domenica, novembre 30, 2008

C.O.A. di Salerno: evento formativo di Deontologia (18/12/2008).

L'Angelino sterminatore!

Il Cnf chiede la revisione dell’art.150 del codice delle assicurazioni (c.d. indennizzo diretto).


Roma 27/11/2008. La disciplina dell’indennizzo diretto, che nel 2006 ha abolito l’assistenza legale nella responsabilità civile da circolazione autostradale, non ha prodotto gli effetti deflattivi sul contenzioso auspicati dal legislatore.
La segnalazione è venuta oggi dal presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, nel corso del convegno di studi Disciplina del settore assicurativo e esercizio della professione forense, organizzato dal Cnf in collaborazione con l’Isvap, l’Autorità di vigilanza del settore assicurativo e l’Ania, associazione di rappresentanza delle imprese del settore, che si è tenuto presso la sala Zuccari del Senato della Repubblica.
Alpa ha segnalato i problemi di amministrazione della giustizia, con riguardo alla responsabilità civile, all’indennizzo diretto, e ai rapporti tra le imprese di assicurazione e i consumatori.
Si è dibattuto sulla concorrenza tra le imprese, sulle clausole vessatorie nei contratti, sui compensi agli avvocati per l’attività prestata alle compagnie, “ridotti in modo drastico e indecoroso a seguito della soppressione delle tariffe minime”, ha sottolineato il presidente del Cnf.
Nel corso dei lavori si è inoltre discusso delle problematiche relative ai controlli sul mercato assicurativo e sulla tutela dei risparmiatori nell’attuale crisi finanziaria.
Ai lavori sono intervenuti Leyla Cirasuolo (studio legale Posiglione, Cirasuolo & partners), Francesco Nanni (Ania), Giuseppe Carriero (Isvap), Alberto Marras (Fondiaria- Sai).
La relazione di apertura è stata tenuta da Luigi Ciampoli, sostituto procuratore generale Corte di Cassazione).
I lavori sono stati apertira dal presidente della Commissione affari costituzionali del Senato, Vizzini

COTA (LEGA), BIMBI MENDICANTI? SENTENZA ASSURDA.


(AGI) - Roma, 29 nov. - "Si tratta di una sentenza assolutamente fuori dal mondo, cioe' fuori dal contesto storico nel quale viviamo e dalle esigenze di difesa sociale percepite dall'opinione pubblica".
Lo dice il presidente dei deputati della Lega Nord, Roberto Cota, commentando la decisione della Corte di Cassazione di annullare la condanna a 5 anni alla madre rom che portava il figlio di 4 anni a fare accattonaggio.
"Il Governo e il Parlamento lavorano per combattere lo sfruttamento dei minori rendendo con le leggi sempre piu' difficile questa pratica - continua il capogruppo leghista - I giudici della Cassazione vanno nella direzione opposta annullando precedenti sentenze di condanna. Ovviamente bisognera' leggere con attenzione le motivazioni, ma quello che trapela e' incredibile. Come si puo' giustificare il comportamento di chi sfrutta i minori per l'accattonaggio sostenendo che in certe comunita' e' una pratica radicata? Chi arriva da noi - conclude Cota - deve rispettare le nostre regole e non vice versa. Queste sono le cose della giustizia che non vengono capite dalle gente".

MAGISTRATURA INDIPENDENTE ATTACCA GIUNTA ANM, CHIUSA SU RIFORME.


Magistratura indipendente torna a criticare duramente l'operato della Giunta dell'Associazione nazionale magistrati: la corrente piu' moderata delle toghe (l'unica a non far parte della Giunta), infatti, sottolinea come "lo stato di agitazione proclamato da mesi non sia stato seguito da altre proteste, nonostante la situazione negli uffici sia peggiorata".
E ancora: il segretario di Mi Carlo Coco, nel corso del suo intervento al 'parlamentino' dell'Anm, ha definito "una pesante caduta di stile" la lettera inviata dai vertici del sindacato delle toghe al relatore speciale sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati Leandro Despouy.
"La magistratura e' apparsa come una 'specie protetta' - ha detto Coco - cadendo nel ridicolo sui mass-media. La decisione di un tale appello avrebbe dovuto passare dal comitato direttivo centrale, invece noi di Magistratura Indipendente l'abbiamo appresa solo dalla stampa".
Inoltre, sulle riforme in materia di giustizia preannunciate dal Governo, Mi parla di "una pregiudiziale chiusura" da parte della Giunta, chiedendone le dimissioni, istanza respinta pero' dal 'parlamentino'. Il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini, invece, ha difeso l'operato della Giunta rilevandone "l'impegno per la difesa dei principi costituzionali e per il miglioramento del sistema giustizia".
"C'e' qualcuno - ha osservato Cascini - che ritiene che un'apertura sulle riforme possa portare benefici. Non e' una posizione da demonizzare, ma io non la condivido e non riesco a capire chi ci accusa di essere troppo antigovernativi e nello stesso tempo troppo morbidi".

sabato, novembre 29, 2008

Cerimonia di premiazione dei 50 anni di Toga (13 dicembre 2008 ore 10).



ANM, RISCHIO CHIUSURA PROCURE PER CARENZA PM.


Rischiano di dover chiudere i battenti per mancanza di magistrati diverse procure d'Italia, in particolare del Meridione.
E' l'allarme lanciato dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, nel corso della riunione del 'parlamentino' del sindacato delle toghe.
"Siamo proccupati - ha detto Palamara - la situazione e' drammatica per la scopertura di organico che si registra negli uffici giudiziari, soprattutto nelle procure e in particolare al sud".
Il leader dell'Anm torna a chiedere di eliminare il divieto per i magistrati di prima nomina di accedere a funzioni monocratiche, previsto nella legge sull'ordinamento giudiziario.
"Non smetteremo di far sentire la nostra voce - ha aggiunto Palamara - come abbiamo gia' detto al ministro e alla Commissione giustizia della Camera la legge sulle sedi disagiate con gli incentivi previsti e' un palliativo, non una soluzione".
Il problema, ha sottolineato il presidente del sindacato delle toghe, "va risolto a breve", ricordando la scadenza del 20 gennaio prossimo, entro la quale saranno assegnate le sedi ai vincitori di concorso.
"Vedremo se gli organici possono essere coperti con gli incentivi - ha continuato Palamara - ma se non dovesse accadere la situazione sara' drammatica in uffici come Vibo, Tempio Pausania, Caltanissetta, che chiuderanno, dove non ci sara' nessuno".

Immigrati, la Cassazione "allarga" le frontiere: "Non è reato far entrare clandestinamente i figli".


Roma - L’immigrato che ha un lavoro da noi può fare entrare clandestinamente i figli per "non abbandonarli" nel Paese d’origine. Il comportamento non merita censure, è giustificato dallo "stato di necessità".
Lo sottolinea la Cassazione (Prima sezione penale, sentenza 44048/08) nel bocciare il ricorso della Procura di Trieste contro l’assoluzione dal reato di favoreggiamento dell’ingresso clandestino nel nostro territorio accordata ad un macedone, con un lavoro regolare, che aveva fatto entrare clandestinamente la figlia dodicenne rimasta sola in Macedonia.
La sentenza della Cassazione Ilco R., un macedone 39enne con un lavoro stabile in Italia, aveva portato con sè la moglie e un figlio, per i quali aveva ottenuto il ricongiungimento, mentre aveva fatto entrare clandestinamente la figlia di 12 anni costretto dalla "necessità di non abbandonarla" nel luogo d’origine.
Ne era scaturita una denuncia per favoreggimanento dell’ingresso clandestino conclusasi con una assoluzione piena da parte del Tribunale di Trieste, nel dicembre 2007.
Contro l’assoluzione, la Procura di Trieste ha fatto ricorso in Cassazione lamentando la "carenza dello stato di necessità" da parte di Ilco R., sulla base del fatto che il padre avrebbe potuto abbandonare il lavoro in Italia e cogliere "le opportunità dell’espansione dell’economia macedone" per non abbandonare la figlia.
I motivi della Corte Piazza Cavour ha respinto il ricorso della Procura e ha sottolineato che il pm "affida la sua censura a considerazioni meramente congetturali afferenti improbabili o evanenscenti scelte alternative di Ilco R. la cui valutazione, a fronte dell’argomentazione dell’impugnata sentenza, non può avere ingresso in questa sede".
Per la Cassazione, dunque, il padre immigrato che ha fatto entrare clandestinamente la figlia va assolto perchè ha agito "in stato di necessità" per evitarne "l’abbandono".

