sabato, luglio 17, 2010

Cnf: “Il governo cambi metodo. La riforma del processo civile non serve solo alla tutela del credito, ma anche a quella dei diritti dei cittadini”.


Roma. 16/07/2010 - “Una grande delusione”. E’ tranchant il giudizio che il Consiglio nazionale forense, nelle parole del presidente Guido Alpa, esprime nei confronti delle iniziative del governo in materia di giustizia di cui si contesta la logica, tutto protesa “al mercato”.
Brucia ancora la recente iniziativa del Governo nell’ambito della Manovra finanziaria, vale a dire la presentazione dell’emendamento sull’ausiliario del giudice, poi ritirato anche per l’intervento deciso dello stesso Cnf. Brucia perché se questo è il metodo, temono gli avvocati, potrebbe essere riapplicato nuovamente.
Non solo. Se la norma sull’ausiliario del giudice è stata bloccata, nella Manovra finanziaria approvata ieri con la fiducia al Senato è stato introdotto l’aumento del contributo unificato, che riguarderà anche per la prima volta i ricorsi in Cassazione. “Rendere più difficile e costoso l’accesso alla giustizia è una misura anti-sociale”, ha detto Alpa durante la conferenza stampa tenutasi oggi presso la sede del Cnf, presenti anche il vicepresidente Carlo Vermiglio e i consiglieri Carlo Allorio e Aldo Morlino.
“Siamo consapevoli delle difficoltà in cui versa la giustizia, ed è nostro interesse collaborare attivamente per superarle. Ma non con questo metodo così estemporaneo”, sottolinea il presidente. Per Alpa, i problemi si stanno affrontando dalla coda anziché dalla testa. L’approccio corretto sarebbe quello di iniziare a investire risorse, a potenziare il processo telematico, a organizzare meglio strutture e personale. “Gli interventi sulle disposizioni processuali vengono solo dopo e devono essere ben ponderati”. Alpa ricorda che il Cnf ha tra i suoi compiti istituzionali quello di esprimere pareri sui disegni di legge che il governo vara in materia di giustizia, un compito che “il ministero ci impedisce di svolgere assumendo iniziative che noi apprendiamo dai giornali”.
Il ministro Angelino Alfano andrà giovedì in Confindustria a parlare di processo civile. “Ci aspettiamo che il ministro della giustizia parli di processo innanzitutto con avvocati e magistrati, che ne sono il cuore. Confindustria ha le sue ragioni di interesse, visto che ritiene che la tutela del credito sia fondamentale per lo sviluppo economico. Ma vogliamo ricordare al ministro che oltre alla tutela del credito vi sono i diritti delle persone, degli interessi familiari, dei consumatori. Un sistema di diritti che va oltre il mero sviluppo del mercato. I cittadini hanno diritto ad ottenere giustizia da giudici togati. La giustizia è una funzione essenziale dello Stato di diritto e non può essere appaltata all’esterno”.
Gli avvocati già collaborano per cercare di migliorare un sistema che ormai è in stato comatoso: “nei tribunali, gli avvocati sono costretti a portarsi dietro la carta per le fotocopie; a verbalizzare al posto dei cancellieri, che non ci sono; i Consigli dell’Ordine si offrono di battere a macchina le sentenze che altrimenti verrebbero depositate in minuta”. Questo è un sistema che invoca interventi organici.
Inoltre anche le ultime leggi, come quella sulla mediazione e sul processo amministrativo, mostrano delle gravi mancanze.
“ Gli obiettivi sono condivisibili, ma la mediazione così come è stata congegnata rischia di implodere: e sul processo amministrativo si poteva osare di più visto che il consiglio dei ministri ha approvato un testo di riforma che rende meno facile l’accesso alla giustizia dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione”. Tutto mentre l’avvocatura attende la riforma dell’ordinamento professionale, bloccata al Senato. “E’ vero che ci sono state alcune emergenze che hanno fatto passare in secondo piano la riforma. Ma ora ci aspettiamo che il parlamento approvi celermente la proposta di legge. La riforma professionale è centrale per il rilancio dell’efficienza della giustizia. La delibera approvata. Ieri il Cnf ha approvato una delibera dura per stigmatizzare le modalità sporadiche con cui il governo tratta i temi della giustizia. “Quella del’ausiliario del giudice è stata una iniziativa inaccettabile nel metodo e nella sostanza”, si legge. Quanto al metodo, il Cnf rileva di “non essere stato coinvolto nel processo di elaborazione dell’emendamento; con riguardo alla sostanza, la delibera boccia i contenuti di quell’emendamento, che il ministro Alfano ha dichiarato di voler trasferire in un disegno di legge, “perché esso esprime l’ennesimo intervento settoriale, sporadico e gravemente sospetto di incostituzionalità”.
“L’Avvocatura, che il Cnf rappresenta”, si legge nella delibera, “ è consapevole dei problemi della giustizia ed è la prima interessata a risolverli ma con progetti organici che richiedono, tra l’altro, l’allestimento di un affidabile e realmente efficiente sistema di conciliazione, la riduzione dell’arretrato, la promozione del processo telematico, la ripartizione ottimale del carico di lavoro nelle diverse sedi giudiziarie”. L’avvocatura ha già compiuto un passo importante, raccordandosi in tutte le sue componenti per varare una proposta di riforma di ordinamento professionale unitaria, ma il progetto di legge langue al senato.
“L’approvazione in tempi rapidissimi della proposta di modifica dell’ordinamento professionale forense-che rappresenta l’ennesima promessa inadempiuta- è elemento centrale ed indispensabile di questo quadro organico di riforma”, ribadisce il Cnf che sottolinea ancora come “il presidio delle garanzie di libertà, dei diritti fondamentali, della stessa legalità, è connaturale al ruolo che l’Avvocatura assolve in ogni Stato di diritto e il Cnf ritiene di confermare il proprio impegno nel perseguire questi obiettivi nonostante gli sforzi effettuati per la qualificare la professione forense e la delusione delle promesse inspiegabilmente disattese relative alla rapidità di approvazione della legge professionale e alla assunzione di rimedi contro la elefantiasi del numero degli iscritti agli albi”.

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