici hanno lasciato impuniti i delinquenti e li hanno addirittura riabilitati: “Tra prescrizioni, leggi modificate o abrogate, si è sostanzialmente arrivati a una riabilitazione complessiva di tutti coloro che avevano commesso quei reati”. A parte la certezza della reità, bisogna esplicitare quel pudico impersonale, “Si è arrivati”. “Si” qui sono i magistrati e il Parlamento. Mentre lui si è battuto per la giustizia e per punire i colpevoli, loro (corrotti? incapaci? o ambedue le cose?) si sono alleati con i delinquenti. Del resto, che i magistrati abbiano le loro colpe lui l’afferma esplicitamente e non li assolve certo. Costituiscono, dice, “corporazioni che per prima cosa si difendono autotutelandosi (ha presente l'espressione ‘cane non mangia cane’?)”.

Vittorio Sgarbi, si è letto in questi giorni, è stato condannato dalla Cassazione per avere sostenuto che la magistratura faceva politica; e Colombo per il quale la magistratura s’è alleata con i delinquenti, si comporta come una consorteria e forse come una mafia, che condanna dovrebbe avere? Un’aggravante, per queste parole, è che, mentre Colombo combatteva la sua battaglia, non era un giudice ma un inquirente. Cioè uno che sosteneva l’accusa con un’obiettività non maggiore di quella con cui gli avvocati sostenevano la difesa. Ed ora avrebbe la pretesa d’imporre all’intera Italia il suo giudizio come fosse universale e indiscutibile? Come se lo si potesse contestare solo per motivi vergognosi? Qui si toccano vertici di sicurezza di sé assolutamente allarmanti. Forse non è un male che Colombo lasci la magistratura: nessuno chiede il bis di Gerolamo Savonarola.

Gianni Pardo

http://www.pardo.ilcannocchiale.it

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