domenica, settembre 30, 2007

Finanziaria 2008: il Guardasigilli è pronto al decollo!

Giudici di pace in sciopero per 7 giorni dall’8 ottobre.


‘Il precariato dei giudici di pace viola i diritti costituzionali e offende la dignità della giustizia’.

E' uno degli slogan che campeggia sui cartelli esposti in piazza Montecitorio da un gruppo di giudici di pace pronti a dare battaglia per avere “un trattamento giuridico ed economico adeguato a quello di qualsiasi lavoratore”.

Dice l'avvocato Gabriele Longo, segretario generale dell'Unione nazionale dei giudici di pace e tra i promotori della protesta: “Siamo in 3.200 e ogni anno trattiamo 2milioni di procedimenti, con una media di 500 per ciascuno di noi. E' assurdo che la giustizia venga amministrata da persone che hanno un rapporto di lavoro così precario, senza tutela previdenziale e diritti”.

Gli fa eco l'avvocato Francesco Cersosimo, presidente nazionale dei giudici di pace: “Attendiamo risposte precise e concreti atti legislativi che vadano in direzione delle nostre aspettative”.

Uno sciopero generale di una settimana è stato proclamato a partire dal prossimo 8 ottobre.

sabato, settembre 29, 2007

La giustizia nella Finanziaria 2008.


"Destituita di fondamento, alla luce delle decisioni prese - ha sottolineato il Guardasigilli Mastella - l'ipotesi di portare a settant'anni l'eta' pensionabile dei magistrati, che io stesso ho definito ingestibile e sicuramente onerosa, con la Finanziaria e' stato razionalizzato il settore delle intercettazioni, attraverso l'introduzione di un sistema unico nazionale su base distrettuale, che consente un notevole risparmio di spesa".

"Non solo - aggiunge il ministro - e' stato possibile dotare la giustizia di uno strumento fondamentale quale e' l'informatizzazione del registro generale del casellario giudiziale, che con la prevista autorizzazione di spesa di 20 milioni consentira' di avviare quel processo necessario di comunicazione a distanza tra i diversi uffici giudiziari, che finalmente avranno in tempo reale un quadro completo delle pendenze a carico di indagati e di imputati".

Con la legge finanziaria 2008, rileva ancora Mastella, "i debiti, ereditati dal passato, vengono, anche se solo parzialmente, sanati. 25 milioni di euro sono stati previsti, infatti, per coprire quanto dovuto alle Poste per gli stipendi degli ufficiali giudiziari. Oltre 200 milioni, poi, sono stati stanziati per il fondo di investimento dell'edilizia giudiziaria, penitenziaria e minorile".

L'incremento, rispetto alla passata manovra - aggiunge ancora Mastella - e' di 100 milioni di euro, perche' e' stato ripristinato uno stanziamento gia' disposto e poi congelato. Il Consiglio dei ministri ha previsto pure degli accantonamenti che servono alla copertura di nuove iniziative legislative che consentiranno l'avvio dell'azione di recupero dell'arretrato; e il contenimento delle spese della giustizia militare, con il passaggio dei magistrati militari eccedenti nei ruoli ordinari e quello conseguente del personale di cancelleria e di segreteria al ministero della Giustizia".

"La Finanziaria - conclude Mastella - ha anche affrontato la questione della costruzione di nuove carceri e dell'adeguamento degli edifici esistenti attraverso le opportune intese tra i ministri delle Infrastrutture e della Giustizia".

venerdì, settembre 28, 2007

Casa e Cassazione.


La Corte di Cassazione non ha detto, come vorrebbero molti titoli di giornale, che se si è poveri si ha diritto ad occupare le case.

Avesse affermato un tale, bislacco principio ne deriverebbe che non esiste più il diritto di proprietà e che nell’assegnazione delle case popolari non conta il reale accertamento del bisogno, ma la prontezza nell’occupare quelle che si liberano e la violenza nel non farsi superare da altri occupanti.

E’ capitato che una corte d’appello abbia condannato una donna indigente, e con un figlio a carico, che aveva occupato abusivamente una casa.

La pena era solo una multa. La cassazione non ha annullato la condanna trasformandola in assoluzione, ma rinviandola ad altra corte perché nelle motivazioni della condanna non si era preso in considerazione lo stato di povertà.

Dato che avere la casa è certamente un diritto, la corte ha osservato che nella sentenza di merito non si erano accertate tutte le condizioni che avevano portato quella cittadina ad una scelta così poco difendibile.

Ad applaudire quel che la cassazione non ha detto sono corsi molti senza tetto culturale, ancora persuasi che la rivoluzione comunista massacrata e seppellita nelle piazze possa riprendere vigore nelle aule di giustizia.

A questi volenterosi militanti del niente faccio osservare che se la povertà è data dall’assenza di reddito, e questa è certificabile con l’assenza di dichiarazione, si prepara uno scenario surreale in cui gli evasori fiscali totali possono mirare, ormeggiato lo yacht battente bandiera paradisiaca, a requisire le ville costiere della Sardegna, notoriamente vuote fuori stagione, così come bande di criminali possono gestire l’occupazione delle case, mettendo ordine, con pugno e mazza di ferro, in liste d’attesa che lo Stato non sa amministrare.

Comprenderanno anche i senza fissa dimora ideale che, in tale condizione, tutto si potrà sostenere, tranne che siano difesi gli interessi dei più deboli e bisognosi.

www.davidegiacalone.it

giovedì, settembre 27, 2007

Nuovo P.D. ed intercettazioni telefoniche.

E' reato invitare a non rompere le "p......".

Aveva invitato a "non rompere le palle" i carabinieri impegnati in un controllo notturno presso la comunità di recupero per tossicodipendenti da lui diretta.

Per questa ragione, un frate domenicano è stato condannato, con sentenza della Corte d'appello di Torino, confermata dalla Cassazione, per il delitto di ingiuria.

Il religioso si era rivolto alla Suprema Corte per l'annullamento della condanna, sostenendo che «per i suoi rapporti di confidenza con i carabinieri, la frase controversa, entrata ormai nel pur volgare linguaggio quotidiano, non aveva effettivo contenuto offensivo».

Di diverso avviso i giudici della quinta sezione penale di 'Palazzacciò, che hanno dichiarato il ricorso inammissibile: i giudici del merito, si legge nella sentenza n.35548/2007, «hanno plausibilmente ritenuto» che il frate «intendesse contrastare l'operazione dei carabinieri, qualificandola come inutilmente vessatoria e quindi attribuendo sostanzialmente ai militari la responsabilità di un abuso, sicchè il giudizio di colpevolezza risulta ragionevolmente giustificato e incensurabile in questa sede».

Infatti, sostengono gli alti giudici, «non è il significato in sè della frase 'avete rotto le palle' a venire in discussione, perchè, come dimostra la casistica giurisprudenziale, quella frase può essere utilizzata in funzione delle azioni più disparate», nè «viene in discussioen l'accettabilità sociale di un tale linguaggio, perchè l'articolo 594 c.p. non punisce la volgarità in sè. Ciò che rileva - conclude la Suprema Corte - è il significato dell'azione compiuta dal frate con quelle parole e questo spetta ai giudici del merito accertarlo».

