giovedì, maggio 29, 2014

Orlando: entro giugno istituiremo tribunali specializzati per imprese e diritto di famiglia, potenzieremo l’organico anche con concorsi.

Ministro Orlando, entriamo subito nel merito di una delle questioni più rilevanti e complesse del nostro Paese: la riforma della giustizia. Una riforma più volte annunciata, una giustizia più volte ritoccata, ma seguendo ogni volta percorsi parziali, parcellizzati. 
Quando in Italia si parla di riforma della giustizia si pensa spesso al tema della riforma del sistema penale. Anche perché l’impatto mediatico è più forte.
In passato è stato così, e le ragioni sono a tutti note. Oggi, invece, dobbiamo concentrarci di più sull’analisi dei grandi assi strutturali della giustizia italiana sui quali innestare un rigoroso progetto di riforma.
Lei è stato per qualche tempo responsabile Giustizia del Partito democratico e oggi è ministro della Giustizia. Si tratta di questioni che conosce bene, supponiamo per averle studiate e affrontate in miriadi di incontri con tanti operatori della giustizia. 
I limiti della giustizia civile hanno un impatto devastante sul sistema economico e sulla società nel nostro Paese. Si calcola che la perdita economica per la lentezza della giustizia civile è pari a circa l’uno per cento del Prodotto interno lordo.
La media per la soluzione dei contenziosi civili è di circa 10 anni. Una cifra e un tempo indegni per una nazione civile. E soprattutto, questi limiti consentono a soggetti criminali di insinuarsi nei varchi lasciati aperti dalle lentezze strutturali dei nostri tribunali civili, e di assumere un ruolo di primo piano nelle transazioni economiche tra privati.
Sul piano dei comportamenti sociali, infine, se una coppia intende consensualmente separarsi e accedere al divorzio, perché non consentirle di farlo velocemente e senza costi, se di mezzo non ci sono figli minorenni?
Come vede, la riforma della giustizia civile in Italia assume anche un valore di civiltà, e impedisce l’infiltrazione di meccanismi criminali.
Scendiamo più nei particolari della riforma del sistema civile. Quali gli assi portanti? 
Le dico subito che a me piacerebbe essere ricordato come quel ministro della Giustizia che ha dato soluzione alle lacune e ai vuoti di organico nell’amministrazione giudiziaria concreta e quotidiana. L’amministrazione giudiziaria ha bisogno al più presto di circa ottomila persone da introdurre nelle figure professionali tipiche della giustizia, come cancellieri, assistenti giudiziari e operatori giudiziari. Stiamo pensando di mettere alcuni posti a concorso.
Per gli altri pensiamo di utilizzare il meccanismo della mobilità, introducendo personale proveniente da altri ministeri. Naturalmente proseguiremo sulla via già tracciata del perfezionamento del processo civile informatizzato.
L’irrobustimento burocratico dell’amministrazione sarà una delle chiavi per la riforma del sistema giudiziario civile. Cinque milioni di cause civili ancora pendenti pongono davvero una grande domanda di giustizia e, appunto, richiedono soluzioni strutturali.
Non solo burocrazia nella sua riforma. Giusto? 
Nel nostro Paese è giunto il momento di ripensare all’offerta di giustizia in modo più aperto. Penso, ad esempio, a un tema già risolto a livello europeo, l’ istituzione di un tribunale per le imprese, che risolva in tempi rapidi il contenzioso civile tra aziende, soprattutto in tema di crediti e di risarcimenti. E penso anche ad un tribunale delle famiglie, che sul modello dei tribunali minorili, sappia risolvere, anche con l’aiuto di esperti, i complessi nodi che stringono migliaia di coppie, regolari e di fatto. Insomma, abbiamo bisogno di due tribunali che siano in grado di accelerare i processi civili di natura economica e quelli sociali, di natura famigliare.
Si tratta dei processi che maggiormente intasano i tribunali. Dunque, rivoluzionare significa specializzare i giudici, con l’istituzione di due tribunali ad hoc; rafforzare, e di tanto, l’organico dell’amministrazione giudiziaria; e infine, me lo lasci dire, impegnarsi per rendere sempre più umane le condizioni dei carcerati.
Su quest’ultimo fronte, un percorso è stato avviato da chi mi ha preceduto. Ma molto ancora resta da fare, sia in termini di accesso alle pene alternative, sia in termini di edilizia carceraria. È un impegno che assume la stessa priorità della strutturale riforma del sistema giudiziario civile.

di Pino Salerno

fonte ilVelino/AGV NEWS Roma

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