venerdì, gennaio 25, 2013

Il nuovo redditometro è figlio di un fisco senza etica.

Il 24 dicembre scorso il Ministro delle finanze del già dimissionario governo Monti ha emanato il decreto attuativo del redditometro, una specifica tipologia di accertamento sintetico, basato cioè sulla capacità di spesa e di contribuzione della persona fisica ed al cui risultato si perviene con metodo induttivo.
Pochi giorni fa lo stesso Monti , che aspira a diventare un po’ più pop, ne ha preso le distanze, con sorpresa di chi scrive, come se la responsabilità politica e tecnica fosse, per assurdo, di qualche burocrate o forse del precedente governo.
Non si nega che lo strumento di accertamento sia stato introdotto su iniziativa di Tremonti nel 2010 e prevedesse già allora l’inversione sulle spalle del contribuente di provare il minore reddito conseguito a fronte di quello ricostruito con l’accertamento.
Non si nega la sonora bocciatura su questo punto, prima che dalla Corte di Cassazione, dalla logica più banale: se lo strumento è essenzialmente induttivo e si avvale di coefficienti moltiplicatori applicati a beni indice, è ovvio che il reddito determinato statisticamente sia tutto da dimostrare a cura dell’amministrazione finanziaria.
Ma con tale previsione normativa succede che una visione molto empirica, non suffragata in maniera apodittica, debba essere sconfessata, al contrario, con tutte le dimostrazioni del caso dal contribuente. Fatto che evidentemente non lo pone neppure sullo stesso piano del fisco.
E’ pur vero tutto ciò. Ma la chicca confezionata alla vigilia di Natale non solo ha attuato questa stortura, ha potenziato nella maniera più indecorosa ed illiberale l’utilizzo del redditometro, tradendo di gran lunga le finalità di quello progettato durante il precedente governo Berlusconi, che si sarebbe limitato a considerare tra i beni indice di capacità contributiva i mezzi di trasporto, le residenze, le assicurazioni, i cavalli da corsa, il servizio di collaboratori familiari nella disponibilità del contribuente, in linea di massima quelli già previsti nel D.M. 19 novembre 1992 con l’aggiunta di alcuni beni di lusso.
Tanto per capirci, avrebbe operato da grossolano setaccio sui contribuenti per selezionare situazioni paradossali, come i reddito zero in possesso dell’ultimo modello di suv tedesco. Le voci di spesa del nuovo redditometro: quelle sì che lasciano letteralmente basiti!
Laddove non siano documentabili con quanto è già in possesso dell’amministrazione finanziaria, si tiene conto della spesa media Istat per nucleo familiare; una presunzione, quella statistica, destinata ad essere usata in molti casi, se si considera che fanno testo anche i libri non scolastici (e non è una battuta) o le borse e le valige o la bigiotteria!
Una presunzione che fa prevalere il metodo di accertamento induttivo su quello analitico, in ausilio del quale è nato il primo quando l’amministrazione finanziaria non era ancora informatizzata.
Tralasciando l’aspetto terroristico della complicazione statistica, mettendo da parte la intricata legislazione tributaria, situazioni non superabili neppure dalla media diligenza e perizia del contribuente modello e che, anzi, favoriscono il clima di odiosità nei confronti del fisco, il problema è anche etico.
La famiglia viene radiografata ed inibita nei consumi, viene scoraggiato quel “darsi una mano a vicenda” che ha fatto sempre parte della storia delle famiglie e delle imprese italiane, gran parte delle quali fondano il proprio benessere e la propria sopravvivenza su un’architettura familiare.
Le persone vengono considerate sempre meno persone e sempre più “particelle catastali”, la comunità viene sempre più divisa in favore di uno Stato giacobino che tutto controlla ed in tutto interviene come un automa.
E questo sta succedendo in un Paese come l’Italia, che come unica regola ha l’eccezione, ed accade, come nella migliore tradizione giacobina, in un crescendo di terrore.
Sarà l’ennesima conferma di come sull’agenda Monti non ci sia spazio per coniugare rigore e crescita?
Marika Franchini 
www.L’Occidentale.it

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