Nel libro "Toghe rotte" i vizi della "casta" dei magistrati.


"E' accaduto nella magistratura qualcosa di molto simile a ciò che è accaduto all'esterno, nei palazzi della politica. Gruppi legittimi ma di natura privata, cioè le correnti, decidono su un bene pubblico, la giustizia, proprio come i partiti fanno nelle istituzioni".

Dopo il best-seller di Gian Antonio Stella, la nuova 'casta', questa volta, sembra quella identificata dal libro di un serissimo magistrato, Bruno Tinti, procuratore aggiunto a Torino.

E' lui l'autore di 'Toghe rotte', edito da Chiarelettere con prefazione di Marco Travaglio, un libro che apre squarci non proprio rassicuranti sul mondo della magistratura italiana.

Sotto la lente di Tinti i meccanismi di autogoverno della categoria, a cominciare dai sistemi di elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura: concepiti dal Costituente per preservarne l'autonomia dai poteri forti e, invece, strumento per fare dei giudici appunto una casta, con i propri rituali, i propri compromessi e le proprie spartizioni.

Mastella presenta 4 progetti e un ddl per 'class action'.


Quattro progetti di legge a iniziativa parlamentare e un disegno di legge di iniziativa governativa per la "class action", che e' stato presentato dal ministro dello Sviluppo Economico in concerto con quelli della Giustizia e dell'Economia.

Sono stati annunciati ieri dal Guardasigilli Clemente Mastella nel corso del question time alla Camera e mirano all'introduzione, anche nel nostro Paese, dell'istituto giudiziario di matrice statunitense dell'azione collettiva risarcitoria, meglio nota come "class action".

"L'azione - ha ricordato il ministro - e' attivabile dalle associazioni rappresentative dei consumatori e degli utenti nei confronti dell'impresa e dei suoi effetti possono giovarsi tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti". (Agr)

martedì, settembre 25, 2007

I lavori del C.O.A. di Salerno.


ORDINE DEL GIORNO

Tornata del 25 settembre 2007 ore 16.00

1. Lettura ed approvazione verbale precedente

2. Comunicazioni del Presidente

3. Iscrizioni e cancellazioni

4. Compiuta pratica

5. Pareri

6. Ammissioni Gratuito Patrocinio - Rel. Cons. Avv. Visconti

7. Aggiornamento albo difensori di ufficio e gratuito patrocinio - Rel. Cons. Avv. Paolino

8. Cittadella Giudiziaria - Rel. Conss. Avv. Corona, D'Alessio e Molinara.

9. V Conferenza Nazionale Avvocatura - Roma 11/13 ottobre 2007 - Determinazioni

10. Pianta Organica - Determinazioni - Rel. Cons. Avv. Visconti

11. Aggiornamento su attuazione regolamento 13.07.07 del CNF - Rel. Cons. Avv. Corona

12. Esame DDL Riforma professioni - Rel. Cons. Avv Tortolani

13. Sussidi e contributi - Rel. Cons. Avv. Corona

14. Varie ed eventuali.

SEZIONI UNITE CIVILI CASSAZIONE: DETERMINAZIONE VALORE DELLA CONTROVERSIA PER IL RIMBORSO DELLE SPESE DI LITE.


Le Sezioni Unite Civili hanno formulato alcuni importanti principi di diritto risolvendo un contrasto giurisprudenziale in relazione alla determinazione del valore della controversia per il rimborso delle spese di lite.

a) Il valore della controversia al fine del rimborso delle spese di lite a carico della parte soccombente va fissato - in armonia con il principio generale di proporzionalità ed adeguatezza degli onorari di avvocato all'opera professionale effettivamente prestata, quale desumibile dall'interpretazione sistematica dell'art.6, primo e secondo comma, della Tariffa per le prestazioni giudiziali in materia civile, amministrativa e tributaria, contenuta nella delibera del Consiglio nazionale forense del 12 giugno 1993, approvata con D.M. 5 ottobre 1994 n. 585 del Ministro di grazia e giustizia, avente natura subprimaria regolamentare e quindi soggetta al sindacato di legittimità di questa Corte - sulla base del criterio del disputatum (ossia di quanto richiesto dalla parte attrice nell'atto introduttivo del giudizio), tenendo però conto che, in caso di accoglimento solo parziale della domanda, il giudice deve considerare il contenuto effettivo della sua decisione (criterio del decisum), salvo che la riduzione della somma o del bene attribuito non consegua ad un adempimento intervenuto, nel corso del processo, ad opera della parte debitrice, convenuta in giudizio, nel qual caso il giudice, richiestone dalla parte interessata, terrà conto non di meno del disputatum, ove riconosca la fondatezza dell'intera domanda.

b) Analogamente nel caso in cui, ove una parte impugni la decisione resa dal giudice soltanto in parte, il valore della controversia nel suo successivo sviluppo nel grado di impugnazione è limitato a quanto richiesto dalla parte impugnante secondo il criterio del disputatum, integrato dal criterio del decisum in caso di accoglimento parziale dell'impugnazione.

c) Ove il giudizio prosegua in un grado di impugnazione soltanto per la determinazione del rimborso delle spese di lite a carico della parte soccombente, il differenziale tra la somma attribuita dalla sentenza impugnata e quella ritenuta corretta secondo l'atto di impugnazione costituisce il disputatum della controversia nel grado e sulla base di tale criterio, integrato parimenti dal criterio del decisum, vanno determinate le ulteriori spese di lite riferite all'attività difensiva svolta nel grado.

(Corte di Cassazione - Sezioni Unite Civili, Sentenza 11 settembre 2007, n.19014).

ISPETTORI A MASTELLA: TRASFERIRE ANCHE GIUDICI DI POTENZA.


Roma, 24 set. (Apcom) - Erano in tutto cinque i magistrati che dovevano essere trasferiti d'urgenza dalle loro sedi, secondo gli ispettori del ministero della Giustizia: non solo il capo della Procura di Catanzaro Mariano Lombardi e il Pm Luigi De Magistris, nei cui confronti il Guardasigilli Clemente Mastella ha chiesto il trasferimento alla sezione disciplinare del Csm, ma anche i Gip di Potenza Alberto Iannuzzi e Rocco Pavese e il sostituto procuratore del capoluogo lucano, Vincenzo Montemurro.

Richieste, queste sui magistrati della Basilicata, che Mastella per il momento non ha accolto.

A carico dei tre magistrati lucani, a giudizio degli 007 di via Arenula, ci sarebbero condotte ugualmente gravi per le vicende legate all'inchiesta sulle toghe lucane.

Al Gip Iannuzzi, in particolare, gli ispettori contestano una "sequela di accuse pretestuose e infondate" mosse nei confronti del procuratore generale di Potenza Vincenzo Tufano e di altri due colleghi non solo durante l'ispezione, ma anche quando è stato ascoltato come persona informata sui fatti da De Magistris.