Compatibilità tra pratica forense e lavoro dipendente (Sez. Un., Sent. n. 28170 del 26 novembre 2008).


Con la Sentenza n. 28170 del 26 novembre 2008, le Sez. Unite hanno accolto il ricorso di un praticante che era stato cancellato dall'albo perché era un carabiniere, annullando così la delibera del Consiglio.
L'incompatibilità era stata prima eccepita del Consiglio dell'Ordine, poi confermata dal Consiglio Nazionale Forense ed, infine, annullata definitivamente dalle Sezioni Unite del supremo organo giudicante.
La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'aspirante avvocato sulla base della circostanza per cui non sussiste in nessun modo incompatibilità tra chi sta imparando la professione, e che ancora non esegue alcun mandato difensivo, ed il lavoro dipendente. Infatti, per i Giudici dette incompatibilità, quelle previste per gli avvocati, «possono essere estese ai soli praticanti ammessi al patrocinio». «Trattandosi di preclusioni volte a garantire l'indipendente svolgimento del mandato professionale», ecco il principio affermato, «le incompatibilità non si applicano ai praticanti non ammessi al patrocinio, che possono essere iscritti nell'apposito registro speciale anche se legati da un rapporto di lavoro con soggetti pubblici o privati».
La decisione del Consiglio dell'Ordine di cancellare dall'albo il ragazzo, a detta della Suprema Corte, «suscita forti perplessità che aumentano ancor di più ove si consideri che precludendo, a chi ne avrebbe i mezzi, la possibilità di migliorare soltanto perché si è trovato nella condizione di aver dovuto accettare un lavoro insoddisfacente o non più adeguato, introduce uno sbarramento non esattamente in linea con i valori fondamentali dell'ordinamento».
Inoltre «Non è infatti infrequente la possibilità», spiega ancora la Cassazione, «che taluno decida di affrontare la pratica e l'esame di avvocato non in vista di un immediato cambio di attività, ma per precostituirsi il titolo necessario al suo futuro esercizio, magari dopo il raggiungimento di una sufficiente anzianità contributiva (e ciò senza tener conto delle possibilità offerte dalla legge n. 662 del 1996 che ha rimosso le incompatibilità fra impiego pubblico part-time e professioni intellettuali)».
Avv. Luigi Modaffari
LaPrevidenza.it, 29/11/2008

venerdì, novembre 28, 2008

L'ODG della prossima seduta del COA di Salerno.


CONSIGLIO DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI SALERNO
ORDINE DEL GIORNO
Tornata del 2 dicembre 2008 ore 16,30

I. Lettura ed approvazione verbale precedente
II. Comunicazioni del Presidente
III. Iscrizioni e cancellazioni
IV. Pareri
V. Magistratura onoraria-Rel. Cons. Avv. Altieri-
VI. Cittadella Giudiziaria-stato di fermo de lavori-Rel. Cons. Avv. Altieri
VII. Ammissioni gratuito patrocinio.-Rel. Cons Avv.Visconti-
VIII. Ricorsi a carico degli iscritti-Rel. I sigg.i Consiglieri delegati-
IX. Attuazione Regolamento formazione continua-Rel. Cons. Avv. Paolino-
X. Comunicazioni del Consigliere Tesoriere-Iniziative e determinazioni-Rel. Avv. Nocilla-
XI. Modifica Regolamento difesa di ufficio-Rel. Cons. Avv.Cacciatore-
XII. I costi della difesa:qualità ed efficacia dell'intervento difensivo nell'interesse del cittadino-Iniziative-Rel. Cons. Avv. Cacciatore-
XIII. Esito gara "formazione a distanza"-Determinazioni-Rel.Cons. Avv. Tortolani-
XIV. "Studi di settore"per l'Avvocatura-Iniziative-Rel.Cons . Avv. Tortolani-
XV. Sussidi e contributi
XVI. Varie ed eventuali

Il Presidente
Avv. Americo Montera



Il Consigliere Segretario
Avv. Gaetano Paolino

mercoledì, novembre 26, 2008

Invio modello 5: avviso della Cassaforense.

Cittadella giudiziaria: bloccati i lavori.


Lavori sospesi. L’impressione diventa realtà: il cantiere della cittadella giudiziaria chiude, l’impresa Pisa Costruzioni mette i lavoratori in cassa integrazione. L’annuncio arriva dalla Feneal-Uil.
Luigi Ciancio, segretario del sindacato edile, aggiunge che domani a Brescia avrà luogo l’incontro definitivo con l’azienda, preludio all’accensione degli ammortizzatori sociali. La notizia conferma le anticipazioni del sindaco. Vincenzo De Luca circa due settimane fa denunciava appunto il rallentamento dell’opera e la conseguente necessità di ”licenziare” la ditta.
Ora Ciancio auspica: “Crediamo che sia opportuno, da parte dell'amministrazione comunale, accelerare la rescissione contrattuale e completare l'iter burocratico per riappaltare la "Cittadella Giudiziaria" nel più breve tempo possibile, burocrazia e governo permettendo”.
Eppure i tempi non si prospettano brevissimi. Potrebbero passare mesi, prima della nuova aggiudicazione. Oltretutto - come stima il sindacato - serviranno fondi aggiuntivi (adeguamento dei costi e del progetto) per concludere i lavori in corso, realizzati quasi al 50%. Come noto, poi, occorrono altri soldi per le dotazioni tecnologiche e per gli arredi. Il completamento del complesso, oggettivamente, un’altra volta scompare dalla vista.
“Siamo convinti - dice Ciancio - che tutti i soggetti interessati, in questa fase delicata e difficile, devono affiancare il Comune per evitare che la l'opera resti per lungo tempo un’incompiuta”.
Il segretario lancia un appello generale: i politici, i sindacalisti e naturalmente gli operatori della giustizia possono mettersi insieme e rivendicare le risorse necessarie, alla Regione o al ministero della Giustizia.
“Il Comune deve farci sapere quanto serve esattamente. Subito dopo, se necessario, andiamo a Napoli o a Roma per aprire una vertenza. In Italia i palazzi di giustizia incompleti sono già tanti. Non si sente la necessità di aggiungere il caso salernitano”.
Speriamo bene. Comunque sia, la costruzione della cittadella è già un lungo viaggio tormentato, cominciato addirittura negli anni Ottanta, quando l’opera fu pensata. All’inizio dei Novanta - come Feneal ricostruisce - il Comune l’appaltò una prima volta per farla costruire nella zona orientale della città, poi ci ripensò e avviò le procedure per la collocazione nello scalo merci ferroviario.
Avviati i lavori nel 2002, i problemi non sono finiti. L’impresa vincitrice della gara, Romagnoli, ha portato avanti il cantiere fino a quando è stata rilevata da Pisa Costruzioni, che adesso, come visto si è fermata. La firma del progettista, David Chipperfield, archietteto di caratura internazionale, evidentemente, non è bastato per assicurare vita tranquilla al cantiere.
ALFONSO SCHIAVINO
Tratto dal sito: www.ilmattino.it

martedì, novembre 25, 2008

Dichiarazione finale della Conferenza "La formazione dell'avvocato in Europa".


Dichiarazione approvata nella Conferenza sul tema “La formazione dell’avvocato in Europa” svoltasi a Roma nei giorni 6, 7 e 8 novembre 2008.

