mercoledì, febbraio 13, 2008

Cassazione Penale: le nozze successive non evitano l’esplusione al clandestino.


Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le nozze non salvano il clandestino dall'espulsione intimata dal questore.

Lo sottolinea la Cassazione che ha annullato l'assoluzione accordata a un clandestino, che era stato raggiunto dall'ordine di allontanamento del questore di Rimini, sulla base del fatto che sei mesi dopo si era sposato.

Per la Suprema Corte, che ha accolto il ricorso della Procura di Bergamo, il matrimonio non rientra tra i motivi di "discriminazione razziale", legati ad esempio alla razza e al sesso, tali da giustificare l'inottemperanza all'ordine di allontanamento del questore.

Di diverso avviso era stato il Tribunale di Bergamo che, nel febbraio 2007, aveva assolto il clandestino sulla base del fatto che, quasi a distanza di sei mesi, si era "effettivamente sposato".

Contro questa decisione si è opposto con successo in Cassazione il pm di Bergamo che ha evidenziato come non potesse essere applicata l'"esimente speciale" considerato anche "il lasso di tempo intercorso tra la notifica dell'ordine di allontanamento e la celebrazione del matrimonio".

La Prima sezione penale, accogliendo il ricorso della Procura, ha ricordato che "mentre il pericolo di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche o di condizioni personali o sociali preclude l'espulsione o il respingimento dello straniero", la stessa "efficacia paralizzante è negata, in linea di principio, alle esigenze che caratterizzano" casi simili a quello trattato nella sentenza in questione.

Spiega ancora piazza Cavour nella sentenza 6605/2008 che, nel "ragionevole bilanciamento di valori", il legislatore "mirando a rendere effettivo il provvedimento di esplusione, persegue l'obiettivo di rimuovere situazione di illiceità o di pericolo correlate alla presenza dello straniero nel territorio dello Stato, nella cornice del più generale potere di regolare la materia dell'immigrazione".

Ora la Corte d'appello di Brescia dovrà riesaminare il caso "tenuto conto del significativo lasso di tempo intercorso" tra l'ordine di allontantanamento dal Paese del calndestino e l'effettivo matrimonio.