sabato, novembre 08, 2008

Obama e gli avvocati italiani.


Già, direte voi, Obama non c’entra nulla con gli avvocati italiani: invece, come direbbe Di Pietro, “c’azzecca”.
Anzitutto perché anche Obama è un avvocato e poi, è stato ripetuto mille volte, perchè il nuovo Presidente americano è - ad oggi - il simbolo della “rivoluzione possibile”, del cambiamento democratico e fatto con il voto popolare.
Ebbene, nel nostro malconcio Paese, una delle categorie che ha più bisogno di democrazia e di riforme è proprio l’Avvocatura.
Per vocazione, per nobiltà d’ideali e per storia potrebbe addirittura assumere un ruolo guida per l’Italia.
Invece gli avvocati sono ripiegati su se stessi, incartaperoriti su stucchevoli “querelles” interne, imbarbariti dall’autoreferenzialità e paralizzati dai veti incrociati di cento e mille soggetti autonominatisi (….interessatamente!) rappresentanti degli altri Colleghi.
E’ inutile recitare il trito rosario sui mali della macchina giudiziaria, senza che poi ci sia un deciso colpo di reni, per avviare a soluzione i problemi che incancreniscono l’Avvocatura stessa.
Diciamola tutta: la democrazia, tra noi, è alquanto latitante.
Il Congresso Nazionale Forense - che inizierà tra qualche giorno a Bologna - potrebbe dare il via al cambiamento, dimostrare che l’autoriforma è possibile e che i sogni ogni tanto si avverano.
Obama lo ha insegnato a tutti noi!
Salerno, 08 novembre 2008.
consiglioaperto

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