La prima Conferenza sulla Formazione dell’avvocato in Europa, riunita in Roma dal 6 all’8 novembre 2008, con la partecipazione di rappresentanze delle Avvocature di venticinque Paesi europei ha riaffermato che
- la formazione iniziale e continua è condizione fondamentale per garantire il ruolo di un’avvocatura indispensabile alla giustizia e garante dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini;
- elevati livelli di qualità ed etica della professione legale sono anche condizioni necessarie per salvaguardare l’indipendenza dell’avvocato da ogni potere, per rafforzarne la funzione nell’interesse generale, per limitare i condizionamenti derivanti dal prevalere delle regole del mercato e della concorrenza sulla specificità e sulla rilevanza pubblica della professione;
- la specializzazione dell’avvocato è imposta dall’evoluzione degli ordinamenti giuridici e dalla crescente richiesta di specifiche ed elevate competenze professionali;
- una formazione fondata su regole comuni e su obbiettivi convergenti nel quadro comune di riferimento del diritto comunitario agevola la circolazione degli avvocati nell’Unione Europea.
La Conferenza ha quindi rilevato che, pur nelle diversità storiche e culturali dei paesi membri dell’U.E. esiste una base comune che è necessario potenziare
- con il riconoscimento reciproco di forme obbligatorie di formazione continua;
- con l’attuazione di una formazione iniziale obbligatoria che prepari giovani qualificati anche mediante la realizzazione di progetti comuni europei;
- con la individuazione di contenuti comuni della formazione quali le tecniche dell’argomentazione e del linguaggio, le abilità nella costruzione di testi difensivi e di pareri legali, le tecniche di negoziazione, di mediazione e dei contratti, la conoscenza della psicologia giuridica oltre a regole fondamentali di etica professionale e di responsabilità sociale dell’avvocato;
- con la formazione costante dei formatori.
La Conferenza di Roma, preso atto di ciò
- chiede ai Governi dei Paesi rappresentati in seno al CCBE di riconoscere e sostenere le attività formative svolte dalle Istituzioni degli avvocati quale contributo allo sviluppo economico e civile della società europea e per una efficace tutela dei diritti e delle libertà democratiche, e di agevolare progetti per la formazione comune dei giovani;
- dichiara che le Avvocature dei Paesi europei rappresentati in seno al CCBE riconoscono l’opportunità di convocare conferenze annuali sulla formazione (iniziale, continua, dei formatori), da tenere in Roma, per un costante scambio di conoscenze e di esperienze sui problemi comuni;
- auspica l’adozione di protocolli multilaterali per il riconoscimento delle attività formative svolte in Paesi diversi e per promuovere incontri con finalità formative tra giovani di diversi paesi;
- raccomanda di promuovere incontri tra formatori dei vari paesi dell’U.E. per favorire la trasmissione e lo scambio di esperienze sui contenuti e sui metodi della formazione dell’avvocato europeo;
- impegna il CCBE a sostenere l’attività formativa svolta dalle singole Istituzioni forensi e a riconoscere principi di etica professionale e di responsabilità sociale comuni ad ogni esercente la professione legale in Europa quale base per la costruzione della identità dell’avvocato europeo.
Roma, 8 novembre 2008

Tribunale di Venezia: manca carta igienica, la portano i giudici!


VENEZIA - A Venezia magistrati, cancellieri e personale tecnico amministrativo giudiziario devono portare in ufficio carta igienica e sapone: i servizi del Tribunale e della Procura della città lagunare, infatti, non ne sono provvisti.

LA DENUNCIA - «Lo sanno tutti che i tribunali sono in una condizione di disastro - spiega il procuratore generale Ennio Fortuna - siamo senza macchine, senza benzina, senza personale: il dettaglio di questi materiali di consumo fa colore, ma non è certo la cosa più tragica».

NIENTE MATERIALI - In ogni caso, le forniture di questo tipo di accessori, scrive il Gazzettino, non sono contemplate da parecchio tempo, sembra fin dagli anni novanta. Ma mancano anche altri materiali strettamente indispensabili per il lavoro giudiziario, a cominciare dalla carta da fotocopie.
A destare preoccupazione, tra l'altro, la messa in forse dell'indennità da procedimento speciale ai viceprocuratori onorari che coprono i tre quarti delle udienze penali, a fronte di 10mila procedimenti penali pendenti, oltre 14mila civili e quasi 3mila di lavoro

Tratto dal sito: www.corriere.it

lunedì, novembre 24, 2008

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AL CONGRESSO FORENSE.

OSSERVATORE ROMANO: IN SENTENZA CROCIFISSO AUTODISTRUZIONE EUROPA.


(ASCA) - Citta' del Vaticano, 24 nov - Una sentenza che ''consacra giuridicamente la rinuncia di un'Europa disorientata, irrazionalmente in preda a un impulso di autodistruzione'': commenta cosi' l'Osservatore Romano la sentenza con cui un tribunale spagnolo ha sollecitato i responsabili di una scuola pubblica a rimuovere i crocifissi dalle aule, adducendo come motivazione che la presenza di una semplice croce viola il ''diritto fondamentale alla liberta' religiosa e di culto''.
''In quella semplice croce - scrive Juan Manuel de Prada sul quotidiano pontificio - si riassume la storia del genere umano, con tutta la sua genealogia di debolezza e grandezza, gioia e dolore''.
''A nessuna persona in pieno possesso delle proprie facolta' - prosegue il giornale della Santa Sede - sfugge che il segno della croce non viola nessun diritto fondamentale; tuttavia, da qualche tempo, l'invocazione di diritti e liberta' si sta trasformando in Spagna in un pretesto giuridico che maschera un sentimento di odio antireligioso e di ''cristofobia', sentimento che l'autorita' avrebbe l'obbligo di perseguire, invece di concedergli una copertura giuridica''.
''Che si giunga a considerare un crocifisso offensivo in Occidente si puo' solo interpretare come un sintomo allarmante di amnesia o necrosi culturale'', sostiene l'autore dall'articolo, secondo il quale ''da qualche tempo, un impulso autodistruttivo si sta impossessando dell'Europa, trovando la sua espressione piu' triste e pervicace nell'ansia di cancellare dalla nostra memoria il lascito morale e culturale del cristianesimo; e in Spagna questo impulso autodistruttivo assume espressioni violente''.
''Il fatto che questo impulso autodistruttivo giunga alle scuole - sostiene de Prada - ci pone dinanzi a una realta' paurosa''.
In altre parole, ''il laicismo che oggi trionfa in Spagna ci vuole sempre piu' orfani d'identita'; e sa che quando noi spagnoli smetteremo di guardare a colui che e' appeso a quel legno, avremo smesso di sapere chi siamo e saremo pronti a essere cio' che vogliono fare di noi''.
''Il laicismo - spiega l'autore dell'articolo - intende privare di ''senso' la trasmissione culturale della conoscenza, trasformandola in un mero accumulo di dati sconnessi; e per questo si sforza di allontanare i crocifissi dalla contemplazione dei bambini, poiche' alla luce del Crocifisso i pezzi della conoscenza si assemblano, formano un amalgama che nutre di significato la vita e la storia umana''.

Altre foto dal Congresso Forense di Bologna.



domenica, novembre 23, 2008

La replica del Presidente del COA di Salerno, alle gratuite accuse di De Luca agli avvocati.


