giovedì, gennaio 16, 2014

IL GOVERNO SBAGLIA MA L' AVVOCATO NON PUO' NON FARE AUTOCRITICA.

Nell’antico maniero di Castelcapuano si aprirà oggi alle 17,00 la Conferenza Nazionale dell’ Avvocatura.
Mi auguro ovviamente che i lavori della conferenza procedano positivamente e che in essa trovi spazio e voce la legittima protesta dei coraggiosi avvocati napoletani contro i recenti provvedimenti del governo in materia di giustizia. Ne ricordo velocemente solo due che sono davvero emblematici: con il primo si vuole introdurre nella legislazione italiana, la corresponsabilità economica dell’ avvocato con il suo cliente laddove la causa venisse ritenuta dal giudice “temeraria”.
In sostanza, se la causa venisse persa o il ricorso rigettato e il giudice qualificasse l’azione intrapresa come “temeraria”, l’avvocato e il suo cliente verrebbero condannati ad un “risarcimento del danno” e ognuno di loro dovrebbe versare quantomeno una somma pari al 50% di quella stabilita nel provvedimento.
A ben guardare, appare evidente come il provvedimento limiti, di fatto, la possibilità dell’avvocato di svolgere la sua storica funzione di paladino dei diritti delle persone, sottoponendolo alla “minaccia” di una sanzione economica. Verrebbe cancellata così alla radice anche la funzione tipica del difensore che sta nello sposare e sostenere le richieste del suo cliente.
Eliminata tale funzione, molti diritti rimarrebbero solo ipotesi o sogni irraggiungibili. La seconda previsione governativa, invece, si sostanzia nella possibilità del giudice di emettere una sentenza senza motivazione, chi volesse conoscerla sarebbe costretto a versare allo Stato un ulteriore somma di denaro. In sostanza, il giudice può ammettere o non ammettere un ricorso o decidere una causa senza avere l’obbligo della motivazione, mentre al cittadino è imposto il pagamento di una somma per conoscere le ragioni che hanno portato alla decisione.
Ne consegue, che solo chi avrà più soldi potrà sapere le ragioni dell’ accoglimento o del rigetto delle proprie richieste, realizzando così il non encomiabile risultato di “fondare” ufficialmente nel nostro paese un canale processuale riservato solo ai ricchi. La Conferenza quindi, deve essere un megafono della protesta, ma avrà un vero significato politico se riuscirà, allo stesso tempo, a garantire qualcosa in più.
Dovrebbe, cioè, comparire quella parola che in alcuni momenti segna il discrimine tra il vecchio da rottamare e il nuovo da far apparire e allevare con cura e cioè, la parola “autocritica”. Sarebbe, infatti, auspicabile, che nella conferenza trovassero spazio alcune questioni trascurate.
Mi domando ad esempio, qual’ è la proposta dell’ avvocatura italiana per contrastare il “furto di futuro” di cui sono vittime le nuove generazioni di avvocati? Mi interrogo ulteriormente su come possa l’ avvocatura cogliere le sfide e le opportunità del mercato globale dei servizi legali.
Mi chiedo infine, qual’ è il contributo degli avvocati sulle questioni che riguardano l’efficacia e l’efficienza del sistema giudiziario, al fine di renderlo finalmente un’infrastruttura decisiva per lo sviluppo economico del nostro Paese.
Dalle risposte che verranno dalla Conferenza deriverà la capacità dell’avvocatura di “governare il cambiamento”. Tra crisi della giustizia e crisi economica è arrivato il tempo delle soluzioni.

Avv. Vincenzo Improta
Presidente Sindacato Forense di Napoli

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