venerdì, settembre 26, 2008

Il trucco del giudice-avvocato: all'udienza manda la gemella.


MILANO - Per quanto un rassicurante adagio garantista assicuri che in ogni giudice c'è un po' di avvocato, nell'avvocato che Gabriella avrebbe dovuto essere — di fronte al Tribunale civile di Vigevano — non poteva esserci nulla del giudice onorario che sempre Gabriella avrebbe contemporaneamente dovuto essere a Rho nella sezione distaccata del Tribunale di Milano.
E così, mentre sui processi altrui restava a Rho a decidere nella veste di giudice onorario, a recitare invece la parte di se stessa a Vigevano, e cioè dell'avvocato delle cause in discussione davanti ai giudici di quest'altro tribunale, Gabriella mandava il volto più azzeccato e somigliante che nessun formidabile casting, nemmeno di un colosso di Hollywood, avrebbe potuto scovare: il volto di se stessa.
Perché mandava sua sorella gemella, Patrizia. Peraltro nemmeno avvocato, ma soltanto laureata.
Grazie a questo scambio di persona, la gemella avvocato/ magistrato onorario (Gabriella), per le cause che figurava aver patrocinato a Vigevano quando invece a indossare la toga di avvocato era stata la gemella non avvocato (Patrizia), ha poi potuto pretendere dai propri clienti il pagamento delle relative parcelle.
E quando i soldi non sono arrivati spontaneamente, si è rivolta al Tribunale di Rho perché ordinasse ai clienti di pagare, allegando come prova i relativi fascicoli delle cause, i verbali che in teoria ne attestavano presenza e prestazioni nelle udienze, e la liquidazione ammessa dall'Ordine degli avvocati di Milano.
Carte che nel novembre e dicembre 2003 traggono in inganno il Tribunale e lo inducono a emettere due decreti ingiuntivi con l'ordine ai tapini clienti della avvocato di pagarle 2.667 euro e 1.736 euro più interessi.
Ora però che lo scambio di persona è venuto a galla, seppure a distanza di molto tempo dalle udienze galeotte del 22 settembre 1998 e del 29 maggio 2001 a Vigevano, anche il boomerang colpisce entrambe le gocce d'acqua: ieri le due sorelle cinquantenni sono infatti state rinviate a giudizio per «falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici».
E il 15 ottobre davanti al Tribunale di Brescia (competente sui reati che coinvolgono chi esercita funzioni giudiziarie nel distretto di Milano, come appunto la sorella che era anche giudice onorario) la sola gemella vera avvocato e anche magistrato onorario sarà processata pure per «falso ideologico in certificati nell'esercizio della professione forense», nonché per «truffa » ai danni dei due clienti, attuata con il raggiro del Tribunale che emise i decreti ingiuntivi.

Maddalena Brunetti
Luigi Ferrarella
26 settembre 2008
Tratto dal sito: www.corriere.it

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