Caro Direttore,
mi conceda la Sua ospitalità in relazione a quanto pubblicato,dal giornale da Lei diretto, nell'edizione di oggi 22/11.
Mi preme mettere a punto alcuni aspetti dell'articolo "I professionisti,interessati a trovare clienti", che sono l'evidente frutto di disinformazione da parte del primo cittadino di questa Città e la cui lettura mi ha indispettito ed indignato.
Si tratterà di disinformazione in quanto il Sig.r Sindaco non può avere la pretesa non solo di conoscere ma anche di indirizzare,di scegliere e di incidere su tutto.
Se altre categorie "sono adesive" e subiscono, l'Avvocatura Salernitana, che ho l'alto onore di rappresentare, decisamente, e con forza, non lo consente.
Ma come si permette l'On.le De Luca di affermare che sono gli Avvocati ad avvicinare i potenziali clienti ?
Ma quale commistione potrebbe esservi tra Giudici di Pace ed Avvocati se nell'ipotesi di sentenza per opposizioni a contravvenzioni,di scarso valore economico, le spese sono a carico del ricorrente?
Quest'ultimo,spessissimo,personalmente propone il ricorso e, poi, presenzia in udienza.
L'Avvocatura Salernitana è seria, dignitosa e matura e sopratutto onesta se è vero come è vero che sul sito ufficiale dell'Ordine, recentemente, è stato pubblicato il modulo per accelerare l'istruttoria per i sinistri stradali verificatisi per colpa dell'Ente, materia per la quale l'On.le De Luca, nel settembre 2006, intraprese un'altra inutile crociata.
Ho già convocato il Consiglio dell'Ordine che valuterà le dichiarazioni rese dal Sig.Sindaco.
Nessuno dimentichi mai,e men che meno il primo cittadino, che gli Avvocati Salernitani sono i figli di Dino Gassani e Marcello Torre che hanno pagato con il sangue la difesa degli alti valori della Toga.
La ringrazio,i miei migliori saluti
Avv.Americo Montera
Fiero Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Salerno



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L'ARTICOLO PUBBLICATO DAL CORRIERE DEL MEZZOGIORNO IL 22/11.

SALERNO, DE LUCA CONTRO I GIUDICI DI PACE LEGATI CON GLI AVVOCATI


SALERNO — Attacco frontale del sindaco Vincenzo De Luca al sistema giustizia salernitano ed in particolare alla categoria dei giudici di pace e degli avvocati. Ancora una volta il primo cittadino di Salerno, intervenendo alla settimanale tribuna televisiva, in onda su LiraTv, ha tuonato alla sua maniera. De Luca ha posto l´accento sul problema dell´amministrazione della giustizia in città con specifico riferimento alla giurisdizione del giudice di pace, chiamato a decidere sulle cause civili fino ad un tetto di duemilacinquecento euro, sui sinistri per un valore massimo di quindicimila euro e su tutti quei reati cui si procede con querela, oltre ovviamente alle controversie con la pubblica amministrazione. Anche perchè nell´ultimo anno, al Comune, sono arrivati 4.189 ricorsi contro le multe elevate dai vigili. E in gran parte i giudici di pace hanno dato ragione ai ricorrenti. «Abbiamo in città — esordisce De Luca — delle situazioni inspiegabili. Ci sono diversi giudici di pace che invece di mettersi al servizio del cittadino e della giustizia, fanno di tutto per aumentare il numero dei procedimenti e delle sentenze, in quanto vengono pagati per il numero stesso di cause portate a sentenza. Alcuni di essi addirittura difendono palesemente la parte in causa che ha promosso l´azione, ledendo quelli che sono i principi stessi dell´ufficio che occupano». Una situazione a dir poco patologica quella descritta da De Luca che rincara la dose preannunciando un´azione legale a difesa del diritto. «Stiamo preparando un accurato dossier — continua De Luca — che invieremo nelle prossime giornate alla procura della Repubblica di Salerno chiedendo di fare luce e giustizia rispetto ai gravi fatti che denunciamo. Posso affermare senza problemi che mentre tanti giudici di pace fanno bene il proprio lavoro e sono degni di stima e rispetto, altri concepiscono la loro attività professionale come un mercato». Le accuse del primo cittadino vanno poi a toccare anche la categoria degli avvocati, legata a doppio filo all´attività dei giudici di pace in quanto legali difensori degli interessi dei cittadini nei procedimenti. «Non mancano — commenta il sindaco — anche situazioni in cui emergono chiari interessi e scambi di favori tra giudici di pace ed avvocati, sempre al fine di moltiplicare il numero dei procedimenti pendenti. In particolare abbiamo individuato due soggetti ben precisi che segnaleremo agli organi competenti». La conclusione di De Luca si trasforma in una vera e propria denuncia pubblica quando entra nel merito dei fascicoli di causa: «Succedono anche cose assurde. Infatti scompaiono da dentro i fascicoli dei procedimenti carte ed intere cartelline. Sono gli stessi avvocati che fanno sparire le carte, magari quelle che sono state presentate dal Comune e noi come amministrazione dobbiamo perdere tanto tempo per ricostruire il fascicolo di causa».
Umberto Adinolfi
Corriere del Mezzogiorno



I due articoli sono tratti dal sito del COA di Salerno www.ordavvsa.it

Da martedì in sciopero i magistrati onorari.


(ANSA) - ROMA, 22 NOV - I magistrati onorari entrano in sciopero dal prossimo martedi' e per tutta la settimana. la protesta e' indetta dalla Federmot.

'Si sollecita una riforma della magistratura onoraria per avere diritto ad un'equa retribuzione, alla malattia, alle ferie, alla pensione, al tfr'.

Anche a ottobre le toghe onorarie hanno incrociato le braccia per cinque giorni per protestare contro la decisione del governo di dimezzare il compenso liquidatogli per ogni sentenza emessa.

sabato, novembre 22, 2008

Vincenzo, gli avvocati e le multe.


Diciamo la verità, da parecchio Vincenzo va sopra le righe, ma nessuno ha il coraggio di dirglielo.
Ieri però ha davvero passato il segno!
Nella sua “telepredica” del venerdì è partito lancia in resta contro gli avvocati, rei di difendere i loro clienti e di proporre troppe opposizioni, avverso le migliaia di multe (in massima parte per divieto di sosta) che i vigili urbani e gli ex parcheggiatori abusivi (pardon: ausiliari del traffico) scagliano contro gli automobilisti salernitani.
Non vogliamo entrare nel merito dell’antico problema delle multe usate come mezzo di finanziamento ai Comuni (che notoriamente non rispettano il vincolo di destinazione che le somme rastrellate hanno), ma ci preme replicare alle infamanti e falsissime accuse che il sindaco sceriffo ha scagliato contro gli avvocati salernitani.
1) Anzitutto De Luca non sa, o finge di non sapere, che nella maggior parte dei giudizi di opposizione alle contravvenzioni, le parti stanno in giudizio senza difensore, in virtù di specifica disposizione di legge;
2) Nei pochi casi in cui c’è la difesa tecnica, l’avvocato non può nutrire alcuna aspettativa economica dall’esito del giudizio, perché nel 100% dei casi le spese processuali vengono compensate (perciò il Comune non sborsa nulla per spese di soccombenza);
3) Per gli stessi motivi (carenza d’interesse!) non è affatto vero che gli avvocati sottraggano le documentazioni inviate dal Comune, mentre invece è vero che è proprio l’ente – per propria disorganizzazione – che sovente si rende inadempiente;
4) E’ risibile, non fosse altro per l’esiguità dei compensi percepiti dai GDP (circa €. 70,00 a sentenza), ipotizzare oscure trame e connivenze tra giudici ed avvocati.
Insomma, caro sceriffo, siamo alle solite!
La demagogia sfrenata alla lunga non paga, come non paga una politica fatta solo di “palle e pippe”.
consiglioaperto

....Sempre il solito "sceriffo", che le spara grosse!

venerdì, novembre 21, 2008

Congresso di Bologna: attimi di "follia" alla cena conclusiva.















Cassazione: compenso avvocato d'ufficio? Non è vincolato alla sentenza.


La Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione (Sent. n. 42844/2008) ha stabilito che gli avvocati d’ufficio che hanno difeso la parte civile in un processo penale, possono pretendere il pagamento di una parcella superiore rispetto a quanto stabilito dal giudice con la sentenza fermo restando il limite delle tariffe. La Corte ha infatti affermato che “nessuna disposizione di legge è rinvenibile nel senso di vincolare la liquidazione in favore del difensore alla misura fissata dal giudice penale in sentenza.
Ed anzi, nel sistema previsto dal T.U. citato (ed anche dalla precedente normativa) esiste una disposizione che è di segno opposto, laddove si precisa, con l’art. 82 sopra già richiamato, che la liquidazione dell’onorario e delle spese in favore del difensore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato non possono superare i valori medi tariffari. E’ dunque evidente che si può verificare che nella liquidazione effettuata dal giudice penale vengano superati i valori medi, ciò che comporterebbe, se si dovesse ritenere comunque vincolante anche nei confronti del professionista tale liquidazione, un superamento dei limiti del compenso al medesimo dovuto, difficilmente giustificabile”.
La Corte ha poi aggiunto che “è altresì evidente la difficoltà, anche dal punto di vista pratico, di coordinare le due liquidazione, per la necessità, come già messo in evidenza il provvedimento impugnato, di un provvedimento a favore del difensore e per la assenza, si ribadisce, di ogni previsione normativa che stabilisca che il giudice penale debba uniformarsi al criterio di cui all’art. 82 del TU.
Tali inconvenienti possono essere evitati riconoscendo l’autonomia delle due liquidazioni, secondo un principio che è stato già affermato da questa Corte, con recentissima sentenza del 2 luglio 2008 n. 26663 […], che ha ritenuto che la disposizione dell’art. 541 cpp, co. 1, è intesa a regolare il regolamento delle spese processuali tra imputato e parte civile, e la condanna concerne il primo in favore esclusivamente del secondo. L’onorario e le spese di cui all’art. 82 dpr n. 115 del 2002 afferiscono invece al rapporto tra il difensore e la parte difesa e vanno liquidati dal magistrato competente ai sensi del precitato testo normativo, con i criteri indicati dallo stesso articolo 82 e quindi con valutazione autonoma di tale giudice rispetto a quella che afferisce al diverso rapporto tra imputato e parte civile”.
“Da ultimo – prosegue la Corte – può osservarsi che nella giurisprudenza civile di questa Corte è consolidato il principio che il cliente è sempre obbligato a corrispondere gli onorari e i diritti all’avvocato e al procuratore da lui nominati ed il relativo ammontare viene stabilito dal giudice nei suoi specifici confronti a seguito del procedimento monitorio (art. 636 c.p.c.) o del procedimento previsto dagli artt. 28 e 29 della legge n. 794 del 1942, senza essere vincolato alla pronuncia sulle spese, da parte del giudice che ha definito la causa cui le stesse si riferiscono […]. Principio che, in mancanza di una apposita disposizione in contrario, deve trovare applicazione anche con riferimento al patrocinio statale”.

(tratto dal sito: www.studiocataldi.it-Data: 21/11/2008 1.00.00 - Autore: Cristina Matricardi)

giovedì, novembre 20, 2008

Congresso Forense di Bologna: immagini dalla cena conclusiva.






Giustizia/ Alfano: Di Pietro grida ma ha fatto stessa proposta.


Roma, 20 nov. (Apcom) - Il ministro della Giustizia Angelino Alfano respinge le accuse di voler varare un'amnistia mascherata per i reati con pene fino a 4 anni e in un'intervista al Corriere della sera spiega: "Pochi giorni fa, proprio l'Italia dei Valori di Di Pietro proponeva al Senato la 'sospensione del processo' con messa alla prova per i reati fino a 3 anni... Ecco noi abbiamo adottato quello schema e ora accusano il governo di voler varare un colpo di spugna. Nessuno si sogna amnistie e indultini. Non siamo interessati".
Il Guardasigilli replica anche alle critiche che arrivano dall'interno della maggioranza: "La Russa e Maroni condividono l'impianto del provvedimento anche se hanno espresso dubbi sulla messa in prova. Sui 4 anni capisco le perplessità ma confermo che siamo pronti a discuterne con concretezza da uomini di governo".
Alfano ricorda poi che "la messa alla prova è un istituto che da oltre 20 anni esiste nel processo minorile e rientra nel progetto di accelerazione del processo proposto dal governo Prodi" ed è anche "ritenuto valido dal ministro ombra del Pd Tenaglia sebbene con il tetto di due anni".
Il ministro assicura che nel governo non c'è "nessun problema, nè con La Russa nè con Maroni. Approfondiremo la questione e troveremo la soluzione migliore".
E a chi gli chiede se il provvedimento sarà discusso domani in consiglio dei ministri Alfano risponde: "Non è detto che domani ci sia Consiglio dei ministri".

mercoledì, novembre 19, 2008

Alpa (Cnf): “Bene il ministro sulla riforma urgente della professione.Verificheremo le promesse”.


“Apprezziamo il fatto che il ministro Alfano abbia ribadito l’intenzione di accelerare il progetto di riforma della professione forense, facendosi carico di coordinarsi con il parlamento per individuare la via più breve. In questi due giorni sono state accese dai politici molte aspettative: verificheremo se le promesse fatte saranno rispettate”.
Con queste parole il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa ha commentato l’intervento del ministro della giustizia Angelino Alfano, intervenuto a Bologna nel corso della tavola rotonda Comunicare il futuro organizzata dal Cnf in occasione del XXIX Congresso forense.
Il ministro ha indicato la disponibilità ad appoggiare la proposta di riforma professionale condivisa da tutte le componenti della categoria, ha promesso il ripristino del principio della parità tra accusa e difesa nel processo penale, ha garantito che troverà la risorse finanziarie per le riforme con la istituzione del Fondo unico della giustizia operativo dal 2009 e annunciato che presenterà al senato un ddl di delega per la semplificazione dei riti nel processo civile.
Nella tavola rotonda, coordinata dal direttore del tg de La 7 Antonello Piroso, sono stati discussi i risultati di due ricerche del Censis e dell’Università Roma tre sulla Responsabilità sociale dell’avvocatura e sull’Immagine degli avvocati nei media, che hanno evidenziato come i cittadini siano soddisfatti mediamente delle prestazioni professionali legali ma che i legali non godono di buona fama nei media.
Sono stati chiamati a confrontarsi sulle aspettative rispetto all’avvocatura da parte dei consumatori, delle imprese, degli opinion makers Anna Bartolini (Consumatori), Antonio Caprarica (Radio 1), Giovanni Negri (Sole 24 Ore), Giovanni Valentini (la Repubblica), Roberta Petrelluzzi (Un giorno in pretura), Paolo Borgna (pm a Torino e autore de Difesa degli avvocati scritta da un pubblico accusatore), Massimo Cavazza ( Unindustria) e Roberto Montagnani ( Cna).
La Bartolini ha evidenziato che spesso le associazioni di consumatori difendono i cittadini nelle cause minori; Valentini ha proposto una alleanza tra giornalisti e avvocati orientata a condurre la battaglia per la separazione delle carriere ma anche a lasciar cadere le querele per diffamazione quando intimidatorie; la Petrelluzzi ha invitato i legali a non essere troppo condiscendenti con i propri assistiti, a spiegare cosa ci si può aspettare da un processo; Caprarica ha sollecitato gli avvocati a mettersi in gioco sul serio; Negri ha identificato in uno stretto controllo deontologico il ruolo degli ordini professionali; Montagnani ha rappresentato l’esperienza positiva delle piccole imprese con i propri legali mentre Cavazza ha indicato le imprese come un bacino potenziale di mercato per i legali a condizione che gli avvocati siano preparati, conoscano l’ambito economico, individuino soluzione per non arrivare al contenzioso.
Al termine della tavola rotonda, il futuro della professione forense è stata al centro di un dibattito tra eminenti esponenti della professione che hanno portato al congresso le loro esperienze di eccellenza: Francesco Berti Arnoaldi Veli, Federico Carpi, Carla Guidi, Giuseppe Frigo, Celestina Tinelli, Francesco Galgano, Filippo Sgubbi

CASSAZIONE: RINVIATO PROCESSO CONTRO GIUDICE ANTI-CROCIFISSO.


Roma, 18 nov. - (Adnkronos) - La Cassazione ha rinviato a nuovo ruolo il processo a carico di Luigi Tosti, il magistrato anti-crocifisso che il 23 maggio del 2007 e' stato condannato dal Tribunale dell'Aquila a sette mesi di reclusione, oltre ad un anno di interdizione dai pubblici uffici, per essersi rifiutato di tenere udienza in un'aula in cui c'era il crocifisso.
Il magistrato, giudice al Tribunale di Camerino, attualmente e' sospeso dalle funzioni.

XXIX CONGRESSO FORENSE: LA MOZIONE POLITICA APPROVATA.


