domenica, gennaio 20, 2008

Quel che resta della giustizia, dopo la vicenda Mastella.


La piccola Procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha chiesto ed ottenuto il provvedimento cautelare nei confronti di Sandra Lonardo, è riuscita nell’impresa, invero, tutt’altro che inconsueta, di mettere completamente a nudo la fragilità del nostro sistema democratico, rilanciando il tema del conflitto mai sopito tra la magistratura e la classe politica, che questa volta trova in Mastella il più insolito dei paladini del principio della supremazia del Parlamento.

A chi da tempo si interroga sulla reale portata del potere giudiziario in Italia, l’intera vicenda della famiglia Mastella ha offerto la più grottesca delle risposte.

Nel nostro Paese il potere della Magistratura non conosce confini, se è vero che è bastato il provvedimento di un Gip di periferia ad aprire la crisi più profonda del sistema della tripartizione dei poteri dai giorni di Tangentopoli.

Per molti versi, le parole con cui il Guardasigilli ha annunciato in Parlamento le proprie dimissioni hanno richiamato alla memoria proprio il famigerato discorso pronunciato da Bettino Craxi nella stessa aula ai tempi di Mani pulite.

Negli anni ’90, però, la crisi tra politica e giustizia era scaturita, nel contesto ben più rilevante della Procura di Milano, dall’azione di un gruppo di magistrati abbastanza folto, composto di persone già famose e comunque in grado di trovare sponde solide nella stampa, nell’opinione pubblica e addirittura all’interno dello stesso Parlamento.

Negli ultimi quindici anni la Politica non ha dunque trovato la forza di imporre alla magistratura il rispetto dei reciproci ruoli ed è finita così relegata in una posizione secondaria e subordinata, oggetto di critiche feroci per i propri malcostumi e per le proprie pessime abitudini, ma in realtà incapace di trovare la compattezza necessaria per evitare che proliferasse l’egemonia del potere giudiziario.

Oggi il Parlamento è molto più fragile di allora e vacilla clamorosamente anche di fronte al provvedimento isolato di un magistrato sconosciuto.

E’ arrivato il momento di prendere definitivamente atto del fatto che la Giustizia rappresenta la vera emergenza del nostro Paese, che il suo degrado è più pericoloso dei rifiuti campani, che la riforma del sistema è più urgente della questione della legge elettorale.

La magistratura italiana è afflitta dall’azione di una sua componente che agisce in modo pervicace ed arrogante, facendo del proprio potere lo strumento per coltivare interessi personali di carriera, di popolarità e di ricchezza.

Il tentativo di questa classe giudiziaria di delegittimare il Parlamento è tutt’altro che isolato, perché va avanti da circa tre lustri e ripercorre sempre gli stessi schemi dell’attacco spietato al cuore della rappresentanza popolare, acuito dall’eco mediatica, ma presto destinato a crollare sotto il peso della propria inconsistenza.

Gli umili soffrono quando i potenti si combattono ha detto Mastella a conclusione del proprio intervento.

Il suo breve mandato di Ministro della Giustizia è stato colmo di ombre ed ha attirato enormi critiche.

Resta solo la speranza che con questa illustre citazione sia riuscito a rilanciare il tema della separazione delle carriere, perché è questa l’unica via possibile per ricondurre al naturale equilibrio il rapporto tra giustizia e politica e cercare, allo stesso tempo, di offrire anche ai cittadini un servizio giudiziario degno di un Paese civile e democratico.

Scritto da Domenico Giugni e Giuseppe Giliberti.

Da: www.giustiziagiusta.info.