lunedì, settembre 22, 2008

Storie di puttane.


Immaginiamo di perderci in una strada semi-buia della periferia romana. Persi, completamente persi, senza sapere come tornare a casa.
All’improvviso, da lontano, vediamo una coppia di prostitute, unici esseri umani presenti nel raggio di zona coperta dallo sguardo di chi guida.
Ci avviciniamo a loro, non per chiedere prestazioni, ma soltanto un’informazione che ci aiuti ad uscire dall’incubo e farci raggiungere la strada che poi ci riporterà a casa.
Le due donzelle all’inizio non la prendono proprio bene; poi, forse impietosite, iniziano a dare spiegazioni.
E’ proprio in questo momento che, come novelli indiani apache, escono da un cespuglio due vigili urbani che brandiscono il manuale «L’Alemanno pensiero: teoria ed applicazione dell’eccesso» che sul tema non ammette discussioni e vieta di «assumere atteggiamenti e comportamenti e di indossare abbigliamenti, che manifestino inequivocabilmente l'intenzione di adescare o esercitare l'attività di meretricio».
Lì per lì ci viene subito da pensare: ma non bastava Mara Carfagna? Evidentemente no. Ma come si fa a convincere i due pizzardoni che non si era lì per sesso ma per mancanza di Tom Tom?
Forse sarà dipeso anche dalla nostra espressione non proprio “assatanata”, ma alla fine hanno creduto alla nostra versione “bollando” (nel senso di multare) le due meretrici.
Dall’immaginazione alla realtà. Giovane cronista di provincia fui inviato dalla redazione romana di un quotidiano “a fa’ ‘na chiacchierata co’ quarche mignotta” (la raffinatezza non è proprio la miglior dote delle redazioni…) dalle parti di Ostia, litorale romano.
Da quelle parti ci era giunta voce di qualche sparizione (non denunciata) di alcune operatrici della carnalità.
Confesso che andare per marciapiedi un po’ mi seccava, ma il dovere mi aiutò a superare ogni reticenza.
Trovai davvero poche ragazze disposte a spiccicare parola anche perché, quando fai troppe domande, sei giornalista o carabiniere: entrambe le categorie, per diversi motivi, non sono poi così ben accette alle signorine in questione.
Una in particolare, però, mi raccontò parecchie cose che mi consentirono di preparare il pezzo richiestomi.
E mentre parlava quella donna guardava continuamente lo specchietto retrovisore con sguardo intimorito: poco lontano dalla mia c’era parcheggiata una macchina a luci rigorosamente spente con una persona dentro.
Le chiesi come mai fosse così preoccupata, ma la risposta fu perentoria: «Riaccompagnami».
Appena scesa fu subito affiancata da quell’autovettura e dal retrovisore vidi che la chiacchierata durò pochi secondi e quell’automobile si riposizionò dove era prima. In altri termini, il protettore aveva chiesto informazioni sull’incontro insolito con il sottoscritto.
E allora viene davvero spontaneo chiedersi: ma davvero la Carfagna (e con lei Alemanno ed il suo decreto) crede di riuscire a battere (nel senso di sconfiggere) il più antico mestiere del mondo multando ed arrestando tutti (o, meglio, soprattutto clienti e prostitute)?
Perché non bloccare “sul fatto” i protettori, magari quando accompagnano le donne sul “posto di lavoro”?
Sono proprio loro, i protettori, i veri colpevoli di questo mercato dei corpi e coloro che con esso si arricchiscono a dismisura.
Colpire soprattutto prostitute e clienti è, paradossalmente, come, durante una rapina, punire cassiere di banca (che ha dato i soldi al rapinatore) e il cliente che al cassiere stesso ha dato il denaro.
E il bandito? Se lo prendiamo, puniremo anche lui.

di Gianluca Perricone - lunedì 22 settembre 2008
Tratto dal sito: http://www.giustiziagiusta.info

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