MOZIONE POLITICA

Il XXIX Congresso Nazionale Forense, riunito in Bologna nei giorni 13-16 novembre 2008,
preso atto
della perdurante assenza di un serio e complessivo progetto di riforma della giustizia, clamorosamente confermata dall’ennesimo intervento emergenziale sul processo civile in discussione al Parlamento, in un sistema nel quale i procedimenti si distinguono ormai dall’anno di instaurazione del processo, divenuto ormai oggetto di se stesso,
tenuto conto
dell’intervento all’assise congressuale del Ministro di Giustizia e degli impegni assunti tra cui l’imminente presentazione di una legge volta all’unificazione dei riti del processo civile, il ripensamento delle proposte di modifica al codice di procedura ed in particolare della introduzione di filtri per il giudizio in Cassazione, nonché la riforma dell’ordinamento professionale forense,
osserva
L’ansia di deflazione indiscriminata e sommaria del processo, contro lo stesso dettato dell’articolo 111 della Costituzione, allontana progressivamente la giustizia concretamente attuata dal processo da quella sostanziale.

L’Avvocatura italiana ha ripetutamente reclamato una riflessione complessiva sul sistema e sui modelli di protezione dei diritti e degli interessi in vista di una nuova architettura delle tutele, tanto più urgente per l’incomprimibile aumento della domanda di giustizia e per il tramonto dello Stato nazionale come fonte unica del diritto e quindi della sua attuazione.

Di tale riflessione, tuttavia, essa sola, tra i corpi sociali organizzati, sembra essersi fatta carico, promuovendo la Conferenza Nazionale per la Giustizia, con l’obiettivo di estendere il dibattito e sensibilizzare al tema Governo, Parlamento, magistratura, forze politiche e parti sociali.

Bisogna prendere atto, tuttavia, che la convergenza tra una politica di piccoli orizzonti e la vischiosa resistenza della magistratura ad ogni ripensamento della propria funzione, ha fin qui determinato una pericolosa deriva tecnocratica della giurisdizione, priva di giustificazione sistematica e, talvolta, anche di legittimazione democratica, non impedendo che, come con l’ultima riforma proposta, si arrivi ad investire un organismo giurisdizionale di un potere che va ben oltre l’interpretazione, con ciò dimenticando che i sistemi giuridici basati sullo stare decisis hanno strumenti di bilanciamento e ricambio (nomina popolare, temporaneità, ecc.) di cui il nostro ordinamento è privo.

Per rimediare a tale squilibrio è necessaria una scelta di sistema, o sulla via di avvicinamento al diritto uniforme, ovvero rimuovendo le alterazioni incoerenti con la tradizione giuridica continentale, come le recenti previsioni di inammissibilità nei ricorsi per cassazione.

L’Avvocatura italiana respinge la via puramente emergenziale della deflazione indiscriminata a costo zero e della sommarizzazione del processo con ciò
1) riaffermando l’esigenza di una vigorosa e moralizzatrice riorganizzazione delle risorse (personali, professionali, deontologiche, tecnologiche, finanziarie) esistenti, anche sulla base di modelli già sperimentati (quali, tra gli altri, le ormai note esperienze della Procura di Bolzano e del Tribunale di Torino);
2) ribadendo l’imprescindibile allocazione delle risorse necessarie, quanto meno attraverso la copertura degli organici attuali, insufficienti; l’eliminazione dei tagli e, appena possibile, la destinazione di ulteriori apporti;
3) sottolineando l’urgenza di una radicale semplificazione e di una tendenziale unificazione dei riti del processo civile, nel rispetto del principio dispositivo, che appare – tanto più nella prospettiva del processo telematico – una delle vie obbligate per razionalizzare e fluidificare una giurisdizione oggi collassata.

In tale contesto possono inserirsi le azioni collettive, a condizione che l’accesso alle stesse venga consentito senza limitazioni di legittimazione nel rispetto del diritto di difesa.

Solo una giurisdizione davvero efficiente potrà rendere efficaci gli strumenti di ADR, che diverrebbero così certamente appetibili.

In materia amministrativa e tributaria l’avvocatura rivendica la propria qualità di protagonista del processo di crescita della cultura di effettiva difesa del diritto del cittadino nei confronti della Pubblica Amministrazione.

Nel nostro sistema esistono carenze ed incongruenze, per effetto delle quali la posizione giuridica del privato verso l’Amministrazione troppe volte non ottiene effettiva soddisfazione, in relazione al bene della vita che risulta leso.

Deve registrarsi l’invito, autorevole e non isolato, a rivalutare l’opportunità di unificare le due giurisdizioni, valorizzando e implementando l’idea della creazione di sezioni specializzate che siano portatrici della stessa cultura ed esperienza del giudice amministrativo, ma che possano riunire in sé i poteri e gli strumenti di entrambe le giurisdizioni.

Nell’ambito della giustizia penale va riaffermata una tutela effettiva tenendo conto delle vere cause delle disfunzioni del sistema a partire dai soggetti della giurisdizione.
E’ improcrastinabile ottenere e garantire la terzietà del giudice ed autonomia e indipendenza della magistratura e della giurisdizione: separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, separazione della magistratura dalla politica per evitare contaminazioni dell’una e dell’altra, riforma del CSM, riforma della magistratura onoraria e dei giudici di pace.

Fermo il principio di obbligatorietà dell’azione penale, questo non può essere un mito per nascondere l’esercizio discrezionale da parte della magistratura, ma deve rispondere quantomeno a criteri legali per il suo esercizio. La definizione dei principi di politica criminale è compito del potere legislativo: lo impone anche il principio di eguaglianza.

Il necessario legame tra il diritto penale sostanziale e quello processuale, in un quadro organico e coerente, deve portare alla ridefinizione della soglia dell’intervento penale in senso stretto giungendo a un diritto penale essenziale, attuale e realizzabile, e ad una riflessione complessiva e coordinata sulle sanzioni.

Devono essere abbandonate visioni simboliche ed emergenziali del diritto penale e deve essere introdotta la riserva di codice e di legge organica, per cui le nuove norme penali possano essere ammesse solo se modificano il codice o se previste in leggi organiche che disciplinano una determinata materia.

Va riaffermata la validità del processo accusatorio contro tentazioni o derive inquisitorie, nonché interventi mirati sugli snodi che oggi presentano criticità.

Il processo penale non può essere ritenuto strumento di lotta alla criminalità ma deve rappresentare la verifica della pretesa punitiva dello stato nei confronti della persona accusata.

I processi devono ritornare nelle aule di giustizia davanti al loro giudice naturale, nei tempi, nei luoghi e con le modalità del giusto processo: occorrono quindi interventi, non solo etici, contro la loro sovraesposizione mediatica, che riconducano nel corretto alveo il rapporto tra giustizia e informazioni.

Anche l’Avvocatura è chiamata a rinnovare se stessa.

E’ ineludibile e indefettibile la riforma dell’ordinamento professionale forense per garantire qualità della prestazione e qualificazione professionale dell’avvocato.

Accesso, formazione, aggiornamento e specializzazione sono punti qualificanti e fondamentali di una riforma coerente con le trasformazioni della società e con il nuovo contesto europeo.

La difesa d’ufficio ed il patrocinio dei non abbienti devono diventare sempre più efficaci e l’avvocatura dovrà fare responsabilmente la sua parte.

