martedì, luglio 24, 2007

Magistratura democratica si astiene: Carbone primo presidente della Cassazione.


A differenza del dicembre dello scorso anno, quando la spaccatura al Csm portò la maggioranza dei consiglieri a non varare la nomina di Carbone, stavolta è bastata mezz'ora per assegnargli la prima poltrona della magistratura italiana.

Una vicenda che va avanti da mesi e che ha lasciato l'incarico di primo presidente della Cassazione vacante per quasi un anno, dallo scorso ottobre quando il precedente titolare Nicola Marvulli è andato in pensione.

A dicembre è iniziata la lunga querelle che ha visto contrapposti il Csm e Carbone.

Ricordata anche dal relatore, il laico dei Ds Vincenzo Siniscalchi: "Nella valutazione finale - ha detto - ha avuto significativo valore la nota inviata dal dottor Carbone con cui egli, con apprezzabile sensibilità istituzionale dichiara di attendere 'ciò che il Consiglio, nella sua autonomia costituzionalmente garantita, vorra' deliberare, pronto a dare alla Magistratura italiana e al servizio giustizia nel ruolo che verrà deciso, con animo limpido, il mio contributo di conoscenza, di esperienza e di senso dello Stato'".

Dietro al sì di oggi l'accordo raggiunto dalla maggioranza delle correnti dell'Associazione nazionale dei magistrati il 3 luglio.

Il plenum del Csm era presieduto per l'occasione dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano: 20 i voti a favore di Carbone, soltanto quattro le astensioni, quelle gia' annunciate dei consiglieri togati di Magistratura democratica. Napolitano, "secondo prassi", ha spiegato di non partecipare al voto. Mentre a favore di Carbone hanno votato il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, e il procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, assieme ai consiglieri laici di entrambi gli schieramenti e ai colleghi togati degli altri gruppi che siedono a Palazzo dei Marescialli, Unicost, Movimento per la giustizia e Magistratura indipendente.

In questi mesi anche due ricorsi, vinti in entrambi i gradi di giudizio dal magistrato. La prima è stata quella del Tar, che ha annullato il 5 aprile la delibera del plenum dell'11 dicembre con la quale era stata bocciata la nomina di Carbone.

La seconda è stata quella del Consiglio di Stato, che il 20 giugno ha respinto il ricorso presentato dal Consiglio superiore della magistratura contro la precedente sentenza del Tar, confermando l'impostazione della sentenza sull'insufficienza delle motivazioni che avevano portato alla bocciatura di Carbone.