Un comportamento che, sempre a loro giudizio, dimostrerebbe che Iannuzzi ha violato i suoi doveri compromettendo anche la sua credibilità e quella dell'amministrazione della giustizia.

A tutti e tre i magistrati lucani gli ispettori di Mastella contestano di aver segnalato "fatti e condotte di assoluta gravità" a carico di colleghi e professionisti; "prospettazioni accusatorie e censure" basate "prevalentemente non su conoscenza diretta dei fatti ma su notizie giornalistiche, 'sentito dire', voci correnti, notizie riferite, sospetti e illazioni".

Tutto ciò, per gli ispettori, dimostra i loro "comportamenti sistematicamente e gravemente sleali, scorretti e privi di equilibrio", mettendo in atto i quali Iannuzzi, Montemurro e Pavese avrebbero violato "i più elementari principi della deontologia professionale".

venerdì, settembre 21, 2007

LE CAMERE PENALI PARTECIPERANNO ALLA CONFERENZA NAZIONALE SULLA GIUSTIZIA DI ROMA.

Si sono incontrati ieri (20/9/07) a Roma gli uffici di presidenza dell’Organismo Unitario e dell’Unione delle Camere Penali, guidati da Michelina Grillo e Oreste Dominioni.

All’ordine del giorno la valutazione degli esiti delle iniziative congiunte recentemente assunte e l’individuazione di obiettivi e strategie per riproporre con evidenza all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica alcune battaglie di libertà, nell’interesse dei cittadini, finalizzate all’attuazione effettiva dei principi costituzionali del giusto processo, e dunque di un adeguato percorso riformatore che riaffermi le garanzie del processo e il problema di una sua ragionevole durata.

Rilevate utili convergenze, confermate dalle attività e dalle posizioni espresse negli ultimi mesi, OUA e UCPI verificheranno lo spazio di collaborazione per ampliare le aree di confronto su temi e valori condivisi dall’intera avvocatura.

Per questo l’UCPI parteciperà all’ormai prossima Conferenza Nazionale sulla Giustizia, in programma per ottobre, e al percorso di riflessione, elaborazione e proposta che prenderà avvio e coinvolgerà tutti gli avvocati italiani.

Il rilancio delle iniziative per il rinnovamento della magistratura e la riforma organica dell’ordinamento giudiziario, la riforma dell’ordinamento professionale forense, il ruolo del difensore garante delle libertà del cittadino costituiscono questioni che richiedono l’impegno della avvocatura e su queste OUA e UCPI proseguiranno la loro azione politica.

Gli Avvocati salernitani onorano il Patrono San Matteo.

giovedì, settembre 20, 2007

Giustizia allo sfascio? Vendiamo il Tribunale.....

Il Sen. Paravia, sulla problematica irrisolta dell’edilizia giudiziaria a Salerno, è intervenuto dichiarando: «Da parte di esponenti qualificati del Tribunale e della Corte d’Appello di Salerno, è stato richiesto a tutti i parlamentari del territorio un forte impegno per il completamento della “cittadella giudiziaria”. Ho risposto positivamente colloquiando anche con il Ministro della Giustizia Mastella e concordando un opportuno emendamento alla finanziaria. » Il Sen. Paravia ha concluso: «In caso di mancato accoglimento da parte del Governo Prodi e della sua maggioranza, non resterà che la vendita dell’attuale Tribunale di proprietà dello Stato.»

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE Sen. PARAVIA.
Al Ministro della Giustizia ed al Ministro dell’Economia e delle Finanze – Per sapere – premesso che: la “cittadella giudiziaria” di Salerno è un opera cantierizzata nel settembre 2002 e non ancora portata a termine; che il Sindaco di Salerno ha chiesto, nel luglio 2007, un ulteriore contributo al Ministero della Giustizia di circa quindici milioni di euro, necessari per l’ultimazione e la messa in opera della struttura; l’importanza strategica di questa realizzazione consentirebbe al sistema giudiziario salernitano, tra i più lenti d’Italia, di essere, almeno logisticamente, finalmente più efficiente e di rispondere alle necessità che il territorio manifesta ormai da tempo; che l’attuale Palazzo di Giustizia è di proprietà dello Stato. Tutto ciò premesso, l’interrogante chiede di sapere: - se nella prossima legge finanziaria verrà prevista l’erogazione della somma in premessa; - in alternativa se si possa procedere alla vendita dell’attuale Palazzo di Giustizia, con un’eventuale consegna posticipata dello stesso, al fine di finanziare il completamento dei lavori del nuovo polo giudiziario.

mercoledì, settembre 19, 2007

AVVOCATI: VOGLIONO LIMITARE IL NOSTRO DIRITTO ALL'ASTENSIONE.

Roma, 18 set. - (Adnkronos) - Alla vigilia dell'importante incontro con la commissione di Garanzia sull'attuazione degli scioperi nei servizi pubblici essenziali l'Avvocatura unita italiana e' di nuovo sul piede di guerra e minaccia iniziative di protesta, lanciando un appello alle piu' importanti figure istituzionali, affinche' si scongiuri quelli che a suo avviso si sta configurando come una limitazione al diritto di astensione dalle udienze.

In una delibera approvata stamani dall'organismo unitario dell'avvocatura (Oua), dall'Associazione giovani avvocati (Aiga), dall'Unione delle Camere civili e penali, le principali associazioni forensi hanno denunciato dopo una serie di incontri con la commissione di garanzia che hanno "ripreso vita dopo le recenti astensioni dalle udienze l'indisponibilita' a recepire le ragioni avanzate dall'avvocatura adombrando l'ipotesi di una volonta' politica di normalizzare l'avvocatura e le sue battaglie.
Tanto premesso -prosegue il documento- l'Avvocatura unita ritiene del tutto inutile e fuorviante elaborare un testo di risposta".

domenica, settembre 16, 2007

Talpe alla Procura di Salerno: censura per Michelangelo Russo e ammonizione per Luciano Santoro.


Roma, 15 set. (Apcom) - Condanna disciplinare per due ex procuratori aggiunti di Salerno: il 'tribunale' del Csm ha inflitto infatti la sanzione di censura per Michelangelo Russo e di ammonimento per Luciano Santoro. Le accuse per entrambi i magistrati, che nel frattempo hanno cambiato sede e funzioni, erano sostanzialmente quelle di essersi intromessi in procedimenti di cui non erano titolari, esercitando anche pressioni nei confronti di altri colleghi. Accuse delle quali la sezione disciplinare del Csm ha ritenuto fondate.

"A conclusione dell'Udienza del 14 settembre - si legge in una nota di palazzo dei Marescialli -, la Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura ha dichiarato il dottor Michelangelo Russo e il dottor Luciano Santoro, all'epoca dei fatti magistrati presso la Procura della Repubblica di Salerno, responsabili delle incolpazioni loro ascritte, e li ha condannati rispettivamente alla sanzione della censura per il dott. Russo e dell'ammonizione per il dott. Santoro".

sabato, settembre 15, 2007

Il Tribunale di Chiavari non ha la carta per le fotocopie.

Niente fotocopie, nemmeno per gli atti urgenti: il Tribunale e' rimasto senza carta. E' accaduto a Chiavari.

