sabato, febbraio 05, 2011

Anno Giudiziario 2011: l’intervento del presidente del CNF.


Signor Presidente della Repubblica, signor Presidente del Senato, signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio , signor Presidente della Corte costituzionale, signor Ministro Guardasigilli, signor Primo Presidente, Signor Procuratore Generale, Eminenza Autorità civili e militari, porgo a loro e a tutti gli intervenuti il deferente saluto del Consiglio nazionale forense e mio personale.
Nell’incontro con il C.N.F. di data 11 gennaio c.a., il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto sottolineare il ruolo essenziale svolto dall’ Avvocatura nella difesa dei diritti e nella amministrazione della giustizia, ministero già gravoso di per sé, ed ora reso ancor più periglioso dalla crisi che ha investito l’ economia mondiale e quindi anche il sistema italiano.
Ciò significa anche che i diritti, messi in pericolo dalla crisi, non trovano più, per le difficoltà in cui versano i loro titolari, una loro pronta tutela.
Ma la situazione attuale lascia trasparire anche un altro aspetto della nostra professione, posto in luce dalle ricerche effettuate di recente dalla Banca d’Italia e dal Cresme: la nostra , come le altre attività intellettuali , partecipa alla produzione del 15% del PIL, ma non riceve l’attenzione che le istituzioni riservano alle imprese, sì che deve affrontare da sé le difficoltà, senza poter contare su incentivi, sgravi, e altre forme di sostegno.
A tutto ciò si accompagnano, per l’ Avvocatura, i deleteri effetti del ritardo con cui procede l’iter della riforma forense, approvata con molte difficoltà al Senato ed ora approdata alla Camera.
Il ritardo nell’approvazione della riforma implica molte conseguenze di non poco momento, che si riflettono , tra l’altro, sul debordante numero di giovani che si immettono nella professione senza avere apprezzabili garanzie del loro futuro, ma anche sulla qualificazione dell’ Avvocatura, che invece quelle norme vorrebbero assicurare.
La situazione dell’amministrazione della giustizia è oggetto di costante attenzione , ma anche di preoccupazione delle Istituzioni Forensi. Nella loro diuturna fatica gli avvocati si trovano in una situazione di disagio , condivisa con i magistrati e con gli stessi cittadini che a loro si affidano per avere accesso alla giustizia.
Abbiamo tra di noi discusso molte misure per uscire dalla situazione di emergenza , già evidente prima della crisi ed oggi divenuta particolarmente acuta.
Al di là delle necessarie risorse finanziarie (anche per la realizzazione del progetto di informatizzazione dell’attività giudiziaria) e del completamento della pianta organica, abbiamo valutato sia la posizione della giustizia onoraria, sia i progetti – per il momento solo annunciati – di smaltimento dell’arretrato , sia il sistema di mediazione che dovrebbe divenire operativo nei prossimi mesi.
A questo proposito, essendo gli Ordini forensi in prima linea nella sperimentazione di questa forma di risoluzione alternativa delle controversie, non possiamo non rilevare come, nell’ interesse dei cittadini e per l’adempimento ottimale di questa nuova funzione, l ‘ attuale normativa non preveda , tra l’altro, l’assistenza legale obbligatoria, pur consentendo al conciliatore di effettuare proposte che, ove accettate, incidono notevolmente i diritti oggetto di contesa, non preveda forme di sostegno per la conciliazione gratuita, non si preoccupi degli aggravi finanziari di cui saranno gravati gli Ordini (molti dei quali ancor oggi non hanno ricevuto in dotazione i locali che per legge dovrebbero essere loro assegnati per svolgere questa funzione), non esiga requisiti rigorosi per l’acquisizione del titolo di conciliatore .
Gli avvocati, nonostante il loro alto numero - ci avviamo ormai alla soglia dei 240.000,che rappresenta un quarto di tutti gli avvocati europei - ancor oggi , come per il passato, costituiscono uno dei pilastri della difesa e quindi dello Stato di diritto.
La storia che abbiamo alle spalle ci rende orgogliosi della nostra tradizione. D’altra parte gli avvocati nei moti rivoluzionari succedutisi dalla fine del Settecento a tutto il periodo del Risorgimento, nella spedizione garibaldina, nella costruzione del nuovo Stato, hanno svolto un ruolo essenziale.
L’ Avvocatura è stata la prima delle professioni a ricevere una disciplina nazionale, e ciò verrà ricordato con la proclamazione del 2011 come l’anno dell’Avvocatura che avverrà ad opera del CNF in occasione dell’inaugurazione del suo anno giudiziario, e con le manifestazioni a cui l’Avvocatura darà vita anche per celebrare i centocinquanta anni dell’ Unità.
L’ impegno dell’Avvocatura resta più che mai quello di garantire il rispetto dei valori costituzionali , d’assicurare il pieno soddisfacimento dei principi fondanti della nostra democrazia e di sollecitare le istituzioni perché siano migliorate le condizioni di vita morale , materiale e intellettuale dei cittadini anche attraverso la risoluzione dei problemi della giustizia; un impegno al quale ciascuno di noi, quali rappresentanti dell’ Avvocatura, non intende affatto sottrarsi.
Roma, 28 gennaio 2011.
Guido Alpa

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