giovedì, dicembre 19, 2013

Processo civile, CNF: “Il più radicale dissenso sul disegno di legge delega”.

Il presidente Guido Alpa ha inviato oggi una lettera al Ministro della Giustizia per segnalare la posizione di assoluta contrarietà dell’Avvocatura al metodo e ai contenuti del disegno di legge delega riguardante il processo civile, approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 17 dicembre.
Con la stessa, Alpa ha inoltrato al Guardasigilli il Comunicato stampa diramato ieri, il cui testo è di seguito riportato.
Roma 18/12/2013. Il Consiglio Nazionale Forense in relazione allo schema di disegno di legge che delega il Governo all'emanazione di disposizioni riguardanti il processo civile approvato nel corso del Consiglio dei Ministri di ieri, esprime il proprio radicale dissenso sul provvedimento in generale e la ferma riprovazione per taluni dei suoi contenuti.
Il disegno di legge, il cui studio il CNF si riserva di approfondire, si pone in contrasto con l'iniziativa assunta dal Ministro della Giustizia, non più tardi del giugno di quest'anno, con la costituzione di una Commissione mista di avvocati, magistrati e professori universitari presieduta dal professor avvocato Romano Vaccarella, per formulare proposte di interventi su processo civile e mediazione nell'ambito di un progetto organico volto ad eliminare le criticità prodotte dagli interventi estemporanei succedutisi negli anni; nonostante la commissione stesse per sottoporre il suo progetto, il Ministro ha contraddetto se stesso facendosi promotore di modifiche nuovamente estemporanee, scollegate da una visione di insieme, causa di ulteriori criticità.
Lo schema di ddl delega, deliberatamente elaborato ancora una volta senza tener conto dell'avvocatura in contrasto con l'articolo 35, comma 1, lett. q) della legge n. 247/2012 (legge di riforma dell’ordinamento forense), esprime un pregiudizio infondato e sgradevole nei confronti della categoria degli avvocati visti come causa prima delle lungaggini del processo, aggiungendo alle norme che hanno sin qui punito la professione con previsioni di decadenze, inammissibilità, riduzione di compensi, quella sulla solidarietà del difensore con l'assistito per i casi di condanna ex articolo 96 del codice di procedura civile (lite temeraria) così ignorando, tra l'altro, un principio elementare di diritto e di etica che vuole distinto il ruolo del difensore da quello dell'assistito.
Desta sconcerto la previsione per cui il giudice motiva la sentenza solo se chi lo richiede paga prima un nuovo balzello pari alla metà del contributo unificato previsto per l'appello.
Pur in presenza di altre norme che, prese isolatamente, possono contribuire a snellire il processo e l'attuazione della sentenza, è riprovevole il metodo seguito ed il pregiudizio alimentato nei confronti della categoria la quale si è sempre - ma inutilmente - dichiarata disponibile all'interlocuzione col Ministero offrendo la sua collaborazione all'elaborazione di progetti organici di riforma rifiutando la casualità e l'estemporaneità che invece caratterizzano l'azione governativa in materia.

Nessun commento: