mercoledì, febbraio 01, 2017

Deontologia forense: il procedimento disciplinare può essere innescato anche da uno scritto apocrifo.

“E' pacifico che il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati abbia il potere-dovere di promuovere d’ufficio l'azione disciplinare allorquando venga a conoscenza di fatti lesivi dell'onore dei professionisti iscritti e del decoro della classe forense.
L'esercizio di tale potere non è condizionato dalla tipologia della fonte della notizia dell'illecito disciplinarmente rilevante (conf. ex plurimis Sez. Unite sent. n. 406 del 1999). Ne deriva, quindi, l’irrilevanza della apocrificità o meno dell’esposto attribuito alla xxx.
Esso, infatti, ha costituito l’innesco occasionale per accertamenti officiosi, dai quali è scaturito l'esercizio dell'azione disciplinare, giammai una fonte di prova. Del resto, persino in sede penale gli elementi contenuti in denunce - addirittura anonime - possono stimolare l'attività d’iniziativa del P.M. e della P.G. al fine di assumere dati conoscitivi, diretti a verificare se dallo scritto possano ricavarsi estremi utili per l'individuazione d’ una notizia criminis (Cass. pen., sez. VI. Sent. n. 34450 del 2016. Morfeo)”.
Corte Cassazione – Sez. Unite Civili sent- n. 25633 del 14.12.2016.

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