giovedì, agosto 02, 2007

Sentenza a Milano: definire “toga rossa” un magistrato è diffamazione!


L’essere considerati magistrati di sinistra non ha sempre accezioni positive, ma, in determinati contesti, può assumere “valenza diffamatoria” e “certamente denigratoria”, specie se la si usa nei confronti di un magistrato che con la sinistra non ha nulla da spartire.

È questa, in estrema sintesi, la motivazione con cui il giudice unico della prima sezione civile del Tribunale di Milano, Giuseppe Tarantola, ha condannato lo scrittore e politologo Giorgio Galli e la casa editrice Baldini Castoldi Dalai a pagare cinquemila euro a Lorenzo Matassa, ex pubblico ministero di Palermo ed ex consulente della commissione parlamentare Mitrokhin.

La sentenza, di cui oggi dà notizia il “Giornale di Sicilia”, riguarda alcune righe del libro “Piombo rosso”, scritto da Galli per la casa editrice milanese.

Matassa veniva citato a proposito della morte del tecnico informatico Michele Landi, trovato morto nella sua abitazione e -secondo il magistrato — “suicidato dai Servizi segreti”. In questo contesto, Galli definiva il magistrato palermitano “una toga rossa, di quelle particolarmente sgradite al presidente del Consiglio (in carica, quando fu scritto il volume, c’era Silvio Berlusconi, ndr) e ai suoi giornali”.