Ai problemi di gestione della Procura, denunciati nei giorni scorsi dal procuratore Luigi Carli - che per la mancanza del personale ha chiesto il trasferimento alla Procura di Cagliari - ora si aggiunge anche la mancanza di materiale di cancelleria per espletare le normali attivita'.

Alcuni impiegati del Tribunale chiavarese che si trova in piazza Nostra Signora dell'Orto sono nell'impossibilita' di effettuare le fotocopie degli atti richieste dai legali e di magistrati.

L'unica nota positiva e' arrivata dalla Procura che ha inviato in aiuto una risma di fogli.

giovedì, settembre 13, 2007

Italia, senza "Grazia" e senza "Giustizia".

Il ministro Clemente Mastella sperpera 20.000 € per assistere con parenti e amici al GP di Monza, viaggiando su un Airbus dello Stato: mentre i magistrati non hanno la benzina per le auto ma il ministro della Giustizia non lesina certo sul carburante. Soprattutto quando si tratta di accontentare amici e famiglia. E concedersi una bella gita domenicale.

Sì, perché per l'escursione al Gran Premio di Monza Clemente Mastella non ha badato a spese, tutte però a carico di altri. Il Guardasigilli ha volato da Salerno a Milano con l'aereo di Stato. Non un jet qualunque, ma l'Air Force One italiano: uno dei lussuosi Airbus presidenziali, praticamente una suite con 40 poltrone e ogni genere di comfort. Un velivolo di alta rappresentanza, roba da far invidia a sceicchi e magnati: la Rolls Royce con le ali costa oltre 55 milioni di euro.

Poi dalla zona militare di Linate, in teoria una fortezza inaccessibile, il ministro è passato all'area Vip dello scalo milanese, quella dove sono di casa i Falcon di Berlusconi e di Tronchetti Provera, quella riservata a chi i privilegi li paga di tasca sua.

Lì Mastella si è accomodato su un meraviglioso elicottero privato, un potente Agusta 109 con salottino interno, diretto verso l'autodromo. Nessuno sa chi ha saldato il conto per questa navetta, prenotata per uso esclusivo del leader Udeur. La società che la gestisce - la Avionord - risulta aver noleggiato molti voli per gli ospiti più eccellenti delle case automobilistiche. È stato forse Flavio Briatore a omaggiare l'amico Clemente di quel tour con vista sui tetti del Duomo che ha permesso di scavalcare tutte le code per planare nel giro di dieci minuti direttamente nei box di Monza?

"Sono qui per salutare l'amico Briatore", ha detto il ministro dopo lo sbarco nel circo dei motori. Perché la visita nel tempio della Formula Uno ha avuto poco di ufficiale e molto di personale. Il suo arrivo a Linate ha spiazzato cerimoniale e dispositivo di sicurezza. Poi, dopo l'atterraggio con l'Airbus presidenziale, quel passaggio sull'elicottero-limousine molto poco protocollare. Il tutto, volo di Stato ed elicottero privato, sempre in compagnia del figlio Elio. D'altronde a sentire il Guardasigilli, proprio il dovere di padre è uno dei motivi principali della sua spedizione tra i box: "Avevo promesso da tempo che sarei stato presente insieme con mio figlio", ha dichiarato al "Corriere della Sera", ripetendo: "Volevo salutare il mio amico Briatore e vedere la gara da vicino".

Il tutto grazie al jet dell'Aeronautica militare, che ha imbarcato anche il giovane Elio, un portaborse e due uomini di scorta. Lo stesso gruppo ripreso dalle foto de "L'espresso" mentre cammina allegramente dall'aereo governativo verso l'Agusta a noleggio.

Eppure ci sarebbe stata più di una ragione per sconsigliare la visita del Guardasigilli: solo il giorno prima la Procura di Modena aveva distribuito una raffica di avvisi di garanzia ai vertici della McLaren, accusati di spionaggio nei confronti della Ferrari, facendoli consegnare proprio a Monza. Ed ecco che il responsabile della Giustizia italiana passa la mattinata nei box della Renault dell'"amico Flavio", concorrente degli indagati. Poi a sorpresa sale sul podio per premiare il terzo classificato, il ferrarista Raikkonen, vittima della spy story. Ma il ministro vola più in alto di queste polemiche. E alle insinuazioni della McLaren, che hanno visto nei provvedimenti dei magistrati uno strumento di pressione, replica: "Se pensano che la Giustizia italiana viaggia a rimorchio di qualcuno, non la conoscono".

Di sicuro la Giustizia non viaggia a rimorchio, ma c'è il sospetto che il ministro lo faccia a scrocco. Per carità: l'amicizia non ha prezzo. Dalle vacanze sullo yacht dell'industriale Della Valle all'ospitalità di Briatore, passando per l'uso disinvolto dell'aereo presidenziale che imbarca anche il figlio. Sì, lo stesso figlio Elio al centro, insieme con il fratello Pellegrino, dell'inchiesta "Casa nostra" de "L'espresso" per l'acquisto a prezzi modici di due appartamenti sul lungotevere Flaminio e della dimora in via Arenula dove ha sede la rivista dell'Udeur. Facile prevedere le giustificazioni di Mastella: l'impiego dei voli di Stato non è una sua scelta, ma viene imposto per motivi di sicurezza.

Come spiegare allora il trasbordo dall'Airbus all'elicottero privato? Quanto a protezione, poi, le foto che pubblichiamo dimostrano che sarebbe stato facile colpire l'uomo di governo durante il trasferimento e anche sulla scaletta del munitissimo jet. E se c'era una qualunque minaccia, perché esporre anche il giovane erede ai rischi? In realtà sempre più spesso la questione della sicurezza sembra invocata solo per tutelare un privilegio. Dopo l'11 settembre 2001 i controlli sui voli di linea sono così severi da escludere la possibilità di nascondere armi. E se anche qualcuno fosse in grado di portare a bordo un coltello, un paio di agenti di scorta potrebbero facilmente eliminare ogni pericolo. Non a caso, molti leader stranieri e diversi ministri italiani, incluso il premier Prodi, si muovono con normali aerei di linea o addirittura, come spesso fa Tommaso Padoa-Schioppa, con compagnie low cost. Che bisogno c'è allora di un Airbus presidenziale dove far spaparanzare figli e collaboratori?

Il vizietto del volo blu non è prerogativa del Guardasigilli. L'Airbus presidenziale ha trasportato anche la comitiva di Francesco Rutelli, ospite d'onore al Gran Premio. A quanto risulta a "L'espresso", i due uomini di governo avevano chiesto due differenti voli di Stato, da Salerno a Milano con ritorno a Roma negli stessi orari. Al che l'Aeronautica avrebbe deciso di unificare i viaggiatori su un unico jet, per non creare uno spreco nello spreco. Una mossa che non sarebbe stata gradita dai ministri: Mastella la sera prima aveva disertato all'ultimo momento la festa della Margherita rutelliana per "motivi di famiglia".