L’Avvocatura è unita nel respingere ipotesi di mero taglio delle strutture esistenti, con scelte tese a contenere la spesa pubblica, ma non ispirate a corretti criteri di razionalizzazione e di sicurezza dei cittadini.
Nel contempo, l’Avvocatura è consapevole sia dell’opportunità di modernizzazione dell’attuale sistema, sia di un profondo sforzo culturale, per individuare nuovi corretti metodi di intervento onde recuperare efficienza ed efficacia.
In quest’ottica, in vista di una stagione di riforme sull‘amministrazione della giustizia sotto il profilo processuale ed organizzativo, gli avvocati ritengono che, ancor prima di porsi il problema della distribuzione degli uffici sul territorio, sia indispensabile comprendere quale tipo di processo regolerà i rapporti contenziosi tra i cittadini e quale tipo di processo governerà il sistema penale.
In ogni caso, non trascurabili e di sicuro riferimento dovranno essere parametri quali la popolazione, la morfologia dei territori, le infrastrutture (viabilità, edilizia giudiziaria, ecc.), il tessuto socio-economico di riferimento, attuale e futuro, la natura degli affari trattati, la presenza di criminalità organizzata.
Ciò posto, l’Avvocatura, anche su questo tema, è pronta a continuare a svolgere il suo ruolo di interlocutore essenziale e necessario, per affrontare il problema in maniera seria ed intelligente, al fine di pervenire alle scelte più giuste.
esprime
contrarietà, di metodo e di merito, ad interventi parziali ed in larga misura velleitari, che manifestano una visione burocratica della giustizia, lontana dalla più moderna concezione ormai patrimonio dell’UE, di servizio destinato ai cittadini e alle imprese, per la soluzione dei conflitti attraverso un processo giusto che si concluda in tempi ragionevoli;

auspica
che gli impegni assunti dal Ministro e la disponibilità da questi manifestata all’assise congressuale possano trovare piena rispondenza nell’attività del Legislatore avviando l’attesa stagione di riforme.

Pertanto, il XXIX Congresso Nazionale Forense

CHIEDE
al Governo ed al Parlamento di cessare dagli interventi parziali ed emergenziali facendosi altresì carico di una riforma complessiva della giurisdizione nei sensi sopra indicati;
di adoperarsi affinché sia celermente approvata una legge di riforma dell’ordinamento professionale forense, secondo le indicazioni dell’avvocatura italiana.

RINNOVA PERTANTO L’INVITO
a una complessiva riflessione sul sistema delle tutele e della risoluzione dei conflitti con il concorso dell’avvocatura e il confronto di tutti i soggetti della giurisdizione.

INVITA INFINE
a proseguire nell’attività di riforma secondo le linee indicate nelle premesse e sulla base degli impegni assunti anche in sede di Congresso da parte del Ministro.

Bologna, 15 novembre 2008

La crescita esponenziale del numero degli avvocati.


IL GRAFICO E' TRATTO DALLA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA CASSA DI PREVIDENZA AVVOCATI, AVV. PAOLO ROSA, AL XXIX CONGRESSO FORENSE DI BOLOGNA.

Privacy: dal 2009 in vigore le nuove regole di condotta per avvocati e investigatori privati.


In vigore dal 1 gennaio 2009 il codice deontologico privacy per avvocati e investigatori privati che detta le nuove regole di condotta in relazione al trattamento dei dati personali dei propri clienti per svolgere investigazioni difensive o per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria, sia nel corso di un procedimento, anche in sede amministrativa, di arbitrato o di conciliazione, sia nella fase propedeutica all'instaurazione di un eventuale giudizio, sia nella fase successiva alla sua definizione.
Il codice si applica a:
1) avvocati o praticanti avvocati iscritti ad albi territoriali o ai relativi registri, sezioni ed elenchi, i quali esercitino l'attività in forma individuale, associata o societaria svolgendo, anche su mandato, un'attività in sede giurisdizionale o di consulenza o di assistenza stragiudiziale, anche avvalendosi di collaboratori, dipendenti o ausiliari, nonché da avvocati stranieri esercenti legalmente la professione sul territorio dello Stato;
2) soggetti che, sulla base di uno specifico incarico anche da parte di un difensore (aut. gen. n. 6/2007, punto n. 2), svolgano in conformità alla legge attività di investigazione privata (art. 134 r.d. 18 giugno 1931, n. 773; art. 222 norme di coordinamento del c.p.p.).
3) chiunque tratti dati personali per le finalità di cui al comma 1, in particolare a altri liberi professionisti o soggetti che in conformità alla legge prestino, su mandato, attività di assistenza o consulenza per le medesime finalità.
"Gli avvocati, in particolare, devono fornire anche concrete istruzioni al personale di studio affinché si pongano speciali cautele in caso di utilizzo di registrazioni audio/video, di tabulati telefonici, di perizie ecc. e devono vigilare affinché si eviti l'uso ingiustificato di informazioni che potrebbero comportare gravi rischi per il cliente. Atti e documenti, una volta estinto il procedimento o il mandato, possono essere conservati in originale o in copia, solo se risultino necessari per altre esigenze difensive della parte assistita o dell'avvocato.
Gli investigatori, da parte loro, non possono intraprendere di propria iniziativa investigazioni, ricerche o altre forme di raccolta dei dati. Le investigazioni sono lecite solo se l'incarico è conferito per iscritto da un difensore o da un altro soggetto. L'incarico ricevuto va eseguito personalmente: ci si può avvalere di altri investigatori privati se nominati all'atto del conferimento oppure successivamente purché tale possibilità sia stata prevista. Conclusa l'attività investigativa, e comunicati i risultati al difensore o a chi ha conferito l'incarico, i dati raccolti devono essere cancellati. L'archivio deve essere periodicamente controllato e contenere solo informazioni pertinenti ed indispensabili.
Il rispetto del codice costituisce condizione essenziale per la liceità e correttezza del trattamento dei dati personali."
(Dal comunicato stampa del Garante per la privacy).

Eventi formativi per dicembre 2008.

martedì, novembre 18, 2008

L'ODG della prossima seduta del COA di Salerno.


CONSIGLIO DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI SALERNO
ORDINE DEL GIORNO
Tornata del 20 novembre 2008 ore 16,30

1.Lettura ed approvazione verbale precedente
2.Comunicazioni del Presidente
3.Iscrizioni e cancellazioni
4.Pareri
5.Magistratura onoraria-Rel.Cons.Avv. Altieri
6.Ammissioni gratuito patrocinio-Rel. Cons. Avv.Visconti
7.Delega per adempimenti circa presentazione liste elezioni Cassa
Previdenza-Rel.Cons. Avv. Paolino
8.Esame mozioni finali XXIX Congresso Nazionale Giuridico Forense-Rel.Cons. Avv.Tortolani
9. Istituzione Camera Arbitrale-Rel. Cons.Avv. Majello
10. Corsi presso Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza-
Rel.Cons.Avv.Baratta
11. Regolamento Formazione continua-Comunicazione del CNF-Rel.
Presidente
12.Sussidi e contributi
13.Varie ed eventuali

Il Presidente
Avv. Americo Montera

Il Consigliere Segretario
Avv. Gaetano Paolino

Il Csm si spacca sulla nomina del nuovo procuratore generale della Cassazione.


Un Csm spaccato ha nominato Vitaliano Esposito, 71 anni, napoletano, nuovo procuratore generale della Cassazione. Attualmente avvocato generale in Cassazione e per cinque anni "difensore" dell'Italia davanti alla Corte europea di Strasburgo, Esposito ha avuto la meglio sull'ex parlamentare Salvatore Senese, che fu tra i fondatori di Magistratura democratica.
Esposito e' passato con 15 voti, contro gli 11 andati al suo concorrente. Ha ottenuto il sostegno delle correnti della magistratura piu' moderate, Unicost e Magistratura indipendente, dei laici del centrodestra, del vice presidente del Csm Nicola Mancino, del pg uscente della Cassazione Mario Delli Priscoli e della laica dei Ds Celestina Tinelli.
Per Senese hanno votato invece i togati di Magistratura democratica e del Movimento per la Giustizia e tutti gli altri laici del centrosinistra, oltre al primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone.

lunedì, novembre 17, 2008

Alpa: nessuna misura anti-crisi per i legali.


