domenica, luglio 01, 2007

Il "testamento politico" dell'ex segretario.

Il penalista Silverio Sica è stato nominato membro del Consiglio nazionale forense.

Votato all'unanimità da tutti i consigli del distretto di Salerno, l'avvocato Sica assume ora questo nuovo prestigioso incarico, in cui porterà la sua esperienza maturata in ambito locale, prima come consigliere e segretario della Camera Penale negli anni Ottanta, poi dal 1995 quale membro del Consiglio forense salernitano e dal 1999 in veste di segretario dello stesso.

Silverio Sica è stato l'ultimo allievo del principe del foro Mario Parrilli, sul piano professionale ha all'attivo i più importanti processi di camorra, di terrorismo, fino a quelli contro amministratori e politici.

Avvocato, ha raggiunto un nuovo importante traguardo. Quale contributo ritiene di poter offrire alla categoria con questo nuovo incarico?

«Sono convinto che bisogna dare un'unica voce all'Avvocatura a livello nazionale, in modo che possa diventare l'interlocutrice delle altre categorie e del potere politico. Purtroppo fino ad ora la storia dell'associazionismo a livello nazionale è stata di enorme debolezza ed è mancato un progetto politico chiaro».

Come è cambiata l'Avvocatura in questi anni?

«Profondamente al sud è andata sempre più verso una proletarizzazione, provocata dalla disoccupazione intellettuale dilagante e dalle condizioni economiche del mercato, mentre al nord verso una forte industrializzazione, con studi che guardano all'impresa e all'Europa».

Come hanno reagito gli avvocati al cambiamento?

«La rappresentanza dell'Avvocatura è come se non se ne fosse accorta, infatti non sempre ha preso tempestivamente coscienza dei mutamenti in atto, da ultimo anche di quello sulle liberalizzazioni».

In che senso?

«Spesso si sono continuate a fare battaglie di retroguardia, a difesa di principi che la realtà aveva nei fatti superato. Anche a proposito di quella contro le liberalizzazioni è mancato un progetto che tenga conto del mutamento della realtà».

Quali sono secondo lei i rapporti tra l'Avvocatura e la politica?

«Purtroppo l'affermazione del principio dell'indipendenza dell'Avvocatura è vera solo per alcuni, certamente lo è stato per me in tutta la mia vita professionale. Ma purtroppo è un dato di fatto che la categoria spesso a livello nazionale è stata subordinata rispetto alla politica è ciò significa privare la categoria dell'indipendenza».

Quale sarà ora il suo rapporto con Salerno?

«Continuerò a svolgere la professione qui e ad essere vicino al Consiglio e al suo presidente Americo Montera. A livello nazionale rappresenterò i problemi dell'intero distretto».

Antonella Barone

Tratto da “il Mattino” del 30/06/2007.

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