A Monza il vicepresidente del Consiglio, titolare dei Beni culturali e del Turismo non certo dello Sport, ha evitato di rendere omaggio a Briatore e si è limitato agli aspetti ufficiali della visita. A lui è toccato premiare il vincitore Alonso, alfiere dell'indagata McLaren, con il rischio di un altro corto circuito istituzionale: il numero due del governo che tributa un riconoscimento sportivo al campione del team sotto inchiesta. Un gesto incomprensibile per gli osservatori stranieri, ancora meno abituati all'aircraft sharing ministeriale.

Il Guardasigilli sale sull'Airbus e le foto de "L'espresso" documentano che al seguito di Rutelli c'erano almeno tre uomini tra portavoce e portaborse, più un paio di agenti di scorta. Ma le immagini mostrano un via vai impressionante di insoliti passeggeri. Il decollo dell'elicottero di Mastella, per esempio, viene accompagnato da un Agusta-Bell militare. Si tratta di un velivolo dell'Aeronautica, destinato alle operazioni di soccorso e pattugliamento, che attende l'arrivo del ministro e poi si alza a grande velocità: una procedura identica a quella usata per proteggere le personalità ad altissimo rischio. A rendere del tutto anomala la missione è la presenza in cabina di un'elegante signora dai capelli rossi, fatta accomodare nella fusoliera mimetica da un ufficiale in uniforme azzurra. Così come resta singolare la figura di un ragazzino under 14, con vistosa t-shirt sportiva, fotografato mentre sale sull'Airbus presidenziale.

Sul jet da 48 poltrone ha viaggiato una dozzina di persone che si sono godute questa escursione lampo nella Formula Uno, protetta dal segreto di Stato e finanziata dai contribuenti. In Gran Bretagna la contabilità della flotta usata dalla casa regnante è cristallina, negli Usa ogni decollo a carico dell'Amministrazione è sottoposto a una ferrea trasparenza, ma da noi tutto resta top secret, sia gli ospiti che i costi. Il noleggio di un aereo del genere non viene meno di 50 mila euro. L'Aeronautica possiede già gli Airbus, quindi bisogna considerare solo il costo dei tre voli Ciampino-Salerno, poi Salerno-Milano infine il rientro a Roma più lo stipendio festivo dei cinque uomini di equipaggio.

Insomma, un conto che potrebbe arrivare ai 20 mila euro. Negli identici orari, Air One offriva il biglietto Napoli-Milano e il ritorno su Roma, tutto incluso, per meno di 200 euro. Nella stessa giornata e negli identici orari il dibattito politico era dominato dai tagli alla spesa pubblica. Sarebbe stato bello vedere i ministri salire su un volo di linea come normali cittadini. E non dovere leggere le lamentele di Mastella sulla scarsità di fondi: "Siamo indebitati fino al collo. I magistrati che indagano sulla strage di Duisburg non hanno benzina per le auto". Pensare che di litri di carburante l'Airbus presidenziale solo per la gita a Monza ne ha bruciati più di 7 mila.

Fonte: L'espresso

mercoledì, settembre 12, 2007

ESAMI AVVOCATO: I MAGISTRATI ROMANI NON VOGLIONO PIU’ STARE IN COMMISSIONE.


Roma, 12 set. (Apcom) - "Aspettiamo dal ministro Mastella un segnale per far finire le corvèe degli esami d'avvocato". Così dall'Associazione nazionale magistrati della Capitale si riporta la situazione che oggi anno si abbatte su pm e giudici del distretto della Corte d'Appello di Roma. Perché, se da una parte - spiega il sindacato dei magistrati - le toghe di piazzale Clodio devono fare i conti con le consuete carenze di risorse, strutture e mezzi, dall'altra sono nominati all'interno delle commissioni di esami di abilitazione alla professione forense programmati, per le prove scritte, dall'11 al 13 dicembre. L'impatto che ha sui magistrati capitolini è importante.

Ben 80 magistrati, in base a una vecchia legge che impone una percentuale del 40% di toghe nelle commissioni e nelle sottocommissioni in qualità di membri ordinari, sono chiamati a svolgere un impegno non da poco. "Basti pensare che si protrae per uno o due pomeriggi a settimana per tutto l'anno - si spiega -.

L'incarico extragiudiziale, inoltre, non è neppure redditizio: per ogni seduta d'esame sono previsti circa quattro euro lordi e alla fine la somma complessiva incassata da ciascun magistrato si aggira intorno ai 400 euro netti, soldi che, per la verità, sta ancora aspettando chi era in commissione due anni fa".

Nei mesi scorsi anche la Giunta esecutiva centrale dell'Anm aveva deciso di affrontare la questione, valutando in modo favorevole quanto previsto in un disegno di legge in materia di professioni intellettuali con la nomina di magistrati ordinari limitata nelle commissioni di esame per avvocati al solo ruolo di presidente e in accordo con altri soggetti professionali. Pochi giorni fa il Guardasigilli ha annunciato un disegno di legge per modificare gli esami di abilitazione alla professione forense. A piazzale Clodio pm e giudici aspettano un segnale.

Le spese del Ministero della Giustizia.

martedì, settembre 11, 2007

NIENTE TRUCCHI SULLE PENSIONI DEGLI AVVOCATI!


L’AUTONOMIA DELLA CASSA FORENSE VA GARANTITA.

Michelina Grillo, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura: «La tentazione di scippare agli avvocati le loro pensioni non passa mai di moda. A volte a viso aperto, a volte, come in questo caso, con il trucchetto di nuove norme tecniche per i bilanci, l’obiettivo è sempre lo stesso. Ma sulle nostre pensioni non faremo passi indietro: grazie alle scelte coraggiose compiute per tempo dagli avvocati l’equilibrio finanziario della Cassa forense è assicurato per i prossimi decenni e l’autonomia della Cassa è garanzia per tutta la professione. Finire nel calderone dell’Inps è un destino che non ci meritiamo e contrasteremo con fermezza».

«All’esito dell’incontro di ieri tra le Casse e il Ministero – ha aggiunto la presidente Oua - auspichiamo che tutte le osservazioni motivate degli Enti siano tenute nel dovuto conto, assicurando periodi previsionali equi e uniformi e la fissazione di criteri per la redazione del bilancio tecnico che tengano conto in maniera più incisiva della specificità di ogni singola gestione e non scarichino impropriamente sulla gestione stessa l’onere di provare la propria specificità rispetto al dato nazionale. Con prudenza ci riserviamo di verificare la bozza di testo rivisitata dal Ministero e i successivi sviluppi».

Sarà comunque in ogni modo contrastato ogni tentativo di “saccheggiare” le casse di previdenza e assistenza dei professionisti con l’obiettivo di ricondurre tutto sotto l’ombrello del pubblico. Dietro un apparentemente innocuo nuovo schema per la redazione dei bilanci degli enti previdenziali privati non può celarsi il tentativo di mettere in crisi questa modalità di organizzazione del welfare dei professionisti (previdenza e assistenza) che ha dato ottimi risultati finora, a differenza di quanto accade con il sistema pubblico.

Si tratta di una decisione sbagliata, che mina non solo l’autonomia delle strutture create in questi anni dei professionisti, e in particolare dagli avvocati con la Cassa forense, ma soprattutto mette a repentaglio i loro risparmi accumulati e gestititi con oculatezza in questi anni.

Se è vero che ci sono tanti tesoretti in giro da spendere non si capisce perché si voglia sottrarre agli avvocati un patrimonio che non pesa minimamente sullo Stato, fornisce ampie garanzie di sostenibilità per i prossimi decenni e garantisce pensioni certe e buoni livelli di assistenza.

Roma, 11 settembre 2007

Il Presidente del C.O.A. di Salerno attacca l'OUA.

Salerno, 10 settembre 2007

Gent.ma Avv.

Michelina Grillo

Presidente O.U.A.

Roma


E' di queste ore la notizia che il Governo intende penalizzare, ancora una volta, l'Avvocatura, attentando all'autonomia della Cassa Nazionale Forense.

Devi darmi atto che le lotte dell'Avvocatura (e ne cito tre fra tutte : contro il cd.indennizzo diretto, contro il "decreto Bersani" e contro la riforma dell'Ordinamento Giudiziario) non hanno sortito nessun effetto: non abbiamo ottenuto la modifica neppure di una virgola.

Nel mentre l'Avvocatura era in stato di agitazione, veniva indetto il Congresso Nazionale con temi che ricordavano i massimi sistemi di galileiana memoria e non già le problematiche che, proprio in quei momenti, la Classe stava vivendo, soffrendo e subendo.

Non voglio credere che per fronteggiare quest'ultimo schiaffo dovremo attendere la fine di luglio del 2008, così come è avvenuto a fine di luglio degli ultimi due anni, ovvero un periodo in cui le nostre proteste(sic!) non infastidiscono nessuno....

Questa volta l'occasione per far sentire davvero la nostra voce potrebbe essere data dalla V Conferenza Nazionale dell'Avvocatura.

I temi che saranno trattati, come leggo dal programma, sono sì importanti per l'Avvocatura ma non prioritari rispetto a quelli che riguardano le condizioni della Sua sopravvivenza.

Solo estendendo alle dette problematiche, la manifestazione potrà interessare l'Avvocatura ed essere ricca di contenuti.

Infatti alcuni politici invitati non potranno dare alcun contributo, in quanto personaggi ormai statalizzati da anni nei Palazzi capitolini che non hanno mai esercitato la loro originaria professione di Magistrati od avvocati, e, quindi, conoscono le problematiche solo"per sentito dire".

Cara Presidentessa,la base dell'Avvocatura Italiana, nella quale ho l'onore di identificarmi, si sente sempre più sfiduciata, non vuole più essere gabbata con gli "auspici" dei ripetitivi documenti, non vuole più essere mortificata dagli agognati incontri che la vedono, puntualmente, soccombente.

Abbandoniamo le ipocrisie: prendiamo, finalmente, atto che il mondo politico ha eretto una barricata nei confronti dell'Avvocatura, in quanto la ignora e la bistratta ed allora organizziamo le Ns. forze per abbattere questo muro!

Recuperiamo quei valori e quelle aspirazioni per le quali un giorno fu istituita l'OUA e nei quali credemmo.

Ti ringrazio per l'attenzione e resto in attesa di conoscere le Tue determinazioni.

I miei migliori saluti

Il Presidente

Avv.Americo Montera

venerdì, settembre 07, 2007

Il 67 % dei magistrati ha un ruolo e una retribuzione superiore alle funzioni svolte.

Un serio problema, strettamente economico, riguarda le carriere dei magistrati : «In generale - si legge nel Libro verde sullo stato dell’Economia - negli uffici con funzioni giudicanti, Corte di Cassazione esclusa, il 67 per cento dei magistrati ha un ruolo e una retribuzione superiore alle funzioni svolte».

La percentuale scende al 52 per cento al Sud e nelle isole e sale al 74 nell’Italia centrale. I rapporti s’invertono quando si passa alle funzioni di cancelleria, agli amministrativi: qui la percentuale di alti incarichi è più alta nel Sud. Comunque sia, sottolinea l’analisi, tutto fa sì che aumentino i costi e che, sulla carta, ci sia un grado di professionalità più elevato di quello che poi si riscontra nella pratica.

L’analisi dell’Economia ammette che, quanto a frammentazione, l’introduzione del giudice unico di primo grado ha fatto sì che le cose siano un po’ migliorate, ma molto resta da fare: i tribunali sotto-dimensionati erano l’85 per cento nel 1996,ora lo sono il 72. Si suggerisce un’ulteriore revisione della geografia giudiziaria che favorisca gli accorpamenti.

«L’aspetto da approfondire - conclude il Libro Verde - è che tale revisione sia fatta in modo tale da garantire efficienza ed equità di trattamento dei cittadini insediati nelle diverse aree».

Conti pubblici: “Libro Verde” boccia giustizia e promuove sanita'.


La Spesa pubblica in Italia per la Giustizia, sebbene sia ai livelli di altri Paesi, contiene "un importante elemento di inefficienza".

Bene invece la spesa per la Sanita', "anche se esistono ampi spazi di miglioramento", soprattutto per limitare "la forte variabilita' di spesa" tra regioni del nord e del sud.".

E' quanto emerge dal Libro Verde sulla spesa pubblica in Italia, nel capitolo riguardante alcuni esempi settoriali.

Un aspetto importante per il perseguimento di maggiore efficienza ed efficacia nella spesa per la giustizia, riguarderebbe la dimensione degli uffici giudiziari.

"L'analisi dei dati evidenzia che un importante elemento di inefficienza dell'offerta di giustizia in Italia risiede nella dimensione troppo limitata degli uffici giudiziari", spiegano i tecnici del ministero dell'Economia.

In Italia c'e' un numero di magistrati e un impiego di risorse finanziarie non inferiore, e talvolta superiore, rispetto ad altri Paesi, e non risultano vistose carenze strutturali, ma "visto che i risultati del sistema giudiziario sono invece ben inferiori a quelli esteri, e' evidente che esiste uno spazio promettente di intervento per spendere meglio", si legge nel testo.

giovedì, settembre 06, 2007

La malagiustizia non paga mai.


Gigi Sabani è scivolato nel regno dei morti, con silenziosa sofferenza, nella casa degli affetti, in una quieta serata romana.

L’infarto è un killer insidioso e Gigi Sabani portava sulle sue spalle di uomo timido e schivo – pare che tutti i grandi imitatori siano così nella loro dimensione privata – un gravoso fardello di sofferenza.

Nel 1996 era stato coinvolto in uno scandalo montato come la panna di certe tremule torte: una specie di anticipo pruriginoso di Vallettopoli. L’aveva organata un pubblico ministero che aveva raccolto le confidenze e i pentimenti tardivi di una velina ante-litteram la quale aveva raccontato di ricatti sessuali ai quali, lei e certe sue colleghe, avevano dovuto sottostare per lavorare in televisione.

Nel tritacarne moralistico-giudiziario era finito anche Gigi Sabani, che fu arrestato all’alba, come i grandi criminali, e rimase in carcere per due settimane.

