lunedì, ottobre 08, 2012

Riforma forense, Mascherin (Cnf): niente scuse, la Camera approvi la legge.

In questa intervista il consigliere segretario del CNF, Andrea Mascherin, è fiducioso sugli esiti del passaggio parlamentare della riforma forense alla Camera la prossima settimana e da atto dell’intenso lavoro che è stato condotto in questi ultimi giorni dai gruppi parlamentari e dal governo, in sede di comitato dei nove, nell’analisi degli emendamenti e nella ricerca di soluzioni condivise sui temi più caldi.
“Se l’autonomia e l’indipendenza dell’avvocato sono la premessa che tutti dichiarano condivisa, sarà più semplice in aula individuare soluzioni comuni sui temi della riserva, delle incompatibilità e sull’esercizio continuativo della professione, sulle società, sulle specializzazioni e sui parametri e approvare così una riforma che a questo punto è una questione di civiltà”.
Domanda. I nodi della riforma sono noti, a partire da quella riserva della consulenza legale che altre professioni contestano e che il Governo pare non digerire.
 Risposta. Per l’avvocatura è importante, nell’interesse esclusivo del cittadino, che la consulenza e l’assistenza legale stragiudiziale svolta in maniera organizzata sia riconducibile all’avvocato e non ad altre strutture che non offrono le stesse garanzie di autonomia e indipendenza e, aggiungerei, di preparazione. Per lo stesso motivo siamo fermi nel chiedere che nelle società tra avvocati non trovi spazio il socio di puro capitale. Questa è la regola in Europa, come abbiamo sempre segnalato. Se la questione è quella di favorire forme di organizzazione del lavoro più adeguate a sostenere la concorrenza è sufficiente ammettere le società di capitali con soli avvocati. Confidiamo che parlamento e governo abbiano compreso la questione e faranno scelte conseguenti nella direzione da noi indicata.
Domanda. I giovani legali temono che i criteri legati al reddito per la prova dell’ esercizio effettivo e continuativo per la permanenza nell’albo possano essere penalizzanti. Qual è la posizione del Cnf?
Risposta. Per noi l’istituto della continuità è fondamentale a garanzia della professionalità dell’avvocato, che deve sempre essere attuale. Detto questo, per quel che ci riguarda, qualsiasi riferimento al reddito può essere eliminato dal testo. D’altra parte, rimaniamo convinti che il principio della professione forense come attività svolta in maniera esclusiva sia un valore per gli stessi giovani che vorranno abbracciare questa professione. Una concorrenza sana è quella che si realizza sul piano della qualità e non certo al ribasso. Ecco perché siamo così sensibili anche al tema delle incompatibilità.
Domanda. Il ritorno alle tariffe non sarebbe anacronistico?
Risposta. Su questo tema si è alzato un gran polverone. Le tariffe non sono vincolanti sin dal 2006 e l’avvocatura ha già scontato l’effetto che, peraltro, di certo non ha favorito i cittadini. Ora non ne facciamo una questione terminologica, si chiamino anche parametri; benissimo la semplificazione e la trasparenza-lo stesso Cnf ha avanzato una sua proposta in questa direzione. Occorre sottolineare come accordi e preventivi siano spesso di impossibile determinazione. Pensiamo all’ipotesi di un cliente che si presenta all’avvocato con un avviso di garanzia, i cui esiti sono all’evidenza imprevedibili. Resta fermo in ogni caso che all’avvocato debbano essere garantiti compensi rispettosi della alta funzione svolta.
Domanda. La questione specializzazione pare che sia stata al centro di una intensa discussione. Eppure tutti sono d’accordo sul principio. Come mai allora?
Risposta. Posso dire questo: nella Unione europea il circuito delle specializzazioni è ricondotto sostanzialmente nell’alveo dell’avvocatura sia per quanto riguarda le modalità di formazione che per il conferimento del titolo. Ed è ragionevole, visto che si tratta di un percorso estremamente professionalizzante. E’ quello che chiede anche l’avvocatura italiana. Le specializzazioni sono destinate ad essere una grande opportunità soprattutto per i giovani avvocati.
Domanda. Questa legge metterà “in sicurezza” l’avvocatura?
Risposta. Per l’avvocatura questa riforma è solo l’inizio di un intenso percorso di rinnovamento. Ma sopratutto darebbe atto del senso di responsabilità del parlamento e del governo e della loro capacità di comprendere la imprescindibilità del ruolo dell’avvocato in un sistema democratico.

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