sabato, marzo 24, 2012

Riflessioni post congressuali.


Ho letto le esternazioni di disappunto di alcuni fra gli avvocati che hanno partecipato al congresso straordinario di Milano e non le condivido.
Alcune componenti speravano di sfruttare il disagio ed il malcontento diffusi per provocare forti lacerazioni, promuovere clamorose manifestazioni di dissenso che la parte meno accorta, più esasperata e più sensibile alle sollecitazioni demagogiche avrebbe potuto mettere in atto, ed avviare un celere processo di destabilizzazione dei vertici dell'avvocatura.
Speravano ciò si verificasse pur non ignorando che avremmo dato prova alle forze politiche di mancanza di coesione e dell'incapacità di fronteggiare uniti un attacco devastante indebolendoci ulteriormente; capisco la loro delusione perché, per fortuna, hanno prevalso il buonsenso, il rispetto reciproco e l'amore per la professione.
Dobbiamo rallegrarci che non abbia conseguito il risultato sperato.chi intendeva destabilizzare e delegittimare le nostre rappresentanze, istituzionali e non.
Quanti poi speravano che il Congresso potesse ottenere risultati concreti andando oltre le petizioni di principio e le esternazioni del dissenso, sono rimasti a loro volta delusi: è accaduto perché hanno coltivato illusioni che, mi spiace doverlo dire, solo inesperienza o eccesso di ottimismo potevano alimentare.
Gli avvocati non bruciano cassonetti, non fanno barricate per le strade, non prendono a pugni parlamentari e ministri, non colpiscono con calci le loro vetture, non organizzano squadre armate di spranghe e molotov e, quindi, non sono in grado di attuare nessuna protesta che possa richiamare l'attenzione dei mezzi di informazione, stimolare la curiosità dell'opinione pubblica e spingere chi governa all'ascolto di giuste richieste.
L'astensione dalle udienze ed i conseguenti ritardi nella celebrazione dei processi lasciano tutti indifferenti in un paese in cui i ritardi sono endemici e la giustizia si muove con la lentezza di una lumaca.
Potrebbero essere atti significativi la cancellazione contemporanea di tutti gli avvocati dagli elenchi dei difensori di ufficio, dalle liste per il patrocinio a spese dello Stato e le dimissioni dai ranghi della magistratura onoraria; sarebbe facile attuare queste forme di protesta da parte di chi ha altre fonti di reddito professionale ma non verranno mai condivise da quanti traggono modeste risorse di sopravvivenza proprio da quelle attività.
Quindi un congresso del tutto inutile?
Era opportuno che gli avvocati testimoniassero, con la presenza dei delegati di tutti gli Ordini d'Italia, il rifiuto dei metodi e delle scelte del Governo e ribadissero con la forza della democrazia e del voto che le richieste dei loro rappresentanti erano quelle dell'intero ceto forense.
Poco o nulla è stato sino ad ora ottenuto ma ritengo sia ingeneroso attribuire al CNF ed all'OUA, ad Alpa e a De Tilla, il mancato conseguimento di risultati soprattutto se a farlo sono rappresentanti di associazioni anche essi più volte sentite dalla controparte politica.
Nel dopo congresso se qualche risultato vogliamo ottenere dobbiamo stringerci intorno a chi ci rappresenta e fare in modo che giunta alla politica il messaggio che siamo solidali con i nostri rappresentanti e non siamo disposti ad essere cancellati dal tessuto sociale.
Concludo precisando che molte mozioni di analogo contenuto sono state accorpate e, quindi, non è vero che solo una minima parte di quelle presentate sia stata ritenuta ammissibile: diffondere queste inesatte informazioni non fa bene all'avvocatura.

AVVOCATO ELIO DI RELLA

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