martedì, ottobre 29, 2013

Qualche regola di galateo forense.

Queste considerazioni sono dedicate ai giovani che vogliono conoscere quell'insieme di regole alle quali si attenevano gli avvocati, regole, tipiche del ceto forense, che si apprendono seguendo l'esempio di chi le applica, e che non sempre sono conoscibili a causa della penuria di Maestri.
E' connaturata a tutti gli esseri umani (fanno eccezione coloro nei quali l'individualismo è così esasperato da sconfinare nell'anarchia e nell'asocialità) la spinta ad identificarsi nel gruppo di appartenenza adottandone regole di comportamento e stili di vita.
L'osservanza ed il rispetto delle forme tipiche di una classe, di una categoria, di una etnia, di un qualsivoglia raggruppamento umano sono segni distintivi e rafforzano, nel bene e nel male, lo spirito identitario e il senso di appartenenza.
Se è normale che gli iscritti in larga parte si adeguino ai modelli comportamentali della generalità l'inosservanza dei quali caratterizza i bifolchi, gli Avvocati, quelli a cui compete la A maiuscola, i signori della professione, si distinguono per alcune "finezze" che presuppongono che la fase dell'apprendimento sia stata svolta in scuole di antico lignaggio.
Le regole dell'avvocatura genovese, in larga parte comuni al resto d'Italia spaziano dalla corrispondenza all'uso del telefono, dagli incontri tra avvocati al comportamento in udienza.
E' cortese manoscrivere una comunicazione (fax e posta normale) che non sia relativa a rapporti professionali ma tratti questioni personali.
I dattiloscritti vanno intestati “illustrissimo” o “pregiatissimo” (scrivere “colendissimo” è troppo affettato) oppure “gentile” se è destinataria un'avvocata; il nome e il cognome del mittente in calce, dove viene apposta la firma, non vanno preceduti da "avv." e non é elegante cancellare avv. dopo averlo fatto scrivere.
La prima volta che si ha occasione di scrivere ad un avvocato non conosciuto è cortese far precedere i saluti dalla frase “lieto dell'incontro professionale”.
Se con il Collega si hanno buoni rapporti è opportuno scrivere di pugno una parola di saluto e prima del testo, sempre di pugno, “caro Tizio”.
A Genova l'invio di raccomandata ad un Collega è stato sempre ritenuto offensivo perché presuppone sfiducia nel destinatario; ove sia assolutamente necessaria (quando?) la raccomandata è sempre consigliabile scusarsi in qualche credibile modo.
Sull'uso del telefono il mio Maestro, sin dai primi giorni, mi invitò a non chiamare gli avvocati tramite la segretaria in quanto, se lo avessi fatto, avrei commesso una mancanza di riguardo e di rispetto.
Se avessi fatto pratica presso qualche buzzurro che, ritenendosi troppo importante ed impegnato non perde tempo a telefonare personalmente, avrei forse ritenuto normale comportarmi allo stesso modo. Invece – avendo avuto l'esempio e l'insegnamento di tre eminenti Maestri Luca ed Enrico Ciurlo e Alfredo Biondi – ho sempre chiamato personalmente non solo i Colleghi (nel senso etimologico del termine: lego cum) ma anche i semplici iscritti all'albo, ai quali spetta – anche se con loro non "lego" - il titolo di avvocato perché hanno superato l'esame ed è stata deliberata la loro iscrizione.
E se eccezionalmente, trovando sempre occupato, prego la mia segretaria di comporre il numero le do disposizioni di passarmi la comunicazione appena la linea è libera o, al più tardi, quando la segretaria risponde pronto.
Dovrebbe essere facile per chiunque rendersi conto che chi ha programmato di chiamare il Collega, che potrebbe essere impegnato, deve stare in attesa che venga passata la linea.
Sino agli anni ottanta un solo iscritto all'albo, mio coetaneo (E.D.), mi faceva chiamare dalla segretaria; il suo Dominus molto autorevole e di me di gran lunga più anziano mi chiamava personalmente.
Altre regole sono connesse all'uso del telefono.
Bisogna sempre riscontrare una telefonata richiamando appena possibile; se telefona un Collega e l'Avvocato non può essere distratto la segretaria deve essere istruita a dire che è fuori studio e se le è mancata la prontezza di accampare la scusa, deve dire che l'avvocato non risponde al telefono interno perché in riunione o sull'altra linea.
Sarà ipocrita ma è buona creanza come dare il buongiorno nelle scale incontrando un vicino al quale si farebbe volentieri una pernacchia.
Quando sono necessari incontri per trattare pratiche l'avvocato più giovane si reca dal più anziano; se non vi è stacco generazionale l'avvocato del debitore va da quello del creditore.
Anche se la pretesa di parità ha creato guasti irreparabili tenere conto del sesso prima che dell'età è atto da gentiluomo.
E' segno distintivo di appartenenza a vecchia scuola non lasciare il Collega al di là della propria scrivania ed è opportuno sedersi dalla sua parte per conferire in modo meno formale; se è più autorevole o più anziano è atto di doverosa deferenza.
In udienza penale chi ha motivi di fretta deve chiedere il consenso ai Colleghi presenti prima di formulare la propria istanza al giudice; non è solo problema di buona creanza ma è anche opportuno per evitare che, messo di fronte a più richieste confliggenti, il giudice, decida di attenersi al ruolo d'udienza: gli avvocati possono, invece, alla luce dei diversi impegni concordare le priorità.
Bisogna ricordare che l'udienza è pubblica e che non è né dignitoso né opportuno né qualificante trasformare l'aula in un mercato, accalcandosi intorno alla cattedra del giudice.
L'avvocato deve stare al suo posto, accostarsi solo per produrre documenti o per mostrarli al giudice sempre chiedendo l'autorizzazione ad avvicinarsi.
Sarebbe superfluo dire, se non vi fossero ormai molti scostumati, che il posto a sedere deve essere lasciato alle donne ed agli anziani, e, soprattutto, che non si possono occupare tre posti con la cartella e il soprabito.
L'uso della toga nelle udienze pubbliche in Tribunale è imposto dalla legge, che qualifica illecito disciplinare il non indossarla. E' deprecabile che i giudici non ne impongano sempre l'uso, anche in occasione delle cosiddette udienze filtro.
Gli avvocati dovrebbero volerla indossare come simbolo e bandiera ricordando che forma e sostanza sono un connubio quasi indissolubile e che, così come appare meno marziale il soldato che non indossa la divisa, appare meno autorevole l'avvocato senza toga che si confonde con imputati e testi. Quando si deve chiedere un rinvio o uno slittamento di orario è necessario avvertire i Colleghi.
Ovviamente ho fatto riferimento solo alle regole di galateo essendo evidente che devono sempre essere rispettate le leggi e le norme deontologiche.

Avv. Aurelio Di Rella Tomasi di Lampedusa

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