Così Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, nella relazione con la quale ha aperto a Bologna il XXIX Congresso della categoria: “Ai professionisti nessuna attenzione da parte della classe politica”.
“Colpiti dalla recessione, i professionisti hanno dovuto procedere senza aiuti, senza interventi straordinari, senza alcuna attenzione da parte della classe politica. L’attenzione è stata piuttosto rivolta a imprese e consumatori, come se coloro che esercitano le professioni liberali non fossero al contempo operatori protagonisti dello sviluppo economico, producendo l’11% del Pil”.
E’ amara la constatazione del presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, all’apertura dei lavori del XXIX Congresso nazionale, esordendo proprio sui timori, sul “disagio economico” causato dalla crisi finanziaria che ha investito i mercati internazionali e con essi anche le professioni.
L’unità dell’avvocatura. Un disagio economico contro il quale l’avvocatura prova ad attrezzarsi partendo da una ritrovata unità di intenti di tutte le sue componenti. “Per la prima volta dopo tanti anni l’avvocatura ha saputo procedere unita ponendo in risalto più le linee che ispirano il Cnf e gli Ordini, l’Oua e le associazioni forensi che non le differenze di finalità e di obiettivi”, ha dato atto Alpa. “Essenziale è l’unità di intenti per progettare un programma di azione comune per fronteggiare la crisi ma anche per l’acquisizione di risultati immediati”.
Gli obiettivi da perseguire. “Il primo fra tutti”, ha specificato il presidente del Cnf nella sua relazione, “è proseguire il lavoro comune nella definizione del modello ideale di disciplina della professione forense, in modo da poter consegnare al legislatore un quadro di regole il più possibile condiviso, non solo sul procedimento disciplinare, ma anche sulle regole elettive, sul tirocinio, sull’esame di abilitazione, sull’aggiornamento permanente e sull’assicurazione della responsabilità civile. Il secondo è revocare la soppressione del principio di obbligatorietà delle tariffe forensi, e nel contempo discutere con il ministero della giustizia le proposte tariffarie formulate già ai precedenti titolari degli uffici competenti, e oggi all’esame dei nuovi titolari: proposte che mirano a svincolare i tempi del processo dal compenso professionale, e a semplificare i criteri di formazione e di lettura della tariffa. Il terzo è rivisitare il sistema fiscale, che oggi affligge senza alcuna logica (che non sia quella punitiva) le professioni intellettuali, le quali – a differenza di quanto non si prevede per le imprese – non sono oggetto né di sostegno, né di incentivo, né di sgravio. Aggiungerei, in modo preoccupante, di attenzione: attendiamo da Governo e Parlamento un segno concreto di discontinuità rispetto al passato e di apprezzamento per il lavoro proficuo che i professionisti continuano a svolgere a vantaggio dell’intero Paese.
Il fallimento della riforma Bersani. Per il presidente del Cnf, il dl Bersani “ha prodotto risultati opposti a quelli che intendeva realizzare”: la pubblicità commerciale non è esplosa; piuttosto sono invalsi comportamenti al limite della correttezza deontologica (consulenze offerte in locai aperti al pubblico), che paiono esorbitare anche rispetto allo stesso diritto comunitario. E se è difficile la valutazione sull’effetto della riforma sui compensi dell’avvocato, quanto al patto di quota lite vi è la “certezza che le nuove regole hanno agevolato i poteri economici forti e il sospetto che esse abbiano peggiorato la situazione dei consumatori. Tra le categorie più penalizzate, i giovani legali, che sono costretti ad accettare condizioni vessatorie
La liberalizzazione adeguata. E’ necessario puntare sulla “esecuzione di una prestazione qualitativamente affidabile. Da qui l’opportunità che una attività attualmente svolta senza controlli sia riservata a chi può assicurare una adeguata identificazione dei diritti, una adeguata predisposizione dei rimedi per difenderli, una adeguata tutela stragiudiziale oltre che giudiziale
In tempi di crisi e di fragilità del sistema economico occorre provvedere a che la tutela dei diritti anche in via stragiudiziale sia assicurata in modo adeguato; obiettivo questo , che si può ottenere con molti rimedi, ma eminentemente con la riserva della consulenza legale agli avvocati.
Queste garanzie, per Alpa, sono rafforzate dalle tariffe minime e massime: “il sistema tariffario è garanzia di indipendenza, di parità di trattamento, di equità di condizioni di scambio”, qualità più volte riconosciuta dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.
L’eliminazione delle distorsioni della concorrenza. Tanti gli esempi preoccupanti delle distorsioni prodotte da un sistema interpretato “ottusamente” in base al principio di concorrenza: il rapporto Ocse giunge alla conclusione “grottesca” di indicare come preferibile il modello finlandese, dove i cittadini possono rivolgersi a chiunque per la difesa dei loro diritti in giudizio, si fa strada l’outosourcing, l’offerta di servizi legali effettuata da studi stranieri non residenti in Italia con campagne pubblicitarie inaccettabili e ingannevoli. “La professione forense deve essere difesa da questi pericoli” e la strada maestra è la riforma dell’ordinamento professionale forense: “I principi che reggono il progetto condiviso di riforma della professione forense, in attesa di una testuale compiuta formulazione, tendono proprio a questo: alla formazione di un percorso universitario professionalizzante, alla effettuazione di un tirocinio effettivo accompagnato dalla frequenza alle Scuole, alla rigorosa selezione dell’esame di abilitazione, all’aggiornamento continuo, alla qualità della prestazione professionale, alla assicurazione della responsabilità civile”.
Le distorsioni della macchina della giustizia. Oggi la macchina è inceppata, come dimostra l’impietoso rapporto Cepej sui dati del 2006: 3milioni650 processi civili pendenti, che trascinano l’Italia al terz’ultimo posto nella graduatoria dei 34 paesi considerati. Le proposte finora avanzate non sono utili. “Si è proposto di coinvolgere altre professioni nella amministrazione della giustizia. Non credo che sia questa la via più appropriata e più sicura”, ha riferito Alpa. “Il filo rosso che unisce molte proposte in corso di discussione in Parlamento sembra l’uovo di Colombo: anziché rimediare ai mali, li si trasferisce al di fuori della competenza del giudice ordinario, e si aumenta il valore delle controversie assegnate ai giudici di pace, rischiando così il collasso senza interventi sugli organici; oppure si sopprimono le sedi periferiche, senza peraltro considerare che gli uffici giudiziari sono un presidio di legalità e di sicurezza; si semplifica la motivazione delle sentenze, rischiando così l’omissione di motivazione, o addirittura (per i processi di lavoro) si utilizzano modelli standard. E si propone di negare l’accesso alla giustizia di legittimità, negando il ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello che ha confermato la sentenza di primo grado, violando l’art. 111 della Costituzione; addirittura si propone di elevare le spese di giustizia”. Per Alpa, piuttosto, sono da favorire la mediazione e la conciliazione, rafforzare l’apporto degli avvocati nei consigli giudiziari.
Il ruolo sociale dell’Avvocatura. Per il presidente Alpa si assiste oggi a una regressione della considerazione e tutela del diritti fondamentali. “Sono emerse violazioni dei diritti fondamentali connesse con atteggiamenti discriminatori o restrittivi della libertà di opinione”. La debolezza dei diritti è tale perché vi sono diritti forti divenuti deboli, diritti deboli perché controversi, diritti deboli perché la legge è oscura. In questo scenario “si rafforza il ruolo dell’Avvocatura. L’avvocato difende i diritti e non deve scendere a compromessi con il potere”. Di fronte ai diritti fondamentali della persona, il mercato deve soggiacere.
La formazione dell’avvocato europeo. La dimensione europea è ormai irrinunciabile e propone nuove frontiere per i professionisti legali, per il Cnf e la sua Scuola di formazione, il cui scopo consiste nel coltivare la dimensione etica della professione in un percorso professionalizzante, che guarda anche al diritto vivente, al significativo effettivo che la regola giuridica ha.
L’immagine dell’avvocatura. “La professione forense, tanto dileggiata nei secoli, sembra oggi messa in crisi sia dalla concezione mercantile dei servizi legali sia dalla perdita di fiducia del cittadino nella amministrazione della giustizia. Tuttavia, come si cercherà di porre in luce nella tavola rotonda di domani, non è questo ciò che pensano gli assistiti dei propri difensori, non è questo ciò che l’opinione pubblica ritiene, anche se i mezzi di comunicazione tendono ad accreditare, in tutte le loro variegate dimensioni, un’ immagine negativa dell’ Avvocatura”, ha concluso Alpa.