mercoledì, marzo 04, 2009

Riforma del processo civile, Oua: positive le modifiche al Senato - No al filtro in Cassazione.


Il presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana, Maurizio de Tilla, intervenendo sul progetto di legge di riforma del processo civile approvato dal Senato, ha manifestato oggi al presidente della Commissione Giustizia, Filippo Berselli, apprezzamento per il lavoro svolto e invitato a continuare su questa strada.
De Tilla, però, anche esposto alcune preoccupazioni e le proposte dell’Oua per il prosieguo dell’iter legislativo: «Il progetto di riforma del civile modificato al Senato raccoglie molti suggerimenti degli avvocati – ha dichiarato – esprimiamo il nostro plauso perchè viene eliminata la cosiddetta «doppia conforme», la norma che prevedeva l'inammissibilità dei ricorsi contro le sentenze d'appello che confermano quelle di primo grado. È positivo che sia stata confermata l’eliminazione della rilevanza del quesito. Sì alla delega per la semplificazione dei riti e per il processo amministrativo, sì all’abrogazione del rito societario. Fermo no, invece, al filtro in Cassazione. Alla Camera si deve ulteriormente intervenire».
Sulla questione del filtro in Cassazione, l’Oua ha annunciato che darà battaglia, è già previsto un convegno-manifestazione (leggi il programma) organizzato a Roma, per il 13 marzo, insieme al consiglio dell’Ordine di Roma: «È netta la nostra contrarietà alla formulata ipotesi di filtro per i ricorsi in Cassazione – ha spiegato de Tilla - s’intende riformare il processo civile, vanificando una norma costituzionale che prevede che contro le sentenze pronunciate dagli organi giurisdizionali è sempre ammesso ricorso in Cassazione per violazione di legge. La proposta di limitazione del ricorso per Cassazione trae fondamento dal numero enorme dei ricorsi che si sostiene sia alimentato anche dal numero spropositato di avvocati cassazionisti. Il rimedio proposto è, però, peggiore del male – ha continuato - per evitare il lamentato inconveniente si dovrebbe, da un canto, escludere (con norma costituzionale) dal giudizio per cassazione le vertenze di esiguo valore, e dall’altro ridurre il numero dei cassazionisti con criteri di effettività e formazione permanente. Invece che intervenire incisivamente sui due evidenziati aspetti, si vuole – nei fatti – eliminare la ammissibilità di gran parte dei giudizi per cassazione. Selezionare i ricorsi va bene, ma non certamente con norme contrarie alla Costituzione. L’inammissibilità preliminare (che è poi infondatezza) chi la decide? E con quali garanzie per la difesa? Con quale contraddittorio?»
Roma, 4 marzo 2009

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