domenica, marzo 22, 2009

IV Congresso d’aggiornamento professionale forense: modificare le norme di riforma del processo civile.


Riformulare il filtro in Cassazione eliminando il collegio dei tre giudici che giudicano della ammissibilità del ricorso; eliminare la competenza del giudice di pace in materia previdenziale; applicare le misure coercitive (ossia le sanzioni pecuniarie per ogni giorno di ritardo nell’adempimento della sentenza) anche alla materia del lavoro; eliminare il processo sommario.
Sono queste le principali modifiche da inserire nel ddl competitività all’esame della camera dei deputati per quanto le disposizioni che riguardano la riforma del codice di procedura civile secondo Giorgio Costantino, ordinario di procedura civile all'Università Roma Tre, che è intervenuto oggi nella sessione dedicata al cpc, coordinata dal consigliere nazionale del CNF Aldo Bulgarelli, nell’ambito del IV Congresso di aggiornamento professionale organizzato dal Consiglio nazionale forense, che si sta celebrando in questi giorni a Roma.
Gli avvocati sono molto preoccupati per questa riforma, introdotta in maniera non sistematica nell’ambito di un ampio provvedimento come è quello competitività.
Lo stesso Cnf, qualche giorno fa, ha approvato un documento nel quale ha espresso molte riserve e anche qualche proposta per migliorare un testo che desta tante perplessità.
In particolare, il Consiglio nazionale forense ha espresso contrarietà quanto alla logica ed al metodo perché si tratta dei consueti interventi settoriali, episodici e non organici, perché non è stato preceduto dal confronto col CNF e perché non si possono pensare riforme a costo zero; è improponibile l’idea che i tempi dei giudizi possano essere normalizzati restringendo quelli delle parti.
Infine, l’ipotesi del cd. filtro in cassazione trasforma la funzione del ricorso ed introduce un sostanziale principio di precedente vincolante sui generis perché suscettibile, a sua volta, di essere disatteso quando e se i giudici di legittimità decidessero insindacabilmente che è giunto il momento di modificarlo.
“Sarebbe opportuno che il governo ripresentasse il suo emendamento, ritirato in senato, in cui prevedeva l’abrogazione del collegio dei tre giudici competenti a valutare l’ammissibilità dei ricorsi”, ha spiegato Costantino.
Così come la previsione di un ulteriore rito sommario, che si aggiunge a quelli già previsti nelle leggi speciali (per esempio in materia di discriminazioni sessuali o razziali), appesantisce ancora di più l’attività dei legali, costretti a orientarsi tra circa 30 riti diversi.
“Al proposito si potrebbero almeno uniformare tutti i procedimenti sommari in un unico rito”, ha suggerito Costantino.

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