Il giustizialismo talebano di certa magistratura trovò ampia risonanza nel circo mediatico: era piacevole azzannare, privilegiando le parti intime, personaggi di notevole rilievo televisivo. Prove e indizi erano molti discutibili, tant’è che dopo quindici giorni Sabani uscì di galera e passò al contrattacco citando lo stesso pubblico ministero per aver abusato del suo potere.

Gigi Sabani aveva perfettamente ragione. Nel giro di qualche mese la sua innocenza fu conclamata e la richiesta di archiviazione fu subito accolta. Lo showman ottenne anche il risarcimento di Stato per l’ingiusta carcerazione subita.

Ma il dolore, acuto, insopportabile, ingiusto rimase perché dopo quell’arresto all’artista dotato e triste si schiusero soltanto le piste di un deserto d’indifferenza e di oblio.

Come certi miti monomaniaci, Sabani parlava con parenti, amici e colleghi dell’ingiustizia che l’aveva azzoppato, ingoiava grumi di dolore in un ambiente che, per conformismo e per viltà, l’aveva emarginato.

Non tutti gli voltarono le spalle, sia chiaro, parecchi colleghi provarono a rimotivarlo e a sostenerlo psicologicamente, ma il sistema, nelle sue espressioni più significative di potere, manteneva l’interdizione decretata da quell’infelice e sbagliata azione giudiziaria. Altro che maccartismo. I pubblici ministeri sono il sale della terra e la stella polare della pubblica moralità, inutile e pericoloso mettersi di traverso.

Chissà quante spine di sofferenza e quante placche avrà disseminato questa situazione nelle arterie di Gigi Sabani, senza contare l’effetto nefasto del doversi rimangiare ogni giorno il grido contro l’ingiustizia. I gridi strozzati uccidono. Adesso prevalgono tardivi apprezzamenti e inutili scuse. Ma il caso Sabani rientra nella casistica sterminata dalla malagiustizia, per la quale non pagano mai i colpevoli, ma le vittime.

Lui è morto, pagando un debito che non aveva nemmeno contratto, restano in carriera certi magistrati che non sono sacerdoti della giustizia, ma ne sono soltanto sinistri, grotteschi imitatori. Loro non pagano mai.

Salvatore Scarpino

mercoledì, settembre 05, 2007

Non ci arrenderemo: gli avvocati non abbassano la guardia dopo l’approvazione della riforma Mastella.



Il dibattito parlamentare sulla riforma dell’ordinamento giudiziario si è caratterizzato per il condizionamento operato da un lato dal Ministro della Giustizia e dall’altro dalle pressioni esercitate dall’ANM.

In particolare in più occasioni il Ministro ha di fatto chiesto la fiducia sul provvedimento — pur non essendo la stessa posta ufficialmente dal Governo — al fine dichiarato di evitare che il testo) frutto di intense ed unilaterali negoziazioni con la magistratura associata, dovesse subire nel percorso di approvazione modifiche tali da incidere sui punti fermi oggetto di accordo già nella fase elettorale del 2006, quando l’annullamento della riforma Castelli fu lo snodo sul quale addirittura si misurò la capacità della politica di scegliere autonomamente colui che dovesse ricoprire l’importante ruolo di Guardasigilli.

Ricordiamo tutti il veto posto dall’ANM alla individuazione quale Ministro della Giustizia di Giuliano Pisapia, reo di essere avvocato, ancorché fine giurista e autorevole esponente della maggioranza. L’ultima minaccia, addirittura di dimissioni, ha purtroppo riguardato direttamente il ruolo e la dignità dell’avvocatura: il titolare di via Arenula, infatti, forse dimentico della sua funzione super partes e che il dicastero da lui retto è preposto al governo di un sistema ove avvocati e magistrati sono entrambi, con pari dignità costituzionale, soggetti di giurisdizione, ha apertamente mostrata di non voler garantire e valorizzare tale parità, schierandosi apertamente ed aprioristicamente in favore della magistratura.

Ci chiediamo il perché di tale inusitato atteggiamento, e siamo alla ricerca di risposte. Al di là delle odierne dichiarazioni di equilibrio, che ci spiace dover registrare come tardive e di mera circostanza, il ministro Mastella, in linea con i desiderata dell’ANM, ha minacciato di dimettersi nel caso in cui fosse passato in aula l’emendamento a firma del sen. Manziine che presenza del presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati del capoluogo del distretto nei consigli giudiziari.

Si è trattato di un atto gravissimo di ostilità nei confronti dell’avvocatura e, per contro, di polveroso ossequio al disegno autoreferenziale e restauratore della magistratura associata. Con il risultato di scrivere una pagina non certo edificante non solo nello storia delle riforme del settore giustizia,ma più in generale della dignità del Parlamento e di far sorgere fondati interrogativi sulla reale indipendenza del potere legislativo (ed ancor più dell’esecutivo) dal potere giudiziario.

Tralasciando il ruolo, quasi coreografico, riservato alla Camera dei Deputati chiamata sostanzialmente ad una mortificante opera di ratificadel testo governativo. E ciò anche se i lavori — e sopratutto quelli dinanzi la Commissione Giustizia della Camera —hanno visto i parlamentari di entrambi gli schieramenti seriamente impegnati nel tentativo di migliorare una riforma che, a ben vedere, di realmente riformatore non ha nulla.

Tra tutti va ricordato l’on. Buemi (Sdi), che ha presentato in aula propri emendamenti, discussi qualche giorno primo nell’incontro con l’Oua, tesi a realizzare la separazione delle carriere, nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione, e a reintrodurre l’avvocatura nei consigli giudiziari, con pienezza di funzioni. Purtroppo, al momento del voto non si è avuta la determinazione dl andare al di là della mera astensione, concorrendo così di fatto ad approvare il testo già varato dal senato,senza alcuna variante.

Pur non essendo stata esplicitata dallo stessa ANM, in audizione alla Camera, alcuna valida ragione per non dare luogo ad una proroga di sei mesi, verso la quale molte forze politiche si stavano responsabilmente orientando, tale soluzione, che avrebbe consentito verosimilmente di introdurre alcune significative e migliorative modifiche al testo, talune delle quali —pare — anche auspicate dalla stessa magistratura, gli ordini di scuderia hanno prevalso. Vogliamo ricordare che la presenza del rappresentante degli avvocati nei consigli giudiziari era stata prevista nel corso del dibattito in commissione, al Senato, proprio su iniziativa del relatore e condivisa dalla stessa maggioranza fino a quando non è intervenuto il rappresentante del governo che ne ha imposto l’esclusione in esecuzione di una precisa richiesta dell’ANM.

Sembra inoltre privo di coerenza politica il fatto che la “unità della maggioranza”, valore per il quale una volta in più tutto può essere ed è sacrificato, sia stato affidato ad un provvedimento sprezzante verso una categoria di professionisti la cui funzione è proclamata dalla Costituzione, trattandola alla stregua di un fastidioso intralcio alla pretesa di insindacabilità di un sistema che dimostra di non voler pienamente attuare la lettera e lo spirito della norma costituzionale.

