giovedì, febbraio 10, 2011

Seicento giudici ausiliari per l'arretrato civile.


Il ministero della Giustizia scopre le carte sulle disposizioni per affrontare i 5 milioni e mezzo di cause arretrate e fa approvare nel consiglio dei ministri di ieri un disegno di legge, anche se la tentazione, non del tutto tramontata, è stata a lungo quello della presentazione di un decreto legge.
Per il ministro Angelino Alfano «la giustizia civile non può correre anche con tutta la buona volontà se c'è uno zaino di piombo di arretrati di circa 6 milioni di cause».
L'Italia, ha osservato Alfano, «oltre a un debito pubblico economico ha anche un debito giudiziario: 12 milioni di cittadini hanno posto istanza di giustizia e non hanno avuto risposta».
Con il disegno di legge «approvato all'unanimità vengono fissati alcuni punti: i vertici degli uffici giudiziari devono mettere a punto un piano con cui fissano criteri e numeri per lo smaltimento delle pendenze; le motivazioni delle cause non devono essere un saggio di dottrina ma brevi e se poi la parte è insoddisfatta potrà chiedere una motivazione estesa».
Alfano ha anche assicurato l'immediata trasmissione del testo al Csm per il parere.
Nel dettaglio il provvedimento prevede l'ingaggio di 600 giudici ausiliari, scelti tra magistrati in pensione e avvocati dello Stato, di età non superiore a 75 anni che verranno retribuiti circa 20mila euro all'anno per una spesa complessiva di circa 12 milioni all'anno.
Al ministero calcolano che ciascun ausiliare produrrà almeno 100 sentenze all'anno per 60mila totali con una netta contrazione dell'arretrato entro il 2015.
Ciascun presidente di tribunale dovrà presentare ogni anno un programma nel quale dovranno essere determinati gli obiettivi di riduzione del contenzioso civile raggiungibili nel corso dei 12 mesi; gli obiettivi di rendimento del l'ufficio; le priorità nella trattazione dei procedimenti pendenti.
I programmi saranno poi trasmessi al Csm e saranno tra gli elementi da considerare per la conferma dell'incarico direttivo al magistrato.
Via libera poi alla possibilità per i capi degli uffici giudiziari di siglare convenzioni, senza aggravi di spesa per lo Stato, con università, avvocati e scuole di specializzazione per consentire lo svolgimento del primo anno di praticantato, del corso di specializzazione o del dottorato di ricerca all'interno dei tribunali.
L'obiettivo è mettere a disposizione dei magistrati personale giovane e preparato per un'attività di assistenza che dovrebbe andare a costituire una parte importante di quell'ufficio del giudice che la magistratura chiede da tempo.
Per quanto riguarda le impugnazioni in corso, i giudizi cioè pendenti in appello o in Cassazione prima dell'estate 2009 (quando entrò in vigore la miniriforma del processo civile), il Ddl introduce l'obbligo di presentazione di un'istanza di trattazione del procedimento, una manifestazione, cioè, di volontà alla prosecuzione della controversie, in modo da ridurre il carico delle controversie ormai di fatto abbandonate dalle parti.
Spazio ancora per il debutto di un nuovo articolo del Codice di procedura civile, il 281 decies, dedicato alla «motivazione breve della decisione», con una sorta di "dispositivo vestito", fondato sull'elencazione sommaria dei fatti rilevanti e delle fonti di prova alla base della decisione.
Alle parti, se insoddisfatte, il compito di chiedere la motivazione estesa. Con una penalità: il vincolo al versamento immediato del contributo unificato dovuto per il successivo grado di giudizio.
Il presidente dell'Oua, Maurizio De Tilla, si dice «d'accordo sulla proposta di potenziare gli uffici del giudice, utilizzando giovani avvocati per aiutare il magistrato. Consenso anche sui piani di smaltimento annuali, mentre forti sono le perplessità sull'impiego degli ausiliari del giudice».

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