mercoledì, aprile 21, 2010

Alfano: Ddl avvocatura, primo passo per riforma libere professioni.


Roma, 21 apr - “La riforma dell'ordinamento forense deve segnare, a nostro avviso, il primo passo di un più ampio progetto di riordino dell'intero comparto delle libere professioni, innanzitutto all'insegna degli interessi dei cittadini che verranno tutelati, puntando a garantire con più rigore la qualità del prodotto professionale”.
Lo ha dichiarato nell’aula del Senato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, illustrando la linea del governo sul disegno di legge di riforma dell'avvocatura italiana.
La riforma delle professioni per Alfano “costituirà il punto di equilibrio tra la tutela del consumatore cittadino, la tutela della dignità dei professionisti, la garanzia di un futuro dignitoso ai giovani meritevoli ed il rispetto degli impegni comunitari. Pensiamo di poter individuare un punto di equilibrio nell'ambito della riforma delle professioni tra questi quattro obiettivi. È importante - aggiunge il ministro - che tale ampio disegno di riforma prenda l'abbrivio dal provvedimento oggi in esame anche per il forte valore simbolico della professione dell'avvocato, tesa a garantire alla società in cui opera il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto e la sicurezza nell'applicazione della legge”.
Il Guardasigilli insiste sul fatto che “il disegno di legge di riforma dello statuto dell'avvocatura oggi in discussione appare idoneo ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi connessi al provvedimento”.
Spiegando la genesi del provvedimento, che “trae origine dalla necessità di intervenire per aggiornare il sistema di regole e di funzionamento dell'avvocatura italiana”, Alfano ha ricordato che alla fine di agosto del 2008, ha convocato presso il dicastero da lui guidato “i presidenti degli ordini del comparto giuridico-economico, nell'ambito di coloro i quali, tra gli ordini, sono sottoposti al controllo e alla vigilanza del ministero della Giustizia, e ho chiesto loro di impegnarsi a riflettere su quali potessero essere gli elementi di modernizzazione della professione forense che, senza contraddire i passi in avanti compiuti negli anni, potessero davvero segnare una svolta per la professione forense. Gli ordini forensi hanno approfondito tale tematica, hanno tenuto innumerevoli riunioni nel corso dei mesi e sono arrivati per la prima volta ad una soluzione testuale di ipotesi normativa, che è stata consegnata al Parlamento e che molti parlamentari e molti gruppi parlamentari hanno appoggiato. Rispetto a quel testo, il Governo ribadisce in questa sede la condivisione dell'impianto, la rivendicazione del metodo e l'origine prima del provvedimento che nasce da quell'incontro dell'agosto 2008, cui hanno fatto seguito - intendo ribadirlo - laboriosi ed intensi incontri tra i rappresentanti di tutti gli ordini territoriali dell'avvocatura italiana”.
Per il Guardasigilli “è evidente che l'attuale disciplina forense, risalente all'ormai lontano 1933, è unanimemente avvertita come non più adeguata, per un verso, a soddisfare l'imprescindibile esigenza di attuare il fondamentale principio costituzionale del diritto di difesa del cittadino e, per altro verso, a consentire uno svolgimento delle stesse attività professionali rispondente ai requisiti di dignità e decoro che devono presiedere alle delicate funzioni dell'avvocato”.
Secondo il ministro, “questo intervento legislativo, come gli altri che il governo intende varare a breve, pone rimedio ad un errore di fondo che accomuna tutti gli interventi del precedente Governo in materia. L'errore consiste nell'aver contrapposto gli interessi dei professionisti a quelli dei cittadini, immaginando questi interessi come antagonisti, immaginando cioè che l'interesse del cittadino-consumatore fosse contrapposto ed antagonista a quello del professionista, senza considerare per alcuni versi che il professionista, erogatore di prestazioni nel proprio campo, è fruitore di servizi in tutti gli altri e quindi è a sua volta cittadino e consumatore. Questo metodo ci ha consentito di ribadire che l'unico vero e grande tesoro che l'avvocato può accumulare nell'ambito della sua carriera non è economico, ma consiste fondamentalmente nella fiducia e nella stima del suo cliente, che sceglie di andare dal suo avvocato, riponendo nelle mani dello stesso i beni più preziosi come la libertà, l'onore e financo i sentimenti familiari”.
Il Guardasigilli ritiene che sia “indispensabile per tutelare davvero il cittadino-consumatore responsabilizzare al massimo gli ordini professionali, rendendoli i primi garanti della qualità dei servizi resi dai loro iscritti ed allontanando qualunque tentazione di corporativismo. L'avvocatura italiana - gliene do atto - ha saputo cogliere per prima il segno di questa ineluttabile evoluzione ed è stata capace di ritrovare la sua impunità su questo disegno di legge, che ha visto la condivisione, come dicevo poc'anzi, di tutte le più svariate sensibilità dell'avvocatura italiana”. Inoltre, prosegue il ministro, “fondamentale appare la riforma del sistema disciplinare, con la differenziazione dell'organo inquirente, responsabile dell'istruttoria disciplinare, da quello giudicante, e con l'introduzione dell'obbligatorietà dell'azione disciplinare oggi soggetta ad una discrezionalità che alimenta, seppur talvolta ingiustificatamente, sospetti di forte corporativismo”.
Tra l’altro, il governo ha “apprezzato la modifica introdotta nell'ambito dei lavori parlamentari in commissione Giustizia qui in Senato, che ha restituito al ministero della Giustizia, in via generale, il potere regolamentare in materia di ordinamento forense”.
A giudizio di Alfano “la necessità poi di garantire anche la trasparenza dei rapporti con i clienti impone un' importante semplificazione della disciplina delle tariffe professionali per renderle semplici, eque e comprensibili ai cittadini. Le tariffe professionali non possono più rappresentare un labirinto, devono diventare un rettilineo. Al riguardo è forte la richiesta da parte del mondo delle professioni della reintroduzione dell'obbligatorietà dei minimi tariffari. Al riguardo, le iniziative assunte dal precedente governo, sebbene adottate sotto la bandiera della tutela dei consumatori, non hanno apportato, a nostro avviso, alcun apprezzabile beneficio per i consumatori medesimi mentre hanno danneggiato fortemente i professionisti privandoli di una fondamentale tutela proprio nel momento in cui si abbatteva su di loro la crisi”.
Più in generale, “la riforma della professione forense dovrà, al riguardo, sancire un binomio inscindibile tra la qualità elevata della prestazione e l'adeguatezza del compenso”.
Alfano conclude rammentando che l’avvocatura non deve e non può più “essere la strada del laureato in giurisprudenza che non ha altre strade, lo sbocco del laureato in giurisprudenza che non vince altri concorsi. L'avvocatura è una vocazione”.

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