L’Avvocatura già dal prossimo settembre riprenderà ogni iniziativa per la modifica dell’ordinamento appena varato, incidendo sulle molteplici ombre del sistema, per riaffermare i principi del giusto processo e dell’ autonomia e indipendenza dei poteri: la promozione del disegno di legge di riforma costituzionale teso alla separazione delle carriere e le iniziative da assumere in tema di incarichi extragiudiziari dei magistrati ne sono soltanto alcuni esempi. Ai cittadini, e ai parlamentari, vogliamo ricordare che tutta l’Avvocatura è unita per contrastare un disegno autoritario e illiberale che vuole emarginare e indebolire la funzione dell’avvocato ed assegnare alla magistratura una sorta di incontrastata primazia, con effetti condizionanti non solo nell’esercizio della giurisdizione ma anche sulla stessa vita politica del Paese.

Gli esempi sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Gli avvocati italiani vogliono continuare ad essere presidio e testimonianza di indipendenza, di autonomia e di libertà, anche se tali caratteristiche certamente ne fanno soggetto inviso a molti e”scomodo” in alcuni consessi.

di Michelina Grillo – Presidente Oua

martedì, settembre 04, 2007

Oggi piano sicurezza a Palazzo Chigi: lavoro coatto per i mendicanti e poteri eccezionali ai sindaci.


Una riunione per dare un corpus organico alle norme in materia di sicurezza e lotta alla criminalità e dare anche agli enti locali gli strumenti per combattere questa battaglia.

Questo l'appuntamento che si sono dati martedì alle 17 il presidente del Consiglio Romano Prodi e i ministri dell'interno, della Difesa e della Giustizia, Giuliano Amato, Arturo Parisi e Clemente Mastella.

Al centro del vertice principale le questioni della legalità e della sicurezza in relazione al problema della microcriminalità.

Da Palazzo Chigi fanno notare che il tema della sicurezza e legalità era già in agenda prima dell'estate, ma che adesso ha assunto una urgenza ancora maggiore.

Più che per una vera emergenza sicurezza, per una emergenza "percepita", un'esigenza di "law and order" insomma che si è vista diffusa considerando i consensi che hanno riscosso iniziative come quella del sindaco di Firenze contro i lavavetri.

Nel cosiddetto "pacchetto legalità" ci sarà così una norma per dare poteri eccezionali ai sindaci in fatto di ordine pubblico e persino una specie di nuovo reato - la «questua molesta» - per cui come sanzione si prevederebbe il lavoro coatto nei giardini o nella pulizia di edifici pubblici - gratis naturalmente - per le persone (provvedimenti specifici per i writers, mendicanti, venditori ambulanti).

Si prevedono anche misure per evitare le cosiddette "scarcerazioni facili", per reati come la rapina, la violenza privata e la violazione di domicilio. Stando a quanto si apprende, sarà obbligatoria anziché facoltativa come oggi, la custodia cautelare per chi commette reati di grave allarme sociale.

Ma non solo: avranno una corsia preferenziale in Parlamento i due disegni di legge che rendono obbligatorio il prelievo del Dna e regolano la materia e saranno riviste e rese più stringenti le norme sul sequestro e la confisca di beni mafiosi sganciandole dalle lungaggini del processo.

lunedì, settembre 03, 2007

Semaforo rosso.

Finanziaria 2008: altri tagli per la Giustizia.


Sembra incredibile, ma il dicastero di via Arenula risulta tra quelli più spendaccioni, con i suoi quasi 460 milioni per le consulenze, i 100 milioni per «sorveglianza e custodia», i 21 milioni per assistenza psicologica e religiosa, i quasi 28 milioni per carburanti, i 19 milioni per cancelleria e gli 11 per la carta.

Le classifiche della spesa pubblicate ieri da Il Sole-24 Ore indicano in cima alla lista proprio il ministero della Giustizia, insieme a quello dell’Istruzione, che solo per «pulizia e lavanderia» spende 507 milioni e per carta e cancelleria 50 milioni.

Il ministro Tommaso Padoa-Schioppa sta facendo le pulci al budget 2007 dei dicasteri e pretende tagli per almeno 10-15 miliardi.

Sta preparando la Finanziaria 2008 ed entro il 10 settembre, come ha confermato il sottosegretario all’Economia Mario Lettieri, i vari ministeri dovranno comunicare a Via XX Settembre il piano di tagli alle spese.

I Lavori del COA di Salerno.



ORDINE DEL GIORNO

Tornata 04/09/2007 ore 09,30

I. Lettura ed approvazione verbale precedente

II. Comunicazioni del Presidente

III. Iscrizioni e cancellazioni

IV. Pareri

V. Ammissioni Gratuito - Rel Cons.Avv.Visconti-

VI. Cittadella Giudiziaria - Rel. Conss. Avv. Corona, D'Alessio, Molinara

VII. Revisione e ristampa Albo - Rel. Conss. Molinara - Spirito - Visconti

VIII. Pianta Organica -Rel.Conss.Avv.Paolino e Visconti

IX. Designazione Componenti Commissione Esame Avvocato-sessione 2007

X. Sussidi e contributi

XI. Varie ed eventuali

domenica, settembre 02, 2007

Tempi che cambiano.


Come cambiano i tempi.

Durante la prima repubblica era Benigni che prendeva in braccio un serioso e sconcertato Berlinguer.

Ieri - in piena seconda repubblica, nel corso della festa nazionale del campanile - è stato il ministro guardasigilli on. Mastella a prendere in braccio il comico Benigni.

sabato, settembre 01, 2007

MASTELLA ANNUNCIA RIFORMA ESAMI ABILITAZIONE AVVOCATO.


Roma, 1 set. (Apcom) - Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha detto di voler presentare un disegno di legge per modificare gli esami di abilitazione alla professione forense.

Obiettivo principale, si spiega in una nota, è rendere più rapide le procedure di selezione, ma anche evitare che possano esservi valutazioni diverse nella correzione degli elaborati e aggiornare l'elenco delle materie d'esame.

"La scelta di intervenire sulle modalità di svolgimento delle prove d'esame per l'abilitazione alla professione forense - spiega il ministro Mastella - costituisce la risposta naturale all'esigenza, particolarmente avvertita non solo nell'ambito del mondo giudiziario, di assicurare che la selezione della futura classe forense avvenga sempre e davvero nel modo migliore".

"Lo scopo che s'intende raggiungere è in primo luogo quello di rendere più celere l'espletamento delle procedure di selezione - sottolinea il Guardasigilli - A questo si affianca l'intenzione di mettere a punto un sistema idoneo a contenere il rischio di possibili valutazioni non omogenee nella correzione degli elaborati, connesse all'abbinamento fra Corti d'Appello per la correzione degli scritti, così come previsto dalla Legge del 2003 approvata durante la passata legislatura. Un'ulteriore esigenza è quella di procedere all'aggiornamento dell'elenco delle materie d'esame, operazione non più procrastinabile alla luce della continua evoluzione delle relazioni giuridiche fra i diversi paesi e della sempre più stretta relazione fra l'ordinamento interno e quello comunitario".