venerdì, novembre 20, 2009

Alfano: la riforma non la detta l'Anm.


"Noi lavoriamo affinchè il sistema della giustizia possa prevedere ordinariamente che un procedimento penale si concluda in sei anni. Mi sembra un tempo congruo. Non si può rimanere impelagati nella giustizia a vita. È una norma di civiltà". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano al VI Congresso della Conferenza nazionale dell'Avvocatura e torna a parlare della discussa riforma del "processo breve".
Il Guardasigilli afferma con chiarezza che la riforma della giustizia sarà fatta e non verrà scritta "sotto dettatura dell'Anm", ma, sottolinea, non c'è alcuna intenzione di portare i pm sotto il controllo del governo. Alfano, rivolgendosi alla platea della Conferenza nazionale dell'avvocatura, spiega: "Vogliamo solo migliorare ciò che c'è scritto nella Costituzione. Non intendiamo variare l'equilibrio dei poteri assegnato dal Costituente". E' però necessario, sottolinea, dare all'avvocatura pari dignità rispetto ai pm, che "si danno del tu con i giudici, mentre gli avvocati danno del lei ai giudici".
Tra gli obiettivi della riforma fissati dal Guardasigilli c'è quello di prevedere un limite di sei anni, più le indagini, per i processi. Si tratta di un tempo "congruo", ma è anche necessario che la Finanziaria stanzi più risorse per il settore della giustizia "perchè non intendiamo farci dire che con una mano chiediamo ai giudici di completare i processi in sei anni e con l'altra sottraiamo le risorse necessarie". Alfano ribadisce l'intenzione di andare avanti col "processo breve": "Sei anni, più gli anni delle indagini, quindi in totale otto, nove, dieci anni, mi paiono un tempo congruo perchè un processo venga portato a compimento".
Spiega Alfano: "Noi non intendiamo mettere il pm sotto l'esecutivo. Il pm indipendente è garanzia di giustizia ed equità di fronte ai cittadini". Insiste il ministro: "Non intendiamo farlo innanzitutto perchè non lo riteniamo giusto; e poi perchè abbiamo il buon senso di non considerarci eterni: oggi abbiamo un esecutivo liberale, democratico e garantista... Vi immaginate come sarebbe se ci fossero i pm sotto il controllo di altri esecutivi non così liberali?". Alfano dice di ritenere "sacro il recinto di autonomia e indipendenza dei magistrati": "Come recita la Costituzione, i magistrati sono soggetti soltanto alla legge. Ma alla legge sì, e la legge la fa il Parlamento in nome dello stesso popolo sovrano in nome del quale i magistrati pronunciano le sentenze".
Il problema, spiega il ministro, è quello di dare pari dignità a pm e avvocati: "Io sono per chiamare i pm 'avvocati dell'accusa'". Continua Alfano: "I pm e i giudici frequentano lo stesso ufficio, lo stesso bar, hanno anche la possibilità di fidanzarsi se sono uomo e donna e il giorno dopo in tribunale si danno del tu; mentre i giudici agli avvocati danno del lei. Questa non è parità e noi vogliamo cambiare. Dico con grande franchezza ai magistrati e alle componenti associate della magistratura che non vogliamo mettere i pm sotto l'esecutivo. Ma la riforma della giustizia la faremo seguendo i nostri programmi, i nostri convincimenti e non sotto dettatura dell'Anm". La platea esplode in un'ovazione e il ministro aggiunge: "Anche perchè se la facessimo sotto dettatura dell'Anm temo che il foglio resterebbe bianco, perchè mi sa che non vogliono fare